Iniziano a giungere in redazione diverse lettere/email indirizzate alla redazione per rivolgersi alla Sign. Ghezzi. Rispondiamo al Sign.Paolo dandovi appuntamento a settembre con la nuova uscita dopo la pausa estiva.
Nel frattempo continuate a scriverci.
Gianluca
Buongiorno Sign.Ghezzi, le scrivo perché come molti, sono colpito dalla crisi economica che sta attraversando il nostro paese e prima che arrivi a vedere tutto nero, volevo chiederle un suo parere. Premetto che sono un artigiano, ho 43 anni e, tutto sommato, sto lavorando anche se come si suol dire, si vive la giornata. Il mio problema principale è essere una persona molto sensibile quindi appena c’è un calo di lavoro mi deprimo creando non pochi problemi anche nell’ambiente familiare. Ho due figli di 8 e 6 anni ed ho paura sia per il loro futuro ma anche del mio di non potergli dare un sostentamento necessario negli anni a venire. Forse tutto questo deriva dall’educazione dei miei genitori: gran lavoratori che, essendo anche figlio unico, mi hanno agevolato non poco nel mio percorso personale. E’ quello vorrei offrire ai miei figli. So che l’ansia è una brutta malattia ma ci sono momenti dove non posso farne a meno… Come dovrei comportarmi di fronte a questi cali di umore? Grazie mille.
Paolo.
Paura, ansia, sbalzi d’umore… qualcosa ci sta dicendo che è ora di trovare nuovi modi di vedere le cose. Quando le condizioni sociali ed economiche lo consentono è più facile pensare al futuro perché il presente offre molte più sicurezze: un posto di lavoro fisso, uno buono stipendio a fine mese, la possibilità di fare sacrifici e risparmiare. Si sviluppa un pensiero per obiettivi, un pensiero che progetta e organizza, che rende attivi, che ci da la sensazione di poter controllare e dirigere gli eventi. Ma è anche un pensiero che predispone all’ansia perché non si è fatto a tempo a raggiungere l’obiettivo prefissato che già se ne ha in mente un altro, si ha paura che qualcosa scappi al nostro controllo e ci rovini i piani con i quali avevamo attentamente organizzato il nostro (e altrui) futuro.
Quando le condizioni sociali ed economiche entrano in crisi anche questo modo di pensare inizia a vacillare. Il lavoro non è più fisso, lo stipendio non è più un buono stipendio e la possibilità di risparmiare se viene mantenuta è minima. Così è difficile pensare al futuro, ad averlo in mente in modo chiaro. Si è costretti a dover fare i conti con il presente, a “vivere alla giornata” o poco più in là. Si entra in contatto con la propria sensibilità perché ci si sente fragili e dipendenti dalle circostanze esterne e si sente ancora di più il peso delle aspettative che la nostra famiglia ha su di noi. Come fare con gli sbalzi d’umore e per scongiurare una visione nera e buia delle cose? cambiare il nostro punto di vista sulla realtà, cambia la realtà. Caro signor Paolo, provi a pensare, quale altra eredità può lasciare ai suoi figli? Se nel corso del tempo i nostri genitori ci avessero lasciato in eredità le stesse cose che avevano lasciato a loro i genitori, avremmo avuto un evoluzione molto più lenta. E se lasciasse in eredità l’esempio di un padre che ha saputo adattarsi alle circostanze, che ha avuto fede, nel senso di fiducia rispetto a dove la vita lo voleva condurre? Un padre che si è lasciato sedurre dal cambiamento, che è riuscito a trasformare i limiti in risorse e che è riuscito a coinvolgere in questo tutta la famiglia. E’ un artigiano, lei lavora con la creatività e con l’espressione della propria individualità. Organizzi con creatività il tempo libero a disposizione, c’è qualche sogno che ha messo via nel cassetto quando per esempio si è sposato o ha cambiato lavoro o ha avuto i suoi figli? è il momento di tirarlo fuori… è il momento di attingere alle parti più profonde di sé per ricolorare la sua vita. Non sarà facile all’inizio, cambiare modo di vedere le cose non è mai facile. Le capiterà di sentirsi in colpa, di sentirsi frustrato e pieno di un’energia che non riesce bene a canalizzare. Potrà aiutarsi facendo sport, frequentando dei corsi di rilassamento, muovendosi sul territorio perché ci sono veramente un sacco di proposte a costo zero se si è disposti ad allargare il proprio sguardo sul nuovo e sull’imprevisto. Tutte le cose si aggiusteranno da sole signor Paolo, a una condizione: seguire la luce che si ha dentro di sé. Quella che viene da fuori non ci appartiene, è artificiale, e si spegne in poco tempo.
Dott.ssa Rita Ghezzi – rita-ghezzi@libero.it
Psicologa clinica e psicoterapeuta in formazione