Camminavo qualche giorno fa, nei pressi del Teatro San Carlo di Asola (Mn), vicino al suo ingresso vi è la vetrina di un negozio che anni addietro vendeva scarpe di ogni tipo, modello, e prezzi per ogni tasca. La proprietaria di questa elegante bottega, era una carissima amica di mia mamma con la quale aveva frequentato le scuole elementari; ogni qualvolta in famiglia vi era bisogno di una qualsiasi calzatura, ci rivolgevamo con fiducia a questo negozio perché c’era un rapporto soprattutto d’affetto e non solo commerciale. Mi ricordo quando a dodici anni accompagnato da mia madre, andammo ad acquistare delle eleganti calzature, eravamo invitati al matrimonio di un nostro caro parente e le mie scarpette erano troppo sgualcite per poter presenziare a questo importante evento.
In negozio c’erano, oltre all’amica di mia mamma, il suo anziano padre e sua figliola di 5 anni più grande di me; dissi subito che volevo scarpe senza stringhe (un impiccio in meno, e poi si evita la conseguenza che si possano slacciare), provai un modello che mi piaceva ma un pochino troppo strette, chiesi un numero in più ma l’anziano signore disse che il mio piede era un quaranta non un quarantuno, – “mi scusi ma il piede è il mio e sento il ditone che batte contro la scarpa, vorrei provare una misura in più” – “senti ragazzino, vendo scarpe da cinquant’anni, e io ti dico che il quarantuno ti si sfilerebbe dal calcagno” – “ma se non lo provo come facciamo a saperlo?” – “credimi, questo è il tuo numero !”-
Io ero un ragazzino dall’immatura personalità, non insistetti oltre, così prendemmo un paio di scarpe che mi facevano male al ditone (dicasi alluce), in macchina non dissi una parola, ero arrabbiato soprattutto con me stesso perchè non ero riuscito ad imporre la mia volontà. In seguito mia madre cercò di allargare le calzature pressando al loro interno dei fogli di giornale accartocciati, ma strette erano e strette rimasero. Sopportai 2 anni ad andare in giro con le dita dei piedi doloranti, finché compiuti i quattordici potei guidare il motorino ereditato da mio fratello e finalmente recarmi in solitaria ad acquistare un paio di scarpe nuove.
Mia mamma mi fece promettere di comprarle ancora nel negozio della sua carissima amica ed io la accontentai, ma prima di aprire la porta della sua bottega mi promisi di non farmi influenzare da estranei, seguire esclusivamente i miei gusti ed il benessere dei miei piedi. In negozio c’era solamente la figlia (bella e gentile), dell’amica di mia mamma, quando chiesi come mai fosse da sola, mi spiegò che il nonno non stava molto bene e che sua madre l’aiutava solo nel fine settimana, periodo in cui vi erano maggiori clienti.
Mi fece vedere e provare una decina di scarpe, finché la mia attenzione cadde su un paio di calzature assolutamente singolari: erano color verde prato, non una tinta omogenea ma picchiettate come a sembrare ornate da trifogli… quando le provai, constatai che erano pure morbidissime, sembrava di camminare su un campo d’erba; unica nota dolente il prezzo: novantamila lire, mia mamma me ne aveva date solamente ottantamila ritenendo fossero più che sufficienti, ma la bella ragazza davanti al mio grande dispiacere mi accordo` uno sconto di diecimila lire; ero veramente felice.
Un’altra cosa mi aveva spiegato e consigliato la mia cara ed esperta genitrice: – “compresa nel prezzo fatti dare anche la crema adatta a lucidare le calzature, ma chiedigliela solo dopo che ha fatto lo scontrino, così non te la fa pagare”. – Naturalmente seguii alla lettera i consigli di mia mamma: mentre la bella fanciulla stava mettendo la scatola delle scarpe nella borsina di plastica, gli domandai quale crema lucidante fosse adatta a lustrare le scarpe: – “ essendo di un colore così particolare, serve una crema neutra” – poi aspettai un attimo che battesse lo scontrino e con voce decisa gli chiesi: – “me la dai ?”- la ragazza mi fissò con i suoi occhioni scuri, sgranati al punto che sembrava gli schizzasero fuori dalla testa, poi mi chiese seccamente: – “che cosa???” – “ la crema per lucidare le scarpe !!”- E lì cominciò a ridere ma a ridere, vi giuro, in vita mia, mai mi è più capitato di vedere una ragazza sbellicarsi dalle risate come stava facendo lei; con una mano si teneva la pancia e con l’altra mi faceva cenno di aspettare un attimo; ero allibito, gli avevo semplicemente chiesto un lucido per le scarpe, cosa c’era di così divertente? Finalmente quando si riprese, asciugatasi gli occhi dalle lacrime mi rispose: “si, quella te la do’“- Si scusò con me ma non mi spiegò il motivo della sua straripante risata; mise un tubetto di crema lucidante nella borsina, mi accompagnò alla porta e salutandomi cordialmente raccomandò di portare un abbraccio a mia mamma.
Quando mi girai, vidi attraverso la vetrata la ragazza che ancora stava ridendo; non ci stavo capendo più niente, ma cosa avevo fatto di così strano ?? Arrivato a casa spiegai la situazione a mia mamma, la quale con una certa nonchalance disse che la figlia della sua amica probabilmente era di buon umore; ma quando lo raccontai a mio fratello, la sua reazione fu molto diversa: – “ta set propes un ingenuo deficente”, e finalmente mi delucidò adeguatamente sull’accaduto.
Qualche anno dopo, ebbi bisogno di comprarmi un altro paio di scarpe e io avevo vergogna ad entrare nel negozio, però pensavo che ormai la bella fanciulla non si sarebbe più ricordata dell’accaduto così, aperta la porta della bottega, sfoderai un bel sorriso. Appena mi inquadrò disse queste testuali parole: “qualsiasi calzatura tu acquisti, la crema per lucidarle, te la do’ in omaggio” e poi si mise a ridere.
Giordano