“Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo del cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d’oro della solarità.”
(Montale, I limoni, in Ossi di seppia)
Questa immagine è bellissima: gialli limoni che appaiono all’improvviso in uno scorcio di vista, casuale, perché il portone avrebbe anche potuto rimanere chiuso. Molti portoni rimangono chiusi e neanche sappiamo cosa si celi al di là, invisibile al nostro sguardo. Passiamo ignari.
Poi, un giorno, si schiude uno spiraglio che apre anche il cuore. Inaspettato, si presenta. Lo cerchiamo, si nasconde. Penso a un romanzo di René Daumal, “Il Monte Analogo”.
Un gruppo di persone si unisce per cercare questo Monte, via di collegamento tra terra e cielo. Viaggiano a lungo, perdendo via via la speranza di trovarlo. “Ognuno faceva il suo inventario, e di giorno in giorno ognuno si sentiva più povero, non vedendo niente intorno o dentro di sé che gli appartenesse realmente. Cosicché, una sera, furono otto poveri uomini o donne sprovvisti di tutto che guardavano il sole scendere all’orizzonte”. E proprio lì il Monte Analogo apparve inaspettato. Nella vita accade spesso. Cerchiamo e non troviamo, finché qualcosa accade dove non stavamo cercando. Camminiamo immersi nei nostri pensieri, ed ecco che lo sguardo stanco coglie quel giallo dei limoni che ridà forza e vita.
Confido nella vita e nelle sue possibilità di sguardi inaspettati. Accadono nella stanchezza e nella resa, accadono nella gioia, accadono meno quando li cerchi a tutti i costi e li vuoi trovare. Semplicemente, accadono quando accadono. O forse sono sempre lì, siamo noi che non li vediamo, che andiamo troppo di fretta.
Forse il nostro sguardo troppo focalizzato ci impedisce di cogliere ciò che sta ai margini, al limite del campo visivo e che appare sfocato. Troppo teleobiettivo a scapito del grandangolo. Oppure lanciamo i nostri sguardi verso orizzonti lontani e perdiamo ciò che abbiamo sotto il naso. Troppo grandangolo a scapito del teleobiettivo. Finché in tutto questo gran daffare, accade che un’immagine si presenti al tuo obiettivo. È lei che ti trova, e tu scatti. Così la vita.
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