Fra mia moglie ed i suoi 7 fratelli (anzi 6, una sorella purtroppo non è piu tra noi), vi è un rapporto piuttosto particolare non essendo cresciuta nella sua famiglia d’origine (non mi dilungo a spiegarne le ragioni, ci vorrebbero troppe pagine), forse è per questo motivo che le rare occasioni di ricongiungimento diventano momenti veramente speciali.
Questa breve premessa per far comprendere che nonostante la distanza, il legame di sangue rimane comunque sempre forte. -Un paio di settimane fa è accaduto un evento che mi ha molto toccato e profondamente fatto riflettere: un fratello di mia moglie (Giorgio, 58 anni) uscendo dalla vasca da bagno, è scivolato ed ha battuto la testa; al momento non sembrava un urto molto grave ma giorno dopo giorno nel cervello si è formato un grumo di sangue sempre più consistente al punto che hanno dovuto operarlo d’urgenza all’ospedale di Brescia.
Quando il medico ti dice: “l’operazione è andata bene ma non garantisco ritorni quello di prima” – se poi nel frattempo rimane in coma una settimana si può intuire l’enorme senso di smarrimento ed angoscia che si prova in quei giorni di interminabile attesa. Sono molti i pensieri che si aggrovigliano in testa, rifletti su come la vita può completamente cambiare da un momento all’altro, si pensa a quante volte rimandiamo a domani credendo sia un tempo relativamente breve ma la vita molte volte non aspetta i nostri comodi… se dobbiamo chiedere scusa a qualcuno o riallacciare rapporti che il nostro orgoglio fino ad oggi ha impedito di ricongiungere, credetemi, sarebbe meglio non aspettare, quel domani non potrebbe mai arrivare.
Noi parenti cosa potevamo fare per aiutare Giorgio in un momento cosi difficile e delicato? Pregare ! Adesso che ho tempo a disposizione la domenica vado sempre a Messa, logicamente le mie umili invocazioni in questo periodo sono orientate alla salute di mio cognato.
Ero in Chiesa a Fiesse (mio paesello natio) assorto nella mia orazione, stavo pensando di alzarmi per accendere una candela alla Vergine Maria (cerco sempre di prendere posto vicino alla bellisima statua che la raffigura con in braccio il Santo Bambinello), esce dalla sagrestia il prete incaricato di celebrare la Messa; per la miseria, con mio grande stupore riconosco il Don che qualche mese fa ha presentato un suo corposo libro (oltre 600 pagine), esposizione a cui io e mia moglie abbiamo assistito, rimanendo non poco turbati dagli argomenti trattati e dalla sua voce profonda e lugubre (l’avevo pure riportato su questa rivista).
Quella domenica era in veste di sostituto del nostro parroco, mi è passato accanto fissandomi negl’occhi con sguardo cupo e accusatorio, sembrava mi stesse chiedendo: è vero che hai scritto male di me? – Mi son venuti i brividi, poi si è recato in fondo alla Chiesa perchè proprio quella mattina si celebrava il Battesimo di un bambino. Quando ha chiesto con quella sua voce potente e cavernosa: “Rinunciate a Satana ?” – il pupo poverino s’è messo a piangere, può darsi sia un metodo per temprarli sin da piccoli. Durante l’omelia il Don ha toccato proprio il tasto riguardante le richieste di noi fedeli: “è comodo pregare intensamente quando volete chiedere una Grazia o far realizzare un vostro desiderio, credete che Dio sia il vostro servitore ? Molti di voi si ricordano di venire in Chiesa soltanto quando ne hanno necessità!!!” –
Queste parole mi hanno scombussolato tant’è che non ho più acceso il cero alla Madonna (sembrava di essere pretenzioso) mi sono rimesso a pregare senza però chiedere nulla, il nostro Immenso Padre presumo conosca già le nostre necessità.
