Quarto appuntamento a cura della Pro loco Montichiari per gli eventi estivi Scopri-amo Montichiari: la storia del tram a Montichiari. Relatore lo storico locale Albino Miceli, lettore Angiolino Filippini, musiche del M° Tommaso Campanella alla chitarra e di Roberto Felter alla tromba, che ha eseguito un emozionante “Silenzio” prima della lettura dell’elenco dei morti del mitragliamento. Evento in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Montichiari e all’Associazione Pezzaioli della frazione Trivellini, che ha poi gentilmente offerto un rinfresco.
In una serata molto partecipata, Miceli ha ripercorso la storia di una tramvia, in un luogo quasi sacro: la Chiesetta in stile romanico, la piazzetta dedicata alle vittime delle incursioni aeree, poco più in là il monumento, voluto e finanziato dagli abitanti dei Trivellini. Nel 1994 eressero una croce, poi il geometra del Comune Superfluo suggerì un monumento più ornamentale. Lo scultore Coffani creò il modellino, molto significativo, diviso in 3 vele, realizzato in ferro da un fabbro della frazione, sempre finanziato dagli abitanti della frazione.
La storia del tram nasce nel 1871, quando in Lombardia si comincia a discutere di come congiungere capoluoghi di provincia e comuni. Brescia all’inizio non sembra molto interessata. Fino al 1876 non se ne fa nulla: nel governo, per motivi militari c’è chi la vuole a dx del Chiese, chi a sx del fiume.
Montichiari si serviva di 3 Messaggerie per le comunicazioni e i trasporti, mezzi antiquati per un comune che contava già 7.000 abitanti.
Richieste varie di sussidi al Comune non trovano tutta l’amministrazione d’accordo, perciò le trattative proseguono complicate. I lavori partono nel 1880, ma ancora con problemi per la cessione della società da parte dell’ingegnere milanese che li aveva progettati. Si discute per passaggi in comuni bresciani, mantovani, parmensi: anche allora tra campanilismo, interessi economici e politici, sussidi dati o negati, ci sono scontri, richieste di deviazioni varie, rifiuti, ritardi…
Finalmente il 28 giugno 1882 si inaugura la tramvia, che “sfreccia” da Porta Venezia a Bs, alla velocità di 25 km orari, attraversando Castenedolo, Montichiari, Castiglione, accolto con festeggiamenti ad ogni fermata. Sorgono altri problemi per l’attraversamento sul ponte del Chiese a Montichiari, in legno (infatti viene ricostruito poi in muratura) e su un percorso tortuoso e pericoloso per le vie centrali di Montichiari; si allarga allora la via d’entrata al paese (ora V. Martiri della Libertà) costruendo anche marciapiedi e piantumando alberi. Viale tuttora pressoché uguale, tranne le rotaie. Continuano problematiche che coinvolgono il sindaco monteclarense G. A. Poli e i sindaci di Carpenedolo, di Lonato, di Desenzano nel bresciano e di qualche paese nel mantovano.
Successivamente ci si rende conto che il tram a vapore inquina, perciò si pensa ad un tram elettrico, ma per la società i costi sono troppo elevati; nel 1923 la società cede la proprietà ed ecco arrivare il tram elettrico, che viaggia a 40 km orari.
Questo tram nella sua lunga storia ha visto cambiamenti sociali, politici, ambientali, 2 Guerre, parecchi incidenti, alcuni mortali; nel 1909 una manifestazione aerea civile; nel 1921 vede nascere il 1° Circuito Automobilistico (poi portato a Monza). Il fatto drammatico accade il 15 settembre 1944, nella campagna dei Trivellini, frazione tra Montichiari e Carpenedolo: in un’azione bellica un aereo degli alleati, pensando ci fosse chissà chi a bordo, mitraglia il tram, causando 16 morti civili, alcuni di loro molto giovani. Due sopravvissuti, la signora Rosa M. Marini di Carpenedolo e il sign. Lorenzo Luciani di Montichiari, negli anni hanno riferito del terrore vissuto e della fortuna di essersi salvati, dando il permesso di scrivere la loro testimonianza; “Altri sopravvissuti con cui ho parlato, invece – riferisce Miceli – non hanno voluto che io ne scrivessi, probabilmente perché un evento così tragico ha lasciato in loro un ricordo tanto doloroso da preferire il silenzio per non riviverlo”.
Nel 1951 scade l’accordo tra la nuova società del tram e il Regime, che vorrebbe sostituirlo con pullman. Nessun comune è d’accordo: il tram è più adatto per le merci, più sicuro, trasporta più passeggeri. Tuttavia il tram termina il suo servizio nel 1952. Molti gli episodi a riguardo, da quelli tragici a quelli bizzarri: dal bambino che giocava sulle rotaie, salvato dal fuochista che si buttò sui binari, poi decorato al valor civile; all’asino travolto sui binari; al pastorello col suo gregge che guardando il tram venne investito da un’auto; all’investimento del trattore di un contadino ubriaco che si fermò sui binari e fece appena in tempo a salvarsi buttandosi nel fosso; allo scontro sul ponte del Chiese tra 2 tram in gennaio 1944, un giorno con fitta nebbia, che causò 6 morti e 36 feriti. Un simpatico proverbio ancora attuale è- dice Miceli – “Attaccati al tram”, all’epoca riferito a chi con la bici si attaccava al tram per farsi trainare.
Foto di Daris Baratti
Ornella Olfi