Nel novembre del 2018 mi è stato proposto dalla ditta che ci fornisce il mangime (sono contitolare di un allevamento di vacche da latte), un viaggio studio presso la fiera zootecnica di Hannover (Germania), fra le più importanti al mondo in questo settore. Inizialmente ho rifiutato perché ho una paura matta di volare (l’unica cosa che mi piace dell’aereo, sono le hostess), ma quando mi hanno detto che per una settimana sarei stato loro ospite e tutto era spesato, pagato, gratis (non so il perché, ma questa parola ha qualcosa di magico), ho accettato ben volentieri.
Siamo atterrati ad Hannover alle 17.00 (primi di novembre 2018), la nostra squadra era composta da 27 persone tra agenti venditori, alimentaristi, i due proprietari dell’azienda mangimistica e tre allevatori (fra cui io). Ci siamo messi davanti all’aeroporto aspettando il pullman che era stato avvisato da uno dei proprietari della ditta, ma dopo mezz’ora niente, allora ritelefonano, ma dopo un’altra mezz’ora, niente, chiamano per la terza volta: “signor autista, è la terza volta che le dico che siamo davanti all’ingresso dell’aeroporto”, ”ed io è la terza volta che dico che sono al parcheggio numero 3, fatevi una camminata, disto soltanto qualche kilometro”. E così, visto che il signor autista (di origini polacche, come tutti gli autisti che abbiamo avuto), non voleva scomodarsi a venire a prenderci, siamo andati al parcheggio, tirando le valige soltanto per 3 kilometri.
Il biondo autista (che parlava piuttosto bene l’italiano), ci ha accolto con un gran sorriso dicendo: “un po’ di moto fa sempre bene”, “a li mortacci tua”, (fra di noi c’era anche un agente romano). In realtà il polacco era piuttosto simpatico ed il suo pullman di gran lusso, aveva perfino il bagno. Nell’arrivare all’hotel che ci ha ospitato per i primi 3 giorni, abbiamo notato la totale assenza di rotonde (o rotatorie come dir si voglia), in Germania ci sono ancora i classici incroci con i semafori, i centri abitati e le cittadine, hanno una illuminazione ridotta più o meno del 50% rispetto alle città italiane; probabilmente per questioni di risparmio energetico.
L’albergo era molto carino, un 4 stelle accogliente, pulitissimo; l’unica cosa che mancava e che manca in tutta la Germania è il bidet, evidentemente i tedeschi non danno una grande importanza alla pulizia dei “bassifondi”. Siamo usciti a cenare in un ristorante tipico bellissimo, costruito tutto in legno considerato fra i migliori ad Hannover; contrariamente a quanto pensavamo, abbiamo mangiato piuttosto bene (naturalmente non si può pretendere di mangiare bene come in Italia, è impossibile), però la qualità degli alimenti era molta alta, il cibo era accompagnato da cereali germinati conditi con una salsa molto delicata. Quando abbiamo saputo che l’acqua minerale e la birra, avevano la stesso prezzo, siamo andati a tutta birra, ne abbiamo consumata a fiumi, bisogna tener presente che la gradazione della birra tedesca è bassissima. L’indomani di buon’ora siamo partiti alla volta della Fiera Zootecnica di Hannover; immenso il parcheggio come del resto tutta la fiera. Appena entrati, il primo stand che abbiamo incontrato era di una ditta produttrice di silos in vetroresina di Isorella (Brescia), appena ci hanno sentito parlare in italiano, ci hanno fatto accomodare ed offerto il caffè. La presenza di ditte italiane era altissima, la proverbiale ospitalità, la simpatia, il calore che gli italiani mettono nel relazionare con gli altri, facevan si che i loro stand fossero sempre strapieni di persone. Molto alta anche la presenza di ditte Cinesi che commerciavano sali minerali ed integratori in generale, per animali da reddito e compagnia; bellissime le cinesine nei loro costumi tipici tradizionali che accoglievano i visitatori. Abbiamo impiegato 2 interi giorni del nostro soggiorno tedesco per visitare bene la fiera, percorrendo 13 kilometri giornalieri (abbiamo potuto misurarli grazie ad una app scaricata sul telefonino). Gli ultimi 3 giorni li abbiamo impiegati per visitare Berlino; trasferimento da Hannover alla capitale con un altro pullman ma sempre di gran lusso e guidato da un altro polacco. Siamo arrivati a Berlino nel pomeriggio e sistemati in un hotel di gran classe (5 stelle +), nel grande salotto della reception c’erano dei maxi schermi dove si susseguivano le immagini di VIP di fama mondiale, che avevano soggiornato in quel Grand Hotel (praticamente tutti).
La Camera d’albergo che ho condiviso con Davide (logicamente per ogni camera eravamo in due, altrimenti la singola sarebbe stata di un costo esorbitante per la ditta di mangime che ha organizzato il viaggio), era veramente stupenda, il bagno una favola (anche se mancava il bidet), Davide, che prima di allora conoscevo solo in modo professionale, essendo l’agente di vendita della mia zona, si è dimostrato un giovanotto gentilissimo, altruista, simpatico, quel tipo di persona che se la sa cavare in ogni situazione.
