L’arte le scorre nelle vene, recitare fa parte del suo dna. Per Rosemary Calderone, salire su un palco o mettersi di fronte ad una videocamera rappresentano occasioni “per mostrare me, le mie emozioni, senza filtri e senza paure”. La sua è una carriera che ormai dura da anni, che l’ha portata a vivere straordinarie esperienze filmiche e teatrali capaci di esaltare il suo personaggio poliedrico e polivalente. Ci sono state storie che l’hanno segnata nel profondo dell’animo ed altre che l’hanno spinta ad immergersi nella donna che ha rappresentato.
Il suo approccio al mondo artistico era probabilmente scritto nel destino: gli studi al Liceo Artistico, l’approccio entusiasta al mondo della pittura, e poi ancora la vista del film Titanic e la sensazione chiara di capire cosa desiderava dalla vita. Oggi Rosemary Calderone è un orgoglio della sua terra, della Provincia di Messina e di tutta la Sicilia, presidente di un’associazione che presto sbarcherà anche in Provincia di Verona con l’obiettivo di favorire occasioni di incontro fra progetti cinematografici e attori.
Riavvolgiamo il nastro partendo da un dato di fatto: l’importanza degli studi e della formazione.
Proprio così! Ho studiato in Accademie teatrali e cinematografiche, ho seguito corsi a Messina e a Roma. Ho studiato con maestri del cinema come Pupi Avati e Giancarlo Giannini: grazie a loro ho capito che recitare per me fosse fondamentale per esprimermi. Ho bisogno di recitare, ma non mi interessa la fama: ho bisogno di far vedere chi sono attraverso i vari personaggi che interpreto. Per me recitare è verità, dono me stessa senza filtri, senza inganni, senza paure.
Un bisogno che hai coltivato nel tempo.
Ho partecipato a seminari intensivi con grandissimi actor coach fra cui Sergio Valastro, Bernard Hiller e Patrizia De Santis, giornate che mi hanno cambiata nel mio percorso artistico riuscendo a farmi capire come gestire il mio essere con i vari personaggi da interpretare.
La recitazione diventa occasione per raccontare storie.
E anche questa è sempre una straordinaria emozione. Ho creato uno spettacolo teatrale su Paolino Ruggero Vasari, mio prozio e uno dei pilastri del Futurismo italiano, dal titolo “Ricordando Paolino Ruggero Vasari”. Quello spettacolo è stato messo in scena in Provincia di Messina, a Patti, in collaborazione con la straordinaria Elena Maccagnano che mi ha aiutato nella regia e nei costumi.
Ma la tua carriera è ricca di momenti salienti…
Tutti i progetti a cui ho preso parte mi hanno fatta crescere a livello personale e professionale. Ricordo con particolare affetto il mio ruolo di assistente dell’assessore nel film di Beppe Fiorello “Stranizza d’amuri”, ho partecipato con Elena Maccagnano all’opera teatrale Dante’s Project, sono stata nel cast del cortometraggio thriller “La stanza rossa” del regista Luca Arcidiacono, vincitore di riconoscimenti a livello nazionale e internazionale. Ho creato un cortometraggio dal titolo “Il destino di un amore”, di cui ho scritto sceneggiatura, curato regia e del quale son stata protagonista, ottenendo importanti riscontri in vari festival.
Ci sono anche progetti che lasciano il segno.
Sono stata co-protagonista del film “Lotta per la vita”, scritto da Cristian Boragine per la regia di Nando De Maio, uno straordinario ragazzo alle prese con un grave problema di salute. Ho avuto l’onore di essere parte della sua storia filmica e ancor oggi, che lui è venuto a mancare, sento la forza del messaggio contenuto nel film che mi ha segnata profondamente. Con la sua forza mi ha trasmesso davvero tantissimo in termini di valori, ciò che mi ha lasciato è fondamentale per la mia crescita.
D’altronde, questo è il ruolo dell’attore.
Ad ogni personaggio dono un po’ di me stessa, ad ognuno concedo un po’ del mio essere: l’interpretazione è donare sé stessi, per me questo è fondamentale… oserei dire che è vita.
Ed infatti, hai dato vita ad un progetto davvero interessante.
Sono presidente dell’associazione cineteatrale e culturale Rosemarylin, nata nel 2020, di cui è vicepresidente proprio Elena Maccagnano. Nel periodo pandemico, ho capito che non potevo stare ferma e dovevo creare qualcosa di mio. Così ho dato forma a questo sodalizio e abbiamo creato il primo spettacolo dal titolo “Io, me” del regista Francesco Coglitore. È uno spettacolo surreale tratto da un monologo scritto da Angela Matassa.
L’associazione nasce proprio dal desiderio di mettere in scena progetti teatrali e cinematografici in totale autonomia, intercettando opportunità e coinvolgendo chi ha voglia di lavorare. Siamo 8 soci, vogliamo costruire qualcosa di importante a livello italiano ed europeo, e presto oltre alla sede che si trova in Provincia di Messina ne apriremo una seconda in Veneto.
In quali altri progetti sarai impegnata?
Sarò parte dello spettacolo “Mi chiamo Callas: Maria Callas” che il 20 gennaio andrà in scena a Sesto San Giovanni dove sarò Renata Tebaldi. In generale, voglio essere coinvolta in progetti che mi diano la possibilità di esprimere sincerità, riuscire a essere vera e donare emozioni.
Chi sei lontana dal set?
Amo il mondo equestre e il contatto con la natura, amo il mio equilibrio tranquillo, adoro l’equitazione e il disegno. Io sono persona buona, solare, sognatrice. E non posso vivere senza arte: dipingo natura e paesaggi, dipingere mi libera e mi aiuta a sprigionare emozioni. Perché la verità è questa: l’arte aiuta nella vita di tutti i giorni, aiuta a superare momenti negativi ed esperienze complicate. Ecco perché non posso vivere senza.
Un messaggio che ormai senti tuo.
L’arte mi ha aiutata in numerose circostanze e continua a farlo ogni giorno. Il mio obiettivo è aiutare altre persone, donando emozioni attraverso questo stupendo dono che Dio ha lasciato al mondo.
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