Fulminai Ryan con gli occhi e lui non mi disse nulla, mi guardava anche lui, ma i suoi occhi erano spenti e la sua mente altrove. :-Ecco!- disse John facendomi sobbalzare, mi guardò dritto negli occhi, mi augurai solo per il fatto che stava parlando italiano -adesso pronuncerò dei numeri. Tausend e funfhundert, achtzig e hundert…-. Alla fine c’erano venti donne dinanzi a noi, venti creature cui niente apparteneva a loro, né il nome, né il corpo, né la scelta di vivere o morire. John le osservò una ad una con sdegno, io riconobbi nonostante la deformazione del corpo Nicole, una mia carissima amica. Lei non guardava i soldati in faccia, era tenace aveva timore di fare compassione. E così non seppi andarle vicino, oppure salutarla anche con un semplice sorriso che in quei momenti è una cosa preziosa. Anche in quell’attimo di terrore ed odio verso i nazisti, aveva gli occhi grandi e dolci come quelli di un bambino. I suoi occhi sempre accesi che brillavano anche per un semplice complimento, ora erano spenti e privi di felicità. John fece loro spogliare, le ordinò di mettersi in fila orizzontalmente, prese una mitragliatrice e disse ad alta voce:-Una donna è riuscita a fuggire questa notte nonostante fosse allo stremo delle forze. Una donna che riesce a fuggire e non torna più indietro, pagherà con la vita di venti persone della sua stessa baracca-. Mi avvicinai a Ryan e gli dissi:
-Ryan potrebbe aver sbagliato, è del tuo campo, forse è morta ieri e non se ne è reso conto. Ryan ti prego fai qualcosa-. Egli mi rispose:-Eva le ha trasferite qua apposta per ucciderle, non faccio parte di questo campo e…- lo interruppi:-Ma fai parte di quella gente a cui basta una sola parola perché salvi venti o anche milioni di vite-. John con la mitragliatrice in mano volle concedere l’onore di sparare a me; inorridita risposi:-Perdonatemi comandante John, ma non sono brava a sparare-. John e gli altri SS risero di gusto :-Non preoccuparti- rispose -riusciremo a trovare un sostituto… Ryan, hai tu l’onore di sparare-. Il mio sguardo fulminò quello di Ryan, ma questa volta cercò di evitarmi. Nicole alzò lo sguardo, mi vide, le feci un debole sorriso; mi riconobbe ed improvvisamente i suoi occhi cominciarono a brillare e ad accendersi come una volta. Quegli occhi che ora brillavano, sembravano l’avessero risvegliata dalla sua tomba di morte. Il suo sguardo mi implorava di salvarle la vita. Ryan ora stava puntando la mitragliatrice contro la prima donna quando, con un improvviso ed inaspettato coraggio, urlai:-Comandante John, credete sia questa la punizione giusta?-. Egli mi guardò in modo sinistro e rispose:-Hai un’altra soluzione Eva?-. :-No, ma come è riuscita a scappare? Da dove è passata?-. John, in un primo momento non sapeva che rispondermi, ma non c’era risposta alla mia domanda, tutto poteva essere una buona scusa per mandare a morte quelle donne. Tuttavia mi rispose:-Non vi è altra punizione!-. le SS risero, John guardò Ryan e disse:
-Procedi pure!-. Ryan sparò a tutte le prigioniere, compresa Nicole che morì con gli occhi aperti. :-Colazione!- urlò John :-Comandante, le prigioniere morte si lasciano qui?- chiesi, egli mi rispose:-Se ne occupano i prigionieri del kommando-. Il comandante entrò nella sala ed io trasportai il corpo di Nicole alla fossa insieme alla squadra del kommando. Giunta alla fossa guardai il viso di Nicole e impedii agli altri di toccarla “Sei morta con gli occhi che brillano lo sai?” pensai riferendomi a colei che di sicuro era diventata un angelo. “Non ho fatto del mio meglio Nicole, ti supplico perdonami”. Fin che i suoi occhi rimasero aperti per me lei non era morta, ma arrivato il turno di buttare il suo corpo nella fossa le chiusi gli occhi; Nicole cessò di esistere sul pianeta dove mi trovavo.