La protagonista dell’articolo di oggi è a mio avviso una delle berline più affascinanti degli ultimi trent’anni. La Lancia Thesis è una cinque porte dalla linea estremamente elegante, con uno stile inconfondibilmente italiano. SI piazzava come categoria insieme alla classe E, A6, serie 5, insomma quel comparto dominato dalle tedesche. Siamo nel 2002 ben ventidue anni fa quando venne lanciata, lasciando di stucco per i suoi tratti così unici ed eleganti. Resta a listino fino al 2009, e ne produssero 16.000 che non sono tantissime in virtù degli anni in cui è stata commercializzata.
A capo del design allora c’era Mike Robinson, vennero realizzati tre prototipi Agorà, Arca e Tikai dopo le opportune consultazioni scelsero il primo prototipo che sarà poi a sua volta ribattezzato Dialogos. Il prototipo è attualmente esposto al museo dell’auto di Torino. Lo scopo della Thesis era quello di insinuare la ferrea leadership delle tedesche nel settore delle berline di rappresentanza.
Il frontale è caratterizzato da un’ampia calandra che richiama molto le Lancia del passato, un po’ come tutto lo stile della Thesis è un chiaro riferimento alle nobili antenate. I fari hanno una inusuale forma a goccia che vagamente richiama lo stile di quelli della coeva Ferrari 612 Scaglietti.
Vista di lato è armoniosa e ben proporzionata, al posteriore si fanno subito notare le luci a led, con una forma che ai tempi nessuno aveva osato usare su una berlina di questo genere.
La grande classe ed originalità della Thesis è stato allo stesso tempo la sua fortuna ma anche il suo punto debole. Le ha consentito di distinguersi da qualsiasi altra berlina in commercio, con quel suo stile retrò, dall’altra però ne ha penalizzato fortemente le vendite. Era troppo particolare e ricercata per piacere a tanti e finì per essere comprata da pochi. La casa stimava di venderne almeno 13.000 l’anno, ne vendettero 16.000 in tutto l’ arco di vita del modello.
Una grande occasione persa a mio avviso anche per la vasta scelta di propulsori, ben cinque declinati in varie potenze, quattro benzina ed il super collaudato 2.4 jtd a gasolio. Attenzione alle motorizzate V6, montano il motore Busso dell’Alfa Romeo, un vero capolavoro made in Arese, sono le versioni su cui puntare ad occhi chiusi. Le versioni 3.2 V6 montano lo stesso propulsore delle 147 e 156 GTA, chi ha orecchi per intendere…
Meccanicamente era una tutto avanti, motore, cambio e trazione erano collocati anteriormente. Gli interni sono paragonabili ad un salotto di Versailles, pelle totale e legno avvolgono gli occupanti. Poteva avere navigatore cartografico e telefono gsm oltre a tanti altri accessori quasi inevitabili anche allora sulle berline di alta gamma.
Diverse versioni potevano essere equipaggiate della Pelle “Frau“, internamente poche auto sanno essere cosi eleganti e raffinate quanto una Thesis.
Ricordo gli interni in pelle rossa della “Centenario”, un piacere per gli occhi, un’eleganza senza tempo.
Bellissimi e molto ricercate le versioni bicolore come per esempio la “Emblema”.
Fu molto usata anche da politici come auto di rappresentanza ed anche il Presidente della Repubblica ne ricevette una in dono.
Forse questo uso era il più adatto alla Thesis, auto di rappresentanza, per governanti o diplomatici, con la sua linea pulita, elegante e austera era perfetta per questi profili. La verità è che in quegli anni in pochi avrebbero ordinato una Thesis in virtù di una A6, ricordo molto bene i primi anni 2.000 ed allora le auto tedesche, soprattutto le berline regnavano quasi incontrastate. Rispetto ad allora oggi, ha un presente ed un futuro roseo di fronte a sè. È già entrata nel mirino dei collezionisti data la grande particolarità delle linee e la classe notevole degli interni.
Le V6 sono già abbastanza care da comprare, ma fra linea e motore vale ogni centesimo chiesto. I numeri di produzione sono relativamente bassi se poi si tolgono le motorizzate a gasolio, meno interessanti, mi viene da dire che la Thesis è a tutti gli effetti un’auto da collezione. Nel 2002 l’anno del lancio salutammo la lira, per accogliere nelle nostre tasche l’Euro, la moneta unica europea.
Ricordo i negozi che esponevano prezzi in lire ed euro, chissà quanti invece hanno ancora in casa la calcolatrice/convertitore che nel dicembre 2001 il governo inviò in tutte le famiglie italiane. Tanti gli spot in tv che accompagnavano verso la transizione, solo per un certo periodo ci fu convivenza fra lira ed euro, poi restò solo l’euro.
Il 21 Luglio Michael Schumacher vince su Ferrari il quinto dei suoi sette titoli mondiali.
Ad oggi la Thesis resta l’ultima berlina prodotta dalla casa italiana non derivata da un progetto esterno, la successiva Thema era di fatto una Chrysler con lo stemma Lancia sulla calandra.
Prodotti come la Thesis non so se ne vedremo ancora, un nome può evocare emozioni e ricordi per gli appassionati.Ma non basta mettere il marchio Lancia su una macchina per farla diventare tale. Serve anche darle contenuti all’altezza della reputazione e della sua storia.
Antonio Gelmini
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