Dopo aver sistemato i bagagli siamo usciti per la cena ed essendo solo ad un kilometro dalla porta di Brandeburgo, siamo andati a visitarla; veramente bella e imponente, il grande viale che si estende dopo di lei è sempre occupato da molti artisti di strada che mettono in mostra i più svariati tipi di spettacolo. Noi abbiamo parlato con tre artisti italiani che hanno scelto di vivere a Berlino e hanno fatto del loro talento una professione; gli abbiamo chiesto quanto riuscivano a guadagnare all’incirca in un mese e ci hanno risposto più o meno 2000 euro; “porca miseria, ma è tantissimo”, hanno mostrato i loro contenitori (ceste, cestini, custodia della chitarra), c’erano molte banconote da 20 ed anche da 50 euro; non c’è che dire, i tedeschi sono generosi con le “mance”. L’indomani mattina, dopo aver fatto una colazione da favola (l’albergo nel piano sottostante, aveva un forno che sotto gli occhi di tutti sfornava pane, brioches e dolci di ogni tipo), ci siamo divisi in gruppi di 7 o 8 persone ed a scelta siamo andati a visitare un museo o comunque un caratteristico posto di Berlino; il nostro gruppo ha scelto di andare al Museo della Scienza e della Tecnica: è stato qualcosa di veramente straordinario, considerato fra i più grandi musei d’Europa, occupa oltre 26000 metri quadrati ed è disposto su molti piani. Tratta di molti temi: dalla primissima locomotiva a vapore all’ultimo modernissimo treno, dalla prima barca dell’era preistorica al più moderno Yacht, dalla prima cinepresa dei fratelli Lumière all’ultimo tecnologico proiettore.
Quando abbiamo visitato il salone delle due ruote, partendo dalla prima bici tutta di legno, siamo arrivati ad un simbolo del Made in Italy: la nostra Vespa, ma, ahimè, davanti sullo scudetto non c’era scritto Piaggio ma una parola tedesca, e allora ci siamo fatti sentire; abbiamo voluto parlare con un responsabile e preteso spiegazioni: “la Piaggio ha fondato un suo stabilimento in Germania, questo modello è stato costruito in quella fabbrica ed il nome è scritto in tedesco”; avete capito che volponi e come hanno girato la frittata? Prima di andarcene abbiamo raccomandato di appendere un cartello grosso così con scritto: Made in Italy (chissà se ci hanno ascoltato).
Il pranzo del pomeriggio è stato caratterizzato da un curioso e deplorevole avvenimento: siamo andati in un tipico ristorante tedesco, fra i camerieri c’era anche un napoletano (sono molti gli italiani che lavorano in Germania), era molto simpatico, abbiamo scambiato qualche parola con lui; al momento del conto, il proprietario del ristorante ha aggiunto l’Iva al totale (che è invece già compresa sulle singole voci del menù), il nostro capo comitiva si è molto adirato e ne è nata una accesa discussione, il cameriere napoletano si è avvicinato a noi e a bassa voce ci ha detto: “lo fa solo con gli stranieri, sta cercando di mettervelo in quel posto”, allora siamo usciti senza pagare l’Iva, che era già compresa nel conto. Ci siamo poi soffermati a considerare lo straordinario gesto del nostro connazionale napoletano: non ha esitato ad avvertirci pur sapendo di rischiare il posto di lavoro; un grandissimo PATRIOTA.
Il giorno seguente di buon mattino, siamo partiti con il pullman, con noi a bordo c’era una brava ed esperta guida tedesca che ci ha descritto i principali monumenti berlinesi, prima tappa il famoso Muro di Berlino.
In realtà i muri erano due che correvano paralleli fra di loro, distanziati circa 20 metri fra essi, lo spazio tra i due muri era chiamato “striscia della morte” perché le guardie armate (che erano sulle torrette disseminate lungo tutto il percorso dei muri), avevano l’ordine di sparare a chiunque si trovasse fra un muro e l’altro. Adesso del muro sono rimasti qualche decina di metri ed un paio di torrette, tenuti come monumenti per i visitatori e turisti. La guida ci ha poi portato al Memoriale dell’Olocausto o Shoah, nel quartiere Mitte, non lontano dalla porta di Brandeburgo; sono rimasto particolarmente colpito da questo Museo (se cosi si può chiamare), per la sua impressionante freddezza e nudità, è attorniato da migliaia di blocchi di cemento rettangolari di varie altezze, ricordano le tombe di un cimitero (in memoria a!le vittime perseguitate e uccise); l’ingresso è gratuito, oltre 500.000 sono i visitatori di tutte le parti del mondo che ogni anno entrano nel Memoriale e tramite documenti, terminali di computer, proiezioni, filmati di persone scampate all’eccidio nazista, prendono atto di quella che è stata la più grande atrocità nella storia del genere umano.
Quando si esce dal Memoriale, non si è più quelli di prima, personalmente sono rimasto nauseato e sconvolto da quanto visto e sentito, tramite la scuola e anche i media, ero già informato riguardo alla persecuzione degli ebrei (ma anche degli omosessuali, dei portatori di handicap). In questo luogo il tutto è raccontato senza filtri e l’effetto è moltiplicato.
Ogni persona lo dovrebbe visitare, per non dimenticare e per far si che queste ignobili nefandezze, in futuro non possano mai più ripetersi. Un grandissimo plauso va ai tedeschi che hanno avuto il coraggio di mostrare senza veli, quanto fatto in passato da alcuni loro connazionali. La guida che ci ha accompagnato per tutto il giorno nella visita alla città di Berlino, era una grandissima amante dell’Italia, “io vi invidio perché abitate nel paese più bello del mondo, vi prego di tener presente che questa città e gran parte della Germania, sono state distrutte dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, perciò la storia dei nostri monumenti è piuttosto recente, non possiamo di certo competere con le vostre antiche bellezze”. Questo è quanto ci ha detto la guida prima di lasciarci. Concludo questo racconto con una riflessione che ho fatto in aereo sulla via del ritorno: i tedeschi con il loro modo di fare così precisino, compassato, così stitici di sorrisi ed i loro monumenti, sembrano realizzati da una persona con squadra e riga, gli italiani così estrosi, a volte esuberanti, ed i nostri monumenti, sembrano realizzati da un artista a mano libera; è tutta un’altra cosa.
Giordano