Sul numero di “New Entry” del 25 febbraio scorso, è stato pubblicato un articolo in cui si sostenva l’importanza del ritorno alla lira. I pareri, al riguardo, sono i più discordanti. Ho pensato, dunque, di far cosa gradita di riportare alcuni pareri al riguardo, analizzando meglio i pro e i contro dell’eventualità del ritorno alla sovranità monetaria italiana:
“Ovvio, che un ritorno alla lira comporterebbe una svalutazione su euro e dollaro. Si potrebbe esportare più agevolmente beni e servizi ma costerebbero molto di piu’ quelli importati, a cominciare dai prodotti energetici, il che inciderebbe sui costi dei beni che esportiamo.
Si pensi a quanto costerebbe la benzina e quali riflessi questo avrebbe sui prezzi dei prodotti trasportati, visto che la maggior parte viaggia su ruote di gomma e a quanto costerebbe l’energia elettrica, visto che la relativa produzione e’ data da gas e carbone, che importiamo.
Da mettere in conto, anche, le misure di protezione che i Paesi comunitari adotterebbero nei confronti del “made in Italy”. I risparmi degli italiani sarebbero ampiamente decurtati dall’inflazione lasciando nelle mani dei risparmiatori un mucchio di mosche.”
(Primo Mastrantoni – ADUC, Associazione per i diritti degli utenti e dei Consumatori)
“Con un’uscita dell’Italia dall’euro, muterebbe insomma il clima economico generale, dall’Europa agli Stati Uniti, che nel frattempo continuano a denunciare la troika per le sue assurde misure di austerity che provocano solo disoccupazione e recessione, mentre avrebbero la meglio le economie emergenti, soprattutto la Cina. I nuovi leader dell’economia mondiale, dunque, sarebbero loro. Non sarebbe necessariamente un male, se lo si vede da un’ottica esterna (anche l’economia vive di cicli e spodestamenti), ma sicuramente dovremmo cambiare abitudini di vita, usi e consumi. Cosa che dovremmo fare se uscissimo dall’euro e tornassimo alla lira.”
(Daniele Sforza – ForexNews)
“In materia di tassi sul debito è opportuno ricordare che nei soli dodici mesi durante i quali si passò dalla lira all’euro, a parità di condizioni economiche, il tasso medio ponderato calò di quasi 4 punti. Sebbene sia pressoché impossibile determinare con certezza lo scenario, un ritorno ad una lira inevitabilmente svalutata per via del quadro macroeconomico deteriorato, comporterebbe rischi troppo gravi per essere corsi.”
(Costantino De Blasi – lindipendenza.it)
“Negli anni ‘90, l’industria del Nord Italia era fortemente competitiva anche perché poteva contare su una moneta debole che favoriva le esportazioni. L’unico modo che avevano i competitor tedeschi per frenare questa crescita era bloccare il tasso di cambio, ed è esattamente ciò che è successo con l’introduzione dell’euro […] Il ritorno alla sovranità monetaria nazionale è l’unica premessa plausibile per uscire da questo circolo vizioso, anche se sarà necessaria contemporaneamente una rivoluzione culturale, che faccia leva sulla lotta alla corruzione.”
(Claudio Borghi, economista)
“Contrariamente a quello che si può credere il passaggio dall’ Euro ad una Nuova Lira non sarebbe indolore. Non è infatti un semplice problema di valuta, cioè cambiare l’Euro nella nuova moneta. Un abbandono della moneta unica porrebbe lo Stato di fronte alla ridenominazione d’imperio di tutti i titoli di debito nella nuova moneta. Questo equivale, né più né meno, che a un “default” ( parola elegante per “bancarotta”, cioè impossibilità di far fronte ai propri debiti), con relativa fuga degli investitori e impossibilità di trovare, per anni e anni, ulteriori finanziamenti sui mercati. Ridenominare i debiti contratti in una valuta forte (l’euro) in una più debole ( la nuova lira) significa non pagarne una parte e infrangere i patti e i contratti con gli investitori.”
(Lorenzo Pinna – scrittore e autore televisivo, docente di Storia e Filosofia)