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UN MEZZANESE RICORDA… FELICE GIMONDI GRANDE CAMPIONE

L’improvvisa morte del campione Felice Gimondi avvenuto a ferragosto, 16 agosto giorno di S. Rocco, ha colpito tutti, sportivi o meno, la dolorosa notizi è permesso per alcuni giorni di riempire pagine dei giornali e spazi televisivi, raccontando i successi del campione bergamasco e della sua vita successiva, vissuta sempre accanto al ciclismo. Nato a Sedrina il 29 settembre 1942 ha sempre vissuto nel bergamasco, andato ad abitare Paladina fino alla sua morte. Il suo legame con Brescia è sempre stato forte, schietto ed amicale. Negli anni delle sue prime corse lo si vedeva di frequente sulle nostre strade ad allenarsi od a cimentarsi, così come è avvenuto quando è diventato un campione, vincendo grandi giri ed importanti classiche, nonostante la presenza in gara in quegli anni del belga Eddy Merckx, plurivincitore in molte gare proprio davanti a Gimondi. Debutto nel professionismo nel 1965 vincendo il Giro di Francia, che aveva già vinto l’anno prima come dilettante (Tour de l’Avenir), fino al 1977. Anni che videro ragazzi, giovani ed adulti tifare per lui ed immedesimando in lui. Un tifo diffuso in tutta Italia ed oltre, per il suo stile caparbio di correre, ma anche di uomo serio e leale. Nato e cresciuto in provincia ha sempre onorato e rispettato quel mondo, non dimenticandolo. Le magliette dei corridori allora erano di lana e portavano il nome di marche figlie della fatica degli operai e del talento di imprenditori italiani: Molteni, Filotex, Legnano, San Pellegrino, Carpano, Salvarani, Bianchi. Quest’ultima era una maglia che, descritta da Adriano De Zan e Sergio Zavoli, sembrava, a chi la vedeva solo in bianco e nero, un tripudio di colori ed era facile assimilarla a quel ricordo di un uomo solo al comando, il bianco celeste Fausto Coppi.
Ognuno, in particolare quelli di una certa età quasi identica alla sua, ha tanti ricordi di Felice Girmondi e della sue corse, delle tante ansie ed attese per vederlo vincitore. Lui dirà: “Ho avuto tanti e veri tifosi, che hanno perso scommesse, perché loro puntavano su di me, anche se era più facile che io perdessi”. Successe così anche in quel 5 settembre del 1971, sul circuito del mondiale a Mendrisio, in Svizzera Canton Ticino, quando alla fine gli ultimi due giri videro Gimondi e Merckx in fuga e giungere alla volata finale, un sperare fino a 50 metri dal traguardo, poi il belga è primo. A tifare per lui anche noi, io e la mia futura moglie con il sindaco Mario Varinacci e consorte, così come avveniva un mese dopo al Circuito degli Assi a Calvisano presenti Gimondi e Merckx ed altri. A Calvisano al Circuito degli Assi, Gimondi venne più di una volta, compresa quella del 1971. Nel nostro Comune per venti anni circa, dal 1956 si svolse l’ importante Circuito, che vide impegnati il campionissimo Fausto Coppi, Ercole Baldini, Eddy Merckx, Giuseppe Ogna presenti con la maglia di Campioni del Mondo, quindi, Felice Gimondi, Gianni Motta, Francesco e Aldo Moser, Michele Dancelli, bresciano come Ogna, Kazianka, Bono, Fantini e Bertoglio, o i grandi Jacques Anquetil, Miguel Poblet, Oscar Plattner, oltre a Battistini, Massignan, Ronchini, Basso, Bitossi, Baffi, Venturelli, Pesenti e tanti altri. Ebbi l’occasione irripetibile, di vedere Gimondi vincere la volata della 21° tappa del Giro d’Italia, l’11 giugno 1976 a Bergamo, battendo Merckx, Baronchelli, Moser, Panizza, Zilioli ed altri campioni che ebbe a superare vincendo per la terza volta il Giro d’Italia (1967 – 69 – 76). Una entusiasmante volata vincente che Gimondi aveva già vinto al mondiale di Barcellona il 2 settembre 1973 davanti a Maertens, Ocana, Merckx. Lo applaudi o salutai in altre occasioni negli anni successivi dopo la sua lunga carriera ciclistica. A qualche partenza o arrivo di tappa del Giro d’Italia, a due/tre Mondiali svoltisi in Italia, a qualche fiera del ciclo a Milano o Padova dove Gimondi era ospite. O nel marzo del 2010 alla Mostra di Dancelli, quaranta anni dopo la vittoria nella Milano-San Remo. Era presente anche il 28 maggio scorso alla partenza del Giro d’Italia a Lovere.

Marini Marino

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