Il mattino seguente una SS entrò bruscamente nella nostra baracca ed ordinò a tutte noi prigioniere di scendere dalle cuccette perché era ora di lavorare, mi misi in fila con le altre per uscire dalla porta della baracca, la SS urlò a due mie compagne che erano rimaste indietro e stavano ad osservare la loro cuccetta. Mi alzai sulle punte e vidi che nella cuccetta vi era qualcosa, andai vicino e vidi una donna morta con la bocca digrignata, le gengive consumate e la lingua fuori, mi affrettai ad allontanarmi da quella orribile scena e mi rimisi in fila. La SS urlò più forte:-Shnell! Shnell!-. La SS infuriata estrasse la pistola e la puntò contro le mie compagne, una di loro si girò di scatto e guardò con occhi furiosi la SS. Ella indietreggiò spaventata, ma poi si riprese e le sparò alla testa, richiamò l’altra, ma ella accasciatasi sopra il corpo della sua amica, implorò la SS di ucciderla. Nessuna pietà, la SS puntò la pistola alla tempia all’altra prigioniera e le sparò, poi ordinò alle prigioniere del kommando di occuparsi dei tre cadaveri. Mi offrii volontaria anche io di portarle alla fossa, così evitavo di fare la selezione, ma se venivo uccisa? La SS acconsentì ed io ringraziai di nuovo il Signore. Arrivata alla fossa le donne del kommando non mi staccavano gli occhi di dosso, feci un respiro profondo e le ignorai, il mio braccio era coperto non avrebbero notato la mancanza del numero. Nei campi la gente non si stupiva delle persone morte, ma delle persone vive. La morte era una cosa quotidiana. Grazie a Dio non venimmo uccise così ritornai al campo ed il lavoro assegnatomi era quello di zappare di nuovo per terra. All’ora di pranzo mi rimisi in fila tra le ultime e purtroppo contai ancora sulla fortuna. Arrivato il mio turno, notai che Ryan dava la zuppa (il che era strano visto che di quello si occupavano i prigionieri); aveva la solita indifferenza verso tutti. Avvicinai la mia ciotola verso il pentolone con mani tremanti e lui ridendo mi diede la zuppa poi mi guardò negli occhi, io era tutto il tempo che lo stavo ammirando e quando lui mi fissò ero come immobile i miei occhi inchiodati ai suoi. Mi riconobbe, si alzò, mi prese per il braccio ed ordinò ad un prigioniero di sostituirlo. Mentre mi trascinava per il braccio chissà dove, mi disse:-Pazza! Dovrei ucciderti!- lo guardai e dissi
:-E allora cosa aspetti?-. mi trascinò sino alla camerata femminile e lì mi ordinò:-Forza spogliati, metti la divisa nazista!- lo guardai incredula:-Muoviti!- continuò -tra poco alcune SS porteranno delle prigioniere al campo maschile, sicuramente verranno uccise!- lo guardai con disprezzo, poi liberandomi dalla sua presa scappai via. Giù alla piazzetta della selezione alcune SS mi afferrarono e mi trascinarono con forza sul camion. Salita, guardai verso le finestre delle camerate dei nazisti e vidi Ryan, che, affacciato alla finestra fumava un sigaro; abbassai lo sguardo e mi ritornò in mente quando lo vidi fumare per la prima volta. Le prigioniere vicine a me continuavano a sorridere e a ripetere:-La guerra è finita! Adesso torniamo a casa! È finita, siamo riuscite a resistere-.
continua-21