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ANNO 1972: SIAMO DIRETTI VERSO UN COLLASSO PLANETARIO? POI VENNE IL COVID…

Una ricerca di 50 anni fa sembra essere stata recentemente confermata dai risultati di un nuovo studio di un gruppo di scienziati del Jay W. Forrester Institute. Lo studio sostiene che se l’umanità dovesse continuare a consumare risorse al ritmo attuale, il nostro sistema economico è inevitabilmente destinato a collassare entro il 2030. Con la crisi economica alle spalle (ma che continua a seguirci come un’ombra), la possibilità che l’economia globale possa crollare non sembra così remota. Quasi mezzo secolo fa, tuttavia, il consumo di risorse era decisamente più ridotto rispetto ad oggi, e la situazione globale non lasciava presagire alcun dramma economico di portata planetaria. Nonostante questo, uno studio pubblicato nel 1972 dal titolo “The Limits to Growth” aveva previsto l’attuale situazione economica con largo anticipo e precisione sorprendente; senza contare che le recenti conclusioni dei ricercatori MIT sulle prossime due decadi sembrano coincidere con i risultati della ricerca degli anni ‘70. “The Limits to Growth” analizzava i trend del tempo relativi alla popolazione e al consumo di risorse naturali. Affrontava argomenti come il controllo delle nascite, la produttività agricola, e gli sforzi di protezione ambientale volti a conservare le nostre risorse naturali. “The Limits to Growth” non è stata l’unica ricerca del suo genere: nel 1993 ci fu l’aggiornamento dei dati con il documento “Beyond the Limits”, basato su ulteriori 20 anni di dati disponibili; nel 2004, invece, venne pubblicato “Limits to Growth: The 30-Year Update”. I ricercatori del Jay W. Forrester Institute hanno esaminato i dati relativi alle dinamiche economiche globali raccolti tra il 1970 e il 2000, in aggiunta a quelli dei precedenti rapporti, scoprendo che le previsioni di 40 anni fa erano per la maggior parte azzeccate. Come predisse “The Limits to Growth”, esaminando i nuovi dati si è giunti alla conclusione che la popolazione e l’economia globale continueranno a crescere fino all’anno 2030; ma senza misure di protezione adeguate, economiche e ambientali, i modelli finora prodotti non lasciano ben sperare per il futuro dell’umanità. Come nella precedente analisi del ‘72, i ricercatori si sono concentrati su cinque variabili generali che sembrano descrivere accuratamente i trend di crescita economica globale: popolazione mondiale, industrializzazione, inquinamento, produzione di cibo e consumo di risorse. Lo scenario derivante dalle due ricerche non è dei più allegri: povertà ai massimi livelli, incremento del numero dei rifugiati ambientali, vere e proprie guerre (nel senso classico del termine, o di natura economica) per accaparrarsi le risorse naturali più prezione. Nonostante tutto, non siamo spacciati. Secondo la nuova ricerca, infatti, la crescita economica senza limiti non è una prospettiva impossibile, a patto che i governi di tutto il mondo riescano finalmente a trovare delle strategie efficaci per limitare l’espansione della nostra impronta ecologica. Quando si parla di ambiente ed economia, è facile che sorgano contrasti e accese discussioni. E’ naturale, dato che si tratta di discussioni che, qualunque sia la nostra opinione a riguardo, sono inerenti al futuro del genere umano. Di parere totalmente differente è infatti Henry Wallich, ex governatore del Federal Research Board ed economista della Yale University. Wallich ritiene che le conclusioni della nuova ricerca e di “The Limits to Growth” (una rigida regolamentazione della crescita economica) equivalgono ad una condanna alla povertà per miliardi di persone. Vogliamo tutelare il pianeta e il futuro dei nostri figli, o preferiamo garantire a tutti un posto di lavoro e un livello di vita accettabile, e in modo relativamente veloce? Per quanto molti vedano queste due posizioni come inconciliabili, in realtà non lo sono affatto. Siamo per lo più viziati da una visione dell’economia e della crescita nata 60-70 anni fa e consolidatasi nel corso delle passate decadi. Questa stessa visione della sfera economica ci impedisce di concepire un mondo differente, basato su regole diverse, su modelli di sviluppo diversi, e su una cultura delle risorse per molti aspetti migliore dalla nostra, ma ancora troppo lontana dal nostro attuale livello di “evoluzione sociale”. Per come la vedo io, l’attuale modello di sviluppo economico ha fallito fin troppe volte, e non servono ricerche ed economisti per comprenderlo, basta osservare il mondo con occhio curioso.

Wallich ha ragione a temere un impoverimento della popolazione mondiale nel caso di regole troppo rigide imposte allo sviluppo, ma la sua idea di economia non tiene conto delle innumerevoli possibilità positive collaterali di una strategia di tutela ambientale davvero efficace. La transazione tra un’economia (fin troppo) libera, ed una ben regolamentata e improntata sulla tutela delle risorse naturali, non sarà di certo indolore. Ma se davvero desideriamo un mondo più equo e un pianeta più sano, non aspettiamoci di ottenerlo rimanendo seduti sulle nostre poltrone a condurre la nostra vita di sempre.

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