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Ryan konnen sie mir helfen? Ryan puoi aiutarmi? (2^ parte)

-No! Stop!- sentii, un soldato alto, biondo con gli occhi blu scuoteva la testa. Dopo pochi secondi tolsi le mani dal viso. Tremavo come una foglia secca che continuava ad essere sbattuta dal vento. Ma ero una foglia che non si staccava dal suo ramo nonostante gli insulti del vento straniero. Il soldato fece uscire tutti gli altri soldati da casa mia, poi mi guardò stranamente e in modo un po’ irritato, capii immediatamente cosa voleva; gli indicai dei vasi di terracotta che contenevano alcune piantine di edera, li buttò per terra, si frantumarono in mille pezzi, e da lì uscirono i soldi che la mamma aveva nascosto intenzionalmente per quelle “visite”. Ora era soddisfatto? Cosa aveva ottenuto? Due spiccioli?
Quando anche lui decise di andarsene mi disse:-Vattene via di qua!-. I suoi occhi blu non volevano sentire repliche. Allontanandosi da me lasciò una scia di fragranza al muschio bianco, era inebriante. Mi riconcentrai subito al suo ordine di andarmene ma dove potevo andare?
Nonostante tutto gli diedi retta e mi avviai verso le case in campagna. In città non potevo essere al sicuro, era pieno di soldati e soprattutto di spie. Lo stomaco brontolava ed il freddo era pungente, cominciò persino a piovere. Verso le 23.00 mi misi sotto un portico per trovare riparo, ma non potevo addormentarmi, avrei potuto morire congelata, la mia famiglia dove era? Il dolore mi travolse e le lacrime mi consolarono, ma il sonno mi ingannò e così mi addormentai. Il mattino seguente mi svegliai di botto. Intorno a me era tutto bianco. Quella notte aveva nevicato. Mi alzai ed anche se non sapevo dove andare mi indirizzai verso i campi. Degli uomini vestiti di nero si stavano dirigendo verso di me, mi guardai intorno e vidi che in mezzo ad un campo vi era una piccola casetta. Mi diressi verso di essa correndo e vi entrai. La famiglia era già sveglia ed il camino era acceso. Ero bagnata di neve, ero stanca, avevo le labbra e le mani viola, guardai la famiglia con un volto straziato e con gli occhi pieni di dolore. :-Mi potete aiutare? Ho perso i miei genitori- dissi con un filo di voce. Un vecchio si alzò, prese una tazza di latte freddo e dentro ci mise un po’ di polenta calda, me la porse e con voce bassa e nello stesso momento dolorosa disse:-Neanche noi siamo al sicuro-.
Feci un respiro profondo, negli occhi di quell’uomo c’era dolore, ma non era un dolore riferito a sè stesso, era un dolore per la sua famiglia: la figlia, il genero e i cinque nipoti di pochi anni. :-I soldati passano di casa in casa e portano via tutto… denaro, oggetti preziosi e… persone. Dobbiamo scappare, sono già stata risparmiata una volta e la fortuna raramente o addirittura mai passa due volte- dissi. Il vecchio mi rispose:-No! Noi resteremo qui, ci porteranno i nazisti da qualche parte, dicono in un campo per aiuti nei servizi militari. Lì lavoreremo, mangeremo e…-. :-No,- lo interruppi -raccontano bugie. Con la parola raccontano tutto il contrario dei fatti! Uomini schiavi e le donne prostitute di quei maledetti porci. Non ci daranno una mano. Mai!-. Il vecchio mi guardò con gli occhi sbarrati, pensava che forse quello che avevo detto aveva un senso e che avevo ragione? No, cominciò ad urlare. Cercai di zittirlo con le parole, ma invano. Corsi fuori e che freddo! Avevo voglia di urlare anche io come lui, di piangere, di sprofondare sotto terra. Che potevo fare? Ma perché non tenevo la mia maledetta bocca chiusa? :-Dio, dammi la forza di andare avanti!- urlai. Ma Dio esisteva? Non potevo o semplicemente non riuscivo a dir di no, è l’uomo che crea distruzioni e dolori.
continua-3

Marta Ravasio

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