“Non c’è lode che un uomo
reso dal suo potere simile agli dei
non creda per sé vera e doverosa”
Giovenale.
La fattoria degli animali all’inizio si fondava su sette articoli:
Art 1 “Tutti ciò che va su due gambe è nemico”
Art 2 “Tutto ciò che va su quattro gambe
o ha le ali o è amico”
Art 3 “Nessuno animale vestirà abiti”
Art 4 “Nessuno animale dormirà in un letto”
Art 5 “Nessun animale berrà alcoolici”
Art 6 “Nessun animale ucciderà un altro animale”
Art 7 “Tutti gli animali sono uguali”.
Poi vennero gli aggiustamenti giustificati dal ricorrente “Certo non c’è nessuno fra voi che voglia il ritorno di Jones”
Un giorno si vide il verro Napoleone e la sua scrofa preferita agghindati di tutto punto, questo in contrasto con l’art 3. “Nessun animale dovrà dormire in un letto … con il lenzuolo”
“Nessun animale ucciderà un altro animale … senza motivo”, “Nessun animale berrà alcoolici … in eccesso”…
Ancora una volta vennero ridotte tutte le razioni, eccetto quelle dei maiali e dei cani (le pensioni del popolo e la reversibilità delle persone non abbienti, non certo quelle dei governanti). Clarinetto utilizza il termine razionamento, non quello di riduzione (i moderni parlano di razionalizzazione, di spending review, ecc).
Lo zucchero non manca per la mensa del compagno Napoleone, zucchero che esso proibiva agli altri animali perché li avrebbe fatti ingrassare (che sollecitudine).
“Quattro gambe, buono; due gambe meglio”
“Tutti gli animali sono uguali … ma alcuni animali sono più uguali degli altri”. “dopo ciò non parve strano che i maiali che sorvegliavano i lavori reggessero fruste nelle loro zampe”.
“Le creature di fuori guardavano dal maiale all’uomo, dall’uomo al maiale e ancora dal maiale all’uomo, ma già era loro impossibile distinguere fra i due”. Prima “Compagna quei nastri che ti piacciono tanto sono il segno della schiavitù”, poi “Tutti i maiali di qualsiasi grado dovevano avere il privilegio di portare la domenica un nastro verde sulla coda”.
Rilettura
Di solito, noi dalle persone intelligenti e preparate ci aspettiamo azioni congrue alla loro intelligenza e preparazione. Ciò vale, secondo me, dall’operaio al grande capitano d’industria, colui che mette mano al proprio denaro, dall’agricoltore al giudice, dal comandante di una nave al marinaio. Nella nostra fattoria degli animali gli esseri intelligenti e preparati, secondo l’autore, sono impersonati dai maiali, così scrive “L’opera di propaganda e di organizzazione cadde naturalmente sui maiali, la cui intelligenza superiore era generalmente riconosciuta da tutti gli animali”. E allora ci si chiede se l’azione che si erano proposta gli animali della fattoria del signor Jones: migliorare le condizioni di vita di tutti gli animali, cacciando essi il proprietario sfruttatore, l’abbiano conseguita. Il risultato è di ritrovarsi un’oppressione pari alla prece-dente. Rivolta inutile. Schiavi erano, schiavi sono rimasti.
Ma veniamo a noi, all’Italia attuale, all’Europa e al mondo attuali. Dal 25 aprile 1945 la parabola della vita pubblica italiana si rispecchia in quella della fattoria, del signor Jones prima, fattoria degli animali poi, e infine fattoria padronale dei maiali. Strano parallelismo: dall’oppressione di un sistema politico che ci ha portato alla disfatta a quello attuale che sta facendo altrettanto.
Da “Il potere al popolo” Art 1 della Costituzione, al potere dei moderni “maiali” (non è l’animale o l’uomo che è riprovevole, ma le sue azioni), gli esseri più intelligenti tra gli animali!
Come furono fortunati gli ospiti della fattoria e come siamo fortunati noi italiani! Pensate che sfortuna ci poteva capitare se fossimo stati vittime di quelli più ignoranti (non lo sono sia beninteso, è solo il pensiero di chi detiene il potere, perché pensa a sé come il migliore e il più adatto a condurre le faccende dell’Italia, dell’Europa, del Mondo) che so operai, contadini, massaie (e infatti nei parlamenti non ve ne è traccia), in breve il popolo. Non credo che siamo un popolo di pecoroni, come ha affermato il signor Berlusconi, persona degna come tutte le persone prese uno a uno, ma a volte dice fesserie, come tutte le altre persone degnissime. Il fatto è che siamo divisi, come già sostenne G. Mameli. Più che altro siamo stati lentamente svuotati di senso civico, dalla ricerca del particolare denunciato da Guicciardini. Dal non volere mettere a repentaglio quel poco che con l’opera personale si è fatto (frutto di sacrifici personali, non certo piovuto dal cielo o dono dei detentori del potere). Pure dal fatto che per mutare lo stato attuale non basta un bagno di sangue, che reputo anacronistico, se poi non c’è coerenza (attualmente è in atto una mattanza e con risultati che sono sotto gli occhi di tutti). Perché passare dal despota Jones per finire sotto il tallone e la frusta dei maiali, non è la cosa che mi porti grandi vantaggi o mi riempia di felicità ed entusiasmo, tutt’altro.
Babel ebbe a scrivere “Le rivoluzioni sono una cosa buona, fatte da uomini buoni, ma gli uomini buoni non uccidono” (