Aprii gli occhi e vidi tutto annebbiato, sapevo che nella stanza in cui mi trovavo c’era qualcuno, così riaprii gli occhi con difficoltà e vidi che vicino a me, seduto su di una sedia, c’era Ryan. Lo guardai e gli chiesi:-Dove sono?- egli mi rispose:-Dove vuoi che tu sia se sei stata ferita da una pallottola?-. lo guardai e gli dissi:-In paradiso ovvio no? Ma visto che ci sei anche tu qui con me, sono sicura di non essere in paradiso-. :-Missà che la devi smettere ora Eva-. Mi disse Ryan, gli risposi:-Perché? È solo l’inizio! Ora vai via non voglio vederti mai più!… Non mi hai sentito? Vattene!! Vattene!!-. Si alzò dalla sedia e appoggiando la testa contro il vetro della finestra disse:-Perché ho impedito a John di spararti quella mattina di novembre? Adesso non saresti qui a complicarmi la vita!-. Trattenni a stento le lacrime, “Questo pensava Ryan di me? Io ero solo una complicazione nella sua vita?” lo guardai e gli dissi:-Torno nell’altro campo, voglio stare con Lüdeke-. Ryan si mostrò sorpreso e deluso di ciò che gli dichiarai, ma poi bruscamente mi disse:-Sei già morta se pensi di andare là. Hai meno di una piccola parte di percentuale di salvarti la vita. Hai già rischiato di morire tre sere fa per colpa di mio fratello ubriaco-. Mi misi a sedere sul letto e lo guardai in modo assurdo:-Tre sere fa?- gli chiesi; mi guardò e annuendo mi disse:-Tre sere fa. Ti sei messa sedere, ti tolgo la fasciatura-. Rimasi indifferente:-Da quanto tempo sono qui?-gli chiesi. Mi guardò e disse:-Tre giorni- :-Non è vero- dissi -non può essere vero. Come faccio ad essere qui da tre giorni?-. :-Ti hanno somministrato l’anestesia totale. Tanta dose, più il calmante che ti ho somministrato io, perché deliravi, parlavi di un foglio con il tuo nome che era uguale ad un numero e poi non mi ricordo più-. Annuii e dissi:-Che incubi che faccio in questi ultimi mesi! Quindi non mi sono svegliata per tre giorni?- mi guardò e disse:-Esatto! Per tre giorni-. Guardai la mia ferita, non era del tutto rimarginata, ma era in condizioni abbastanza discrete-. Ryan mi disinfettò e fasciò la ferita con una garza pulita, poi si sedette vicino a me mi disse:-Non provare ad andare all’altro campo!-. Il pomeriggio Ryan non venne a trovarmi, così escogitai un piano per uscire dalla sua vita. Verso le sette di sera presi dalla mensa dell’infermeria una patata bollita, entrai nel laboratorio e presi del sonnifero, lo misi nel piatto e poi mischiai tutto. La sera sapevo che Ryan sarebbe venuto a trovarmi così misi il piatto sul mio comodino, indossai la divisa nazista e mi infilai sotto le coperte. Verso le sette e mezza Ryan venne a trovarmi ed io gli dissi:-Ryan le vuoi le patate? Non mi piacciono. Sono ancora calde-. Stavo per prendere il piatto quando mi ricordai che indossavo la divisa nazista e quindi rimisi velocemente il braccio sotto le coperte. Ryan prese il piatto di patate e dopo averle mangiate si alzò per prendere il giornale, ma cadde a terra. Mi dispiaceva vederlo lì così per terra, ma dovevo uscire dalla sua vita ed essere quello che dovevo essere: una prigioniera.
continua-18
di Marta Ravasio