“Non si esce mai indenni da queste incursioni nel cuore della sofferenza degli altri.”
(Marie de Hennezel)
In effetti questi giorni sono stati pesanti, lavorativamente parlando. Non sono uscita proprio indenne da alcune stanze. Si usa l’espressione “contagio emotivo”, e in questi giorni mi è stato molto chiaro cosa significhi: frammenti di stati d’animo altrui mi sono rimasti attaccati addosso, occhi smarriti hanno continuato a guardarmi… E anche quando, a casa, preparavo la cena o leggevo un libro, un alone di pesantezza stava acquattato in fondo all’animo.
Oggi, però, sono uscita abbastanza presto: c’era ancora il sole e il cielo era azzurro, l’aria non era fredda. Sono andata a fare la spesa: mi sono concentrata su mele e arance, sui prodotti di cui avevo bisogno; ho annusato ammorbidenti, letto qualche etichetta, scandagliato con attenzione i banchi freezer, a caccia di surgelati appetibili e pronti in pochi minuti. Un tuffo nella normalità, nella vita concreta e quotidiana: ne avevo bisogno, e di corridoio in corridoio, insieme al carrello spingevo in su anche il mio umore.
Così stasera, ripreso un certo equilibrio, torno indietro a recuperare anche un senso per la fatica dei giorni scorsi. E torno alle parole della de Hennezel: “…proprio attraverso le cose che ci feriscono diventiamo vulnerabili, quindi aperti agli altri e veramente umani.”
E ancora: “Non si sa mai chi accompagni chi, e questa è la dimostrazione della reciprocità della relazione. (…) l’altro mi porta qualcosa con l’esperienza che sta vivendo, mi avvicina a me stesso, alla mia condizione di essere umano sofferente. Ci sono benefici reciproci nell’accompagnamento.”
Sono completamente d’accordo. E in fondo, penso che non sia molto diverso dal senso dello stare qui a dialogare attraverso questo splendido giornale con altre storie, altre esperienze, altri sguardi: condividiamo i percorsi e così sappiamo di non essere soli; da lì traiamo forza per combattere le nostre battaglie, godiamo leggerezza e sorrisi per riprendere energia.
Per me una delle grandi bellezze della vita è proprio il dialogo, la possibilità di condivisione. Ecco, lì trovo la meraviglia. Lì si ricompone il dolore. Nel cuore dell’umano, fluisce la vita.
Maristella