Il vintage fino a qualche anno fa era chiamato semplicemente usato e non era poi nemmeno sicuramente così popolare come adesso.
In quanto è una tendenza che sta crescendo di giorno in giorno quella, ad esempio, di rovistare nei vecchi bauli di famiglia alla ricerca di qualcosa di bello o curioso ma certamente particolare così come l’andare per mercatini neanche fosse una caccia al tesoro in cui il premio in palio è quello di trovare un capo interessante.
La passione del vintage nasce negli anni Settanta quando si chiamava, per l’appunto, solo usato e l’indossare abiti di seconda mano voleva dire mettersi in contrapposizione con la generazione precedente (vale a dire per lo più quella dei genitori) mentre oggi è diventato qualcosa di fashion, ossia alla moda.
Il vintage piace e piacerà sempre perché vuol dire unire il passato, il presente e il futuro in modo da rendere moderno il passato e passato il moderno. La parola vintage nasce dal francese “vendange” che deriva dal latino vindemia e stava ad indicare i vini d’annata. mentre ora sta a indicare un oggetto che con il passare del tempo acquista valore.
Un capo di abbigliamento o un paio di scarpe diventano vintage dopo vent’anni dalla loro messa in produzione e a patto che abbiano però anche un qualcosa (tessuto, stampa, marca) che li possa contraddistinguere come tipici di un’epoca.
Secondo uno studio della Doxa nel 2021 il mercato del vintage ha generato un giro d’affari di 24 miliardi di euro, ossia l’1,4 del Pil (Prodotto Interno Lordo) e sono quasi 23 milioni gli italiani che si sono affidati alla seconda mano.
E secondo una ricerca della piattaforma francese “Vestiaire Collective” gli italiani sono quelli che a livello mondiale vendono in un anno una media annua di 7,5 pezzi cadauno con un guadagno che sfiora i 2 mila euro annuali.
Ci sono tanti motivi per amare il vintage, ma soprattutto per questioni economiche dato che i prodotti di seconda mano sono più accessibili e il rapporto qualità/prezzo è buono.
Per esempio se si fa qualche ricerca si può arrivare a comperare un prodotto griffato a un prezzo davvero imbattibile che è ancora usufruibilissimo in quanto la scelta dei materiali era stata alta fin dal principio.
Un altro motivo per cui il vintage è così di moda è perché ci si preoccupa delle sorti del pianeta e con il riuso si può tentare di limitare parte dell’inquinamento. Si tenga presente, infatti, che l’industria tessile è responsabile del 20% dello spreco globale di acqua e del 10% di emissioni di anidride carbonica. I capi di altri sono una valida alternativa se si vuole cercare di dare una mano a preservare questa nostra terra sottraendo un rifiuto alla discarica e si fa del bene (e anche tanto), come detto, all’ambiente.
Per acquistare prodotti di seconda mano non c’è che l’imbarazzo della scelta. Ecco qualche esempio. Per quanto riguarda le grandi marche, ad esempio, la Maison Valentino ha Valentino Vintage che invita a rendere i propri capi vintage presso uno qualsiasi dei suoi negozi in cambio di buoni acquisto per prenderne di nuovi.
E ancora Miu Miu da un paio di anni ha la collezione Upcycled che vuole mixare la sostenibilità, il vintage e l’artigianalità.
Ma anche Paul Gautier ha sul suo sito una sezione in cui poter rivendere le cose del passato.
Oppure si possono usare anche i giornali di annunci (uno fra tutti secondamanoitalia.it) così come i siti internet o le app sul cellulare, ad esempio, Ebay oppure Vinted in cui basta caricare le foto dell’oggetto e fare una descrizione accurata di quello che si vuole vendere e indicare il prezzo. Poi quando si trova l’acquirente arriva un avviso e l’etichetta di spedizione (solitamente paga l’acquirente unitamente alle commissioni del sito) dopodiche l’altra persona riceve il pacco e incassa la cifra.
In alternativa si possono cercare anche i classici negozi di usato, tra le più famose, le catene di franchising come Mercatino o Mercatopoli che sono presenti in quasi tutte le grandi città e andare direttamente sul posto per accordarsi con il titolare del negozio che normalmente lavora in conto vendita. Perciò si concorda il prezzo e si lascia in deposito l’oggetto e in caso di vendita si avrà una percentuale che varia dal 30% al 40% del prezzo di vendita stesso.
Una menzione la meritano sicuramente anche i mercatini e le fiere. Ad esempio a Milano c’è il Mercatone dell’Antiquariato che si tiene sul Naviglio Grande ogni ultima domenica del mese.
Sicuramente il momento migliore per darsi al vintage è il cambio di stagione. Questo non esclude che si possa fare in qualsiasi momento dell’anno: 1) per disfarci di quello che non usiamo più a patto che sia ancora in buono stato, 2) per acquistare un capo di abbigliamento che abbiamo sempre amato che però a prezzo pieno non potevamo proprio permetterci.
Monica Palazzi