“Torna forte a scrosciare la mia vita profonda
quasi scorresse fra più larghe rive.
Sempre più affini sento a me le cose,
tutte le immagini agli occhi più vive.”
R.M. Rilke
“Progresso” dal Libro delle Immagini
La vita profonda scorre e scroscia, ma non sempre questo corrisponde a un benessere.
Ci sono giorni in cui mi sembra di incrociare solo pesantezze, solo le fatiche delle nostre vite.
Giorni in cui ogni minimo fruscìo innesca una reazione dei nervi. Giorni in cui ognuno col suo fardello è la vista costante.
“Sempre più affini sento a me le cose”, ma se l’affinità risuona nella fatica di vivere, le note si fanno gravi. Rimango qui a scrivere per alleviare la pesantezza e cercare altre sintonie.
Ognuno ha il suo fardello. Vorrei scrollarmi di dosso la pesantezza come un cane si scrolla di dosso l’acqua dopo il bagno. Ma non funziona così.
Non se ne va via se non -forse- attraversandola.
Mi viene in mente il Flauto magico di Mozart, nelle immagini del film che Bergman ne ha tratto: lì il Principe Tamino, insieme a Pamina, attraversa le prove del fuoco e dell’acqua andando semplicemente avanti, ascoltando e osservando ciò che attraversa e suonando il flauto magico che lo aiuta nell’impresa. Il mio flauto, stasera, sono le parole che raccontano, che gettano un ponte verso una nuova riva. Sto quieta in raccoglimento.
Il silenzio lenisce, placa. Lascio scorrere.
Scorrono le piccole grane della giornata, i fastidi, i nervosismi; scorrono i sorrisi e le leggerezze; scorre ciò che ha increspato la superficie dell’acqua, che ha toccato pelle sensibile; scorrono i fardelli altrui. Qui, ora, solo silenzio e respiro.
sguardiepercorsi