Dopo che tutti i prigionieri uscirono dalle loro baracche una SS ci notò e ci venne incontro; senza volerlo afferrai la mano di Lüdeke e la strinsi forte. Lüdeke mi disse che gli stavo facendo male, mollai la presa Lüdeke mi disse:-Sei un’ariana adesso, comportati come tale! Non abbassare lo sguardo davanti alla SS lo so che è difficile, ma ti ricordo che non sono solo le assassine dei tuoi genitori, ma anche dei miei!-. Obbedii e quando la SS fu vicina a noi Lüdeke le chiese cortesemente se potevamo parlare con il comandante del campo. La SS ci informò che doveva far lavorare le sue “bestie” (così chiamava le prigioniere), ma qualcun’altra avrebbe potuto accompagnarci senza alcun disturbo. Così chiamò una sua collega e le spiegò che dovevamo parlare urgentemente con il comandante. La SS ci fece strada tra milioni di volti straziati con il viso pallido e dei segni viola per le busse. Erano tutti magrissimi e si vedevano le ossa. Pensai che se non fosse grazie a Lüdeke anche io avrei fatto parte di uno di loro, oppure non esistevo già più. Gli occhi cominciarono a bagnarsi, le lacrime a scendere lungo le guance; Lüdeke si voltò e vedendomi così mi disse:-Sguardo alto, spirito orgoglioso, aspetto ariano in poche parole-. Riuscì a farmi sfuggire un sorriso e mi asciugai velocemente gli occhi. Ripresi a camminare e accidentalmente mi scontrai con un prigioniero. La SS le si avvicinò:-Sporco ebreo guarda dove metti i piedi!- lo rimproverò. Stavo per giustificarlo, ma Lüdeke mi bloccò. Il poveretto ricevette così sei bastonate. Stavamo raggiungendo lo studio del comandante, la SS vi entrò per informarlo del nostro sopraggiungere. Uscì dallo studio dopo pochi minuti dicendoci che il comandante poteva parlarci solo dopo la selezione dei prigionieri. Così dovetti assistere con quel maledetto aspetto ariano il breve e terribile tragitto tra la vita e la morte. Lüdeke era un bambino straordinario, stava lì ad osservare e pertanto con aria fiera. :-Senza cuore!- Gli dissi io abbassandomi fino al suo orecchio, lui mi guardò e si portò il dito alla bocca facendomi capire che dovevo rimanere in silenzio:-Bisogna stare zitti e attenti! Così fanno le SS!-. “Ma queste SS dovranno aver anche loro un cuore no?-pensai-avranno pur loro dei bambini a casa, un marito che le aspetta, anche loro a Natale diventeranno più buone e riceveranno dei doni dai loro parenti no? Perché si comportano così con noi? Perché non capiscono che ragioniamo allo stesso modo? Che comunichiamo allo stesso modo? Perché non capiscono che non abbiamo nulla di diverso?”. Finita la selezione furono 54 le donne che erano date in sorte alla camera a Gas. :-Toglietevi la divisa, quì veloci sul piazzale, presto andrete a fare la doccia-. “Quale pudore!”. Le donne si guardarono disorientate e, solo dopo aver visto i volti malvagi delle SS capirono che tipo di doccia aspettava loro: l’ultima. Le SS ordinarono loro di farci divertire, sfilando in mezzo al piazzale, ma le donne avevano freddo, stavano unite, avevano vergogna di mostrarsi nude. Nessuna pietà venne data loro; provviste di fucili le SS cominciarono a picchiarle:-Sfilate sporche ebree! Su mostrate il vostro bel corpo alle persone che vi stanno a guardare-. Gli altri SS ed il comandate ridevano sfacciatamente davanti a questa scena priva di dignità. Le donne allora cominciarono a “sfilare” in modo goffo, alla fine le SS le ordinarono di mettersi in marcia verso la camera a gas. Dopo tutto ciò il comandante ci fece cenno di entrare nel suo studio.
Marta Ravasio
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