La Rocca di Manerba è posta su uno sperone roccioso a picco sul Lago di Garda molto facile da raggiungere in macchina dal centro di Manerba del Garda. Il parcheggio è a pochi metri dalla cima, sulla quale, in spettacolare posizione, si trovano i resti del Castello conosciuto come “Rocca”, sormontati da una grande croce.
Si può accedere alla rocca attraverso il sentiero che attraversa il parco, taglia per il pianoro del “Sasso” e si arrampica fino ai ruderi del castello.
In questo caso si può parcheggiare vicino al Bar di Via Agello.
Storia della Rocca di Manerba
Gli scavi archeologici nell’area del Sasso, area sottostante la Rocca, esposta al vento e interrotta da una scogliera a strapiombo sul lago, con un salto di 150 metri, sono state rinvenute tracce di un insediamento del Mesolitico che testimoniano la presenza di esseri umani circa da 8000 a 5000 anni fa. Durante le ricerche archeologiche sono venute alla luce tre circuiti di mura di difesa databili fra il XII e XIII secolo di cui il più interno racchiude la sommità della Rocca.
Entro la cinta esterna gli scavi hanno identificato una sequenza stratigrafica che va dalla cultura di Lagozza (4000 a.C.) alla fortificazione medievale da cui il sito trae il nome.
Numerosi reperti archeologici dimostrano la presenza di insediamenti Etruschi, dei Galli Cenomani e dei Romani. Nel 776 la Rocca fu l’ultimo baluardo di resistenza dei Longobardi ai Franchi di Carlo Magno, che un secolo dopo, donò i terreni circostanti ed in riva al lago, ai monaci di San Zeno di Verona. Col tempo la proprietà della Rocca fu degli Scaligeri, dei Visconti ed infine della Repubblica Veneta.
L’ultima struttura medievale venne distrutta nel 1574, per ordine della Serenissima perché divenuta una fortezza inespugnabile di fuorilegge.
Camminata alla Rocca
Sulla sommità della Rocca, grazie a lavori di restauro e valorizzazione archeologica e ambientale, è possibile vedere i resti dell’antico castello medievale e di altre antiche strutture accessibili attraverso una ripida strada asfaltata, chiusa alla circolazione nell’ultimo tratto dopo il Parcheggio. Il percorso attraverso muri perimetrali, scalinate e ponticelli in legno è segnalato da bacheche descrittive ed offre dei punti panoramici davvero splendidi con una visuale a trecentosessanta gradi sul Lago di Garda. I ruderi, nella parte dell’entroterra declinano verso un prato che offre ospitalità e riposo ai visitatori.
Inoltre dalla Rocca si arriva anche ad una splendida spiaggia.
Il Parco della Rocca: riserva naturale
Sul lato dei ruderi che guardano verso il lago, un ripido e in parte difficile sentiero, permette di scendere al Parco della Rocca di Manerba.
Accessibile anche dal basso, un grande bellissimo pianoro coperto da boschi e prati di 90 ettari che comprendono la Rocca stessa e tutto il tratto costiero denominato Parco Naturale Archeologico della Rocca e del Sasso.
Nei boschi che ricoprono gran parte del territorio del Parco si trovano rappresentate tutta gli alberi ed i cespugli autoctoni, come il Carpino nero, la Quercia roverella, il Pungitopo, il Caprifoglio e l’Elleboro che convivono con alberi e cespugli propri della Macchia Mediterranea.
Il Museo della Rocca
Il Centro Visitatori del Parco Archeologico Naturalistico della Rocca di Manerba del Garda ospita nella sua attuale sede espositiva (vicino al parcheggio sotto la Rocca) anche il Museo Civico Archeologico della Valtenesi.
Al piano terra il si segue il percorso archeologico, con pannelli bilingui (in Italiano e Inglese) attraverso una scelta di reperti esposti all’interno di vetrine, che illustra gli insediamenti del sito pluristratificato della Rocca e del Sasso, quello della Pieve di S. Maria e quello in riva al lago, con resti di un abitato palafitticolo dell’Età del Bronzo.
La leggenda della Rocca
Narra un antica legenda che un ferocissimo lupo abitasse sulla rupe di Manerba, occupando un antro a picco sul lago impedendo a chiunque di avvicinarsi. Dopo vari tentativi di cattura, gli abitanti misero una taglia sulla testa del lupo e fra i giovani che si presentarono ne vennero scelti tre: un giovane di Moniga, uno della Raffa e uno della Pieve vecchia. Il giovane di Moniga, cacciatore, cercò di attirare il lupo con un’esca viva, ma non ebbe successo e fini per essere spinto giù dalle alte scogliere. Quello della Raffa, pescatore, tentò di catturare il lupo con una grande rete ma anch’esso finì come l’altro.
Il giovane della Pieve, contadino, dopo aver chiamato il lupo con finti ululati, affrontò la belva innalzando una croce gridando di arretrare.
Miracolosamente il lupo indietreggiò fino a cadere dalla rupe e morire.
Si narra che, mentre il popolo di Manerba festeggiava il vincitore, erigendo una grande croce in vetta alla Rocca, nel lago i corpi dei due sfortunati giovani si trasformarono in due grandi scogli.