Il lunedì successivo arriva la telefonata di Luigina (sorella di mia moglie, persona che per il grande cuore che ha, meriterebbe d’essere fatta santa subito), ci informa che Giorgio è uscito dal coma, non parla però, ha aperto gli occhi ed è cosciente. Secondo me, parte del merito è da attribuire proprio a Luigina che tutti i giorni per 5 o 6 ore gli è rimasta seduta accanto parlandogli continuamente. Naturalmente la gioa è stata tanta, mia moglie m’ha proposto di andare a far visita al caro Giorgio, ricoverato nel reparto di rianimazione del Satellite a Brescia; anch’io ero contento di incontrarlo e sostenerlo, ma conoscendo le mie scarse qualità d’orientamento, sapevo ancora prima di partire che saremmo finiti su chissà quale Pianeta, di sicuro non al Satellite. Ho impostato il navigatore sullo schermo della nostra nuova auto Cinese (quando scrivo ristorante mi porta sempre a mangiare il sushi) e via.
Con voce autoritaria l’omino Android ci ha condotto dalla “Leonessa”, abbiamo fatto tanti di quei giri che m’era sorto perfino il dubbio di aver premuto l’opzione Luna Park; mi piacerebbe sapere per quale cacchio di motivo questi navigatori scelgono sempre le strade più strette, disastrate e piene di curve esistenti in provincia.
Appena entrati a Brescia ha cominciato a diluviare, veniva giù talmente forte da ingolfare addirittura i tergicristalli e lì ho cominciato ad avvertire una certa agitazione, non vedevo una mazza, ma grazie alla mia abilità di guidatore (o a qualche Santo che ho in Paradiso), mi sono trovato davanti all’ingresso degli Spedali Civili,.
Naturalmente non era l’entrata giusta ma quella riservata ai medici, l’addetto che stava nella guardiola si è letteralmente annegato nel venire a chiedermi il tesserino che non avevo, però è stato gentilissimo nel spiegarmi che per arrivare al Satellite dovevo fare altre 3 rotonde e poi a sinistra. Seguendo le sue indicazioni finalmente la nostra destinazione è arrivata. Ho parcheggiato la macchina nel sotterraneo, sembrava di scendere in miniera, dopo qualche scala siamo risaliti al piano terra e finalmente abbiamo trovato Luigina che ci ha accolto ed accompagnato da Giorgio.
Nel reparto di rianimazione si può entrare solo uno alla volta e naturalmente muniti di mascherina (quelle super spesse che tolgono il fiato), ma il medico e gli infermieri presenti non essendoci nessun parente in camera ci hanno permesso di entrare assieme, io e mia moglie.
Vedere mio cognato con tubi, fili e flebi che gli uscivano da tutte le parti m’ha fatto un’impressione indescrivibile (figurarsi mia moglie che è la sorella), l’abbiamo chiamato forte e lui dopo aver aperto gli occhi ed osservati attentamente ha detto (nonostante l’ossigeno e tutte le altre costrizioni): “Giovanna e Giordano” – e lì è stata l’apoteosi, uscito dal coma non aveva ancora parlato, il fatto che ci avesse riconosciuto assumeva una grandissima importanza, quando poi l’ho informato che il Milan aveva battuto l’Inter 2 a 1 (lui che già alla nascita indossava la maglietta rossonera) ha fatto un sorriso largo una spanna. Siamo rimasti a fargli compagnia un’ora e mezza nel corso della quale è riuscito a dire qualche altra parola.
Quando gli ho preso la mano per salutarlo ha mosso le dita cercando di stringermela. Io e mia moglie siamo andati via col cuore un po’ più sereno e pieni di speranza; vi sono possibilità che Giorgio possa tornare quello di prima.
Salutata Luigina siamo ridiscesi a riprendere l’auto, naturalmente prima ho pagato alla cassa automatica, unico inconveniente è che ho pagato alla cassa sud mentre l’auto era al parcheggio nord (la prossima volta prenderò una bussola prima di partire). Ritornati al piano terra ho infilato la tessera nell’apposita fessura per far alzare la sbarra ma in conseguenza del mio errore il monitor m’ha risposto: Pagare alla cassa ! – per 3 o 4 volte l’ho infilata e rinfilata in quella specie di vagina meccanica ma la risposta era sempre uguale; fortunatamente c’è la possibilità di pagare con la carta di credito alla sbarra d’uscita, cercandola nel portafogli tutte le varie tessere son cadute sul pavimento dell’auto, in quel momento la pazienza ha comincia
to lentamente a svanire… finalmente recupero la carta e la infilo nell’apposita fessura digitando il Pin, la risposta è stata: carta non valida !
Ma porca miseria ladra, al mattino l’avevo usata al supermarket, andava benissimo, rifaccio il Pin per 5 o 6 volte ma la risposta è sempre uguale; dalla rabbia mi usciva il fumo dalle orecchie quando mia moglie mi fa: “hai premuto il tastino verde ?” – “vaccocane Giovanna, allora secondo te, sono rimbambito completamente, certo che l’ho schiacciato il tastino !!” – così dicendo, di impeto ho mollato un pugno sulla tastiera; è probabile che il congegno elettronico abbia avuto pietà per quel povero deficiente quale io sono, ed ha alzato la sbarra, recuperata la carta di credito sono subito ripartito prima che si riabbassasse. Chiedo scusa per il mio gesto, non bisognerebbe mai perdere la calma, tra l’altro il casino me l’ero creato da solo pagando alla cassa sbagliata.
Finalmente arriviamo a Bagnolo Mella, io e la mia consorte abbiamo pensato che da lì in poi non avremmo più sbagliato strada, tutti i paesi limitrofi li conosciamo bene, ma pioveva fortissimo, la limitata visibilità non mi ha permesso di prendere la giusta uscita ad una rotonda ed improvvisamente ci siamo trovati in aperta campagna. Per cavarcela dalla complicata situazione mi sono affidato alla voce di Android (quanto mai), mi ha fatto percorrere una cappezzagna adibita al transito dei trattori, la fortissima pioggia l’aveva trasformata in una palude, non si riusciva più a distinguere i due fossi che la costeggiavano, l’acqua arrivava alle portiere, quando la voce elettronica m’ha detto di continuare per un chilometro, mi sono sentito male… E se l’auto si spegne ? Avevo pensato di fare retromarcia ma non ci vedevo niente, e se finivo in un fosso ? La mia cara moglie ha cominciato veramente ad agitarsi, io ostentavo tranquillità, in realtà me la stavo facendo sotto, nella mia mente pensavo già al salvataggio da parte dei Vigili del Fuoco tramite un elicottero e un argano che ci avrebbe issato a bordo.
Finalmente terminato il chiilometro più lungo della mia vita, abbiamo intravisto la strada asfaltata e sotto un’acqua battente siamo arrivati a Leno; si erano formate sulla provinciale delle pozzanghere talmente gigantesche che era impossibile andare a più di 40 km orari; quando ci siamo ritrovati davanti al cancello di Biancaneve (la nostra cara casetta) non ci sembrava vero, ho tirato un tale sospiro che l’Arbre Magique s’è messo a sventolare.
Concludo con qualche considerazione; la prima è che appena vado in Chiesa accendo una candela alla Madonna, non voglio più farmi condizionare da chicchessia e prego come ne sono capace; la seconda è che nonostante l’andata e il ritorno dal Satellite di Brescia sia stato un pochino avventuroso ne è valsa veramente la pena, il grande sorriso che ci ha regalato Giorgio, ha riempito l’anima ed il nostro cuore di immensa gioia, facendo sperare ad un pieno recupero; ultima nota: abbiamo potuto constatare di persona, la professionalità, la dedizione ma soprattutto l’amore (senza il quale sarebbe impossibile esercitare questa professione) che medici e paramedici riversano senza risparmiarsi nei confronti dei pazienti; è una vergogna che vi siano individui (non le chiamo persone perché non lo meritano) che denigrano, offendono o addirittura arrivano a picchiare i Sanitari, gente che si spende ben oltre la loro retribuzione per il nostro bene più prezioso: la SALUTE !
Giordano