Chiamò a radunata tutti le SS che erano nel campo. Parlò in tedesco e Lüdeke dopo mi tradusse quel poco che non capii, John mi stava presentando. Feci un debole cenno di saluto con la mano. Qualcuno mi disse di non avere paura, che nel campo succedevano normalmente certe cose. Risposi freddamente:-Io non temo nulla-. Mentre invece mi mordevo le labbra per non tremare. una SS disse qualcosa al comandante ed egli rispose:-Ributtale giù dal camion!-. John mi invitò ad assistere ad un’altra anomala scena e mi disse:-Guarda là, quei prigionieri hanno appena messo quelle pietre e massi sul camion e noi con la leva le ributtiamo giù e le ordiniamo di rimetterle sul camion!- strinsi i denti ed i pugni. I prigionieri erano mezzi distrutti e se cadevano perché non ce la facevano ad alzare i massi, li infilzavano una specie di ago nella carne e i poveretti si rialzavano subito gemendo dal dolore. Il comandante mi disse:-Tra poco ci sarà un lavoretto anche per te. Ogni sera i prigionieri quando tornano nelle baracche, tu guarda i loro zoccoli; se sono puliti vuol dire che non hanno lavorato e quindi bastonali, se sono sporchi significa che li trattano male e quindi picchiali-. Lo guardai in modo strano, egli aveva uno sguardo così freddo e orgoglioso della sua crudeltà, non c’era speranza per quei prigionieri “Come potevano non aver lavorato? C’erano le SS come sorveglianti! E come potevano non aver sporchi gli zoccoli? Vi è solo fango qui!”. Mi disse di andare ad indossare la divisa nazista e di compiere il lavoro assegnatomi. Poco dopo il comandante ci informò che era pronta la cena e noi tutti ci radunammo in una grande sala. Il cibo era abbondante e fantastico, pensare che tutto ciò che avanzava veniva dato ai cani. “Di tutto fanno, pur di non dare nulla agli ebrei!” pensai. Quella sera mangiai pochissimo pensando ai poveri prigionieri che ogni giorno si ammazzavano per un tozzo di pane. Più tardi io ed il comandante stavamo analizzando i vari lavori che mi sarebbero stati assegnati i giorni avvenire, quando un soldato fece irruzione nello studio. :-Ryan!- urlò il comandante -was passiert? (Cosa succede?)- chiese preoccupato il comandante. Ryan scosse la testa e alzò le spalle. John si calmò e rivolse un sorriso al fratello, solo allora Ryan si accorse di me. Il mio cuore batteva all’impazzata, il mio volto stava arrossendo, ma ricordando le parole di Lüdeke non potevo abbassare lo sguardo. “Cosa potevo fare? Mi avrà riconosciuta? Perché avevo più paura dell’uomo che mi salvò la vita che di quello che me la voleva privare?”. Ryan continuava a guardarmi in modo stupito così alzai la mano in maniera romana e dissi:-Bis bald John!- John fece una smorfia di approvazione riguardo al mio saluto; poi si avvicinò a me e disse:-Lascia che ti presenti mio fratello Ryan-. Gli strinsi la mano, ma restammo qualche attimo senza rivolgerci nessuna parola, John ruppe il ghiaccio dicendo:-È Eva, una nuova SS, è qui da stamattina, è italo-tedesca, ma impara in fretta le regole e i modi di azione che ci sono stati eletti dal Terzo Reich-. Ryan mi fece un sorriso. Quando uscii dallo studio si rivolse a John dicendogli:-Ich brauche ein SS!- (Mi serve una SS!). John rispose:-Sie est beschaftigt!- (Lei è occupata!) Ryan continuò:-Es ist dringend!- (È urgente!).
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