Mentre il Portogallo fa registrare un inaspettato balzo di crescita Pil nell’ultimo trimestre sforando addirittura la soglia psicologica dell’1%, nel Belpaese l’obiettivo della risalita in territorio positivo è poco più di un desiderio. Il rilancio dell’impresa, si sa, è uno dei crocevia inevitabili nell’ottica di una economia reale da segno più, in cui il maggior lavoro sappia trainare i consumi, attrarre investimenti, ridurre il cuneo fiscale. In una parola, infondere fiducia.
Per aspiranti imprenditori e datori di lavoro, dai decreti ‘Fare’ e ‘Lavoro’ ecco arrivare cinque novità interessanti, che prospettano tempi un po’ più favorevoli sotto il profilo finanziario e fiscale.
Si rafforza innanzi tutto il Fondo di garanzia per le Pmi, opera questa del decreto ‘Fare’, al fine di ampliare la platea dei soggetti beneficiari, le operazioni ammissibili e le percentuali di copertura, oltre a regole ad hoc per imprese e cooperative sociali.
È previsto inoltre un utilizzo più incisivo delle procedure telematiche di ammissione e gestione della garanzia.
Il tetto per la copertura della garanzia diretta passa dal 70 all’80%, e riguarderà «anticipazioni sui crediti» a favore delle imprese che vantano diritti nei confronti della Pa; le operazioni di durata non inferiori a 36 mesi, e quelle per le imprese situate nelle aree di crisi del Paese; infine quelle a valere sulla sezione speciale del Fondo, istituita a favore dell’autotrasporto merci per conto terzi. In tutti i casi, sarà data priorità alle nuove erogazioni.
Per le operazioni con importo massimo garantito di 500 mila euro è prevista una riserva fondi del 50%. E per la prima volta, porte aperte anche ai professionisti regolarmente iscritti negli albi o alle associazioni professionali riconosciute dal ministero dello Sviluppo economico.
Al pacchetto delle misure di incentivo alle Pmi si aggiunge il nuovo regime di aiuti. Via ai contributi in conto interessi a favore dei programmi di investimento produttivo per macchinari, impianti e attrezzature nuovi compreso l’hi-tech. Destinatarie le micro, piccole e medie imprese finanziate da banche o intermediari finanziari convenzionati. Rimane da attendere che il Mise definisca modalità operative, soggetti beneficiari, settori effettivamente agevolabili.
Un terzo provvedimento riguarda il Mezzogiorno, con 80 milioni di euro alle Regioni del Sud per il riavvio di incentivi all’autoimprenditorialità e all’autoimpiego (Dlgs 185/2000).
Autoimprenditori sono le nuove imprese o quelle già esistenti di piccola dimensione, che possono definirsi ‘giovanili’, in procinto di ingrandirsi. L’autoimpiego invece guarda alle nuove iniziative di lavoro autonomo, microimpresa o franchising. Rimanendo al Sud, dal 4 settembre ha aperto i battenti lo sportello ‘Smart & Start’ per le iniziative d’azienda ad alto tasso innovativo. Per le start-up made in meridione ‘Smart’ prevede contributi a fondo perduto, in conto esercizio, a copertura dei costi di gestione dei primi 4 anni di attività. Il piano ‘Start’ poi concede finanziamenti in conto impianti a fronte di spese orientare all’economia digitale, o destinati a valorizzare in senso produttivo i risultati della ricerca pubblica e privata. Un piccolo ponte insomma, per passare dall’Accademia all’industria.
Infine, quinta arma messa in mano alle Pmi per rilanciare un Sistema Paese cronicamente indietro sul fronte competitività, partono 300 milioni del Fondo per la crescita sostenibile destinate alla concessione di finanziamenti agevolati a favore di progetti di R&S sperimentale presentati da imprese industriali, di trasporto, dell’agroindustria, artigiane, centri di ricerca.