Il passato ha un’importanza fondamentale nella vita di ogni individuo. È il custode della ragione d’essere: nel tempo che è stato troviamo le radici della nostra personalità, i successi che sono stati, tutta una serie di situazioni, persone o esperienze che ci hanno formato nel profondo. Ogni tanto è bello ricordare. Basta un odore raccolto dal nostro naso ed ecco che il cervello ci riporta indietro nel tempo, alla prima volta in cui quell’odore è stato percepito, al momento in cui ha iniziato a fare parte della nostra vita. Se è un momento piacevole, ricordo di una bella esperienza vissuta in armonia, il nostro viso si colora con un sorriso: ed allora la giornata si arricchisce di un significato aggiunto, di un plusvalore che, altrimenti, non avrebbe avuto. Se il ricordo invece è negativo, ecco che il seme della sconfitta, dell’infelicità e della frustrazione penetra la nostra anima. Estirparlo non è cosa da poco, anzi: richiede coraggio. Forza soprattutto. A volte il passato, o la percezione distorta che abbiamo di questo, ci modifica a tal punto da allontanarci dalla comprensione di noi stessi, dal nostro equilibrio, dalla nostra pace. Rimaniamo bloccati in un mondo di mezzo, stagnante e lugubre, al confine tra la realtà del presente e la finzione di un passato ormai lontano. La soluzione? Sarebbe scontato dire che è necessario cogliere solamente il meglio di ciò che è stato. Il meglio ci da forza, sicurezza e determinazione. Ma non sempre è possibile: spesso siamo inclini a vedere solamente ciò che di sbagliato c’è. Forse l’importante è accettare. Accettare il bene ed il male, la vittoria e la sconfitta, la tragedia e la meraviglia. Dopotutto la vita non è altro che un lento susseguirsi di alti e bassi, gioia e dolore: cambiare le cose è impossibile. Siamo solamente esseri umani. Per fortuna! Gianluca Boffetti