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SCOPRI-AMO MONTICHIARI PRESSO LA CHIESA DI S. ROCCO A BREDAZZANE

Appuntamento alla Chiesa di S. Rocco alla frazione Bredazzane, ad inizio agosto, per SCOPRI-AMO MONTICHIARI, organizzato da Pro Loco Montichiari, per conoscere qualcosa in più della chiesetta e del contesto della vita contadina del XVII secolo.
Piacevolissimo accompagnamento alle letture a cura del chitarrista Fabrizio Treccani. (in fotografia qui sotto)

Ha aperto la serata Don Paolo Tortelli, Parroco della Parrocchia di Borgosotto, a cui fa capo Bredazzane. Poche le notizie storiche su questa chiesa, che sorge all’inizio del Cinquecento, per voto della famiglia Cazzamali e dopo di questa, della famiglia Ferrari di Castiglione delle Stiviere, quando cominciò a diffondersi il culto di S. Rocco, a seguito delle pestilenze. All’inizio molto piccola, nei due secoli successivi fu arricchita del presbiterio e del coro, con la sacrestia a lato e un’abitazione dignitosa per il custode. Nella chiesa si trovano le belle tavole di Francesco Pezzaioli dedicate a S. Pancrazio sullo sfondo di Roma.
Dal 1978 (1° anno della sagra) grazie ai volontari che ogni anno si sono impegnati ad organizzare la sagra di S. Rocco e al contributo degli abitanti, ora Bredazzane ha una bella struttura con un centro sportivo, una piazzetta inaugurata nel 2007 intitolata ai Padri Canonici Regolari dell’Immacolata Concezione.
I sacerdoti di questa congregazione infatti sollecitarono e seguirono molto la costruzione di questo centro, soprattutto Padre Fausto, Parroco per 14 anni fino al 2001, molto legato a Bredazzane e al culto di S. Rocco. Anche i suoi successori aiutarono e sostennero sempre la frazione. La serata è proseguita con la relazione del Prof. Mario Fraccaro, che ha brevemente descritto la vita contadina del XVI e XVII secolo a Bredazzane, frazione distante 4km dal centro di Montichiari, il cui nome pare derivato da un ceppo della famiglia Treccani, soprannominati Bragana e dal nome cascina. A Montichiari c’è un’altra chiesa di S. Rocco, costruita nel 1512, nell’ex ospedale, ora sede della Biblioteca Comunale. Nel XV e XVI sec. Montichiari era Capo di Quadra sotto il governo di Venezia, sede di un mercato artigianale e contadino importante.

La provincia di Brescia era la più ricca della Repubblica Veneta. Dal XV al XVIII sec. i confini della nostra provincia erano un po’ diversi da quelli attuali, comprendevano comuni che ora fanno parte delle province di Bg, Vr, Cr, perciò Brescia era una provincia geograficamente strategica, formata da ½ milione di ettari. La maggior parte era zona montana e collinare, di minor superficie la pianura, divisa in Quadre giuridiche, di cui una era Montichiari. Le cascine avevano grandi aie con fienili, portici, orti intorno, ma poco bestiame. L’agronomo bresciano Agostino Gallo, in un suo libro, racconta che si coltivavano cereali, frumento, orzo, segale, oltre a prati per falciato a fine estate, ma lui promosse la nuova agricoltura irrigua della Val padana, per inserire a rotazione le foraggere che consentirono più allevamenti, quindi più produzione di formaggi. Molte famiglie uscirono dal centro abitato di Montichiari per vivere in campagna, ma la nostra zona fu saccheggiata molte volte durante le invasioni. Anche le famiglie ricche vendevano terreni a Brescia, riducendo il numero di coloni a chi vi abitava. All’epoca Montichiari contava 4.000 abitanti, compreso i forestieri che svolgevano attività mercantili. La peste del 1630 colpì pesantemente anche il nostro paese, che tuttavia poi si risollevò grazie al mercato. Furono costruite nuove strade, ponti, chiese e nella seconda metà del 600 fiorì l’attività serica (allevamenti baco da seta). Nacquero le frazioni, spesso il loro nome derivava dal cognome dei proprietari delle cascine, alcuni provenienti da fuori paese. Nel 600 i contadini vivevano in villaggi, nei campi e nei boschi coltivavano grano, segale per il pane e frutteti.
C’erano anche diversi artigiani, pertanto il popolo era autosufficiente. I ceti sociali più ricchi si distinguevano bene dai braccianti senza proprietà. Questi dormivano su paglia sopra le stalle e rimanevano in famiglia anche dopo sposati, creando spesso malumori per interessi. La vita media durava 40 anni, i bambini erano malnutriti, vestiti di stracci e lavoravano già dai 6/7 anni, ma spesso morivano ancora più piccoli, per carestie e malattie. Da questo breve racconto si evince quanta povertà, quanto lavoro fisico sostenevano i contadini e in genere gli artigiani di vari mestieri. Eppure sopportavano le loro difficili condizioni di vita affidandosi con devozione a Dio e ai Santi, con semplicità e con profonda fede.
Ornella Olfi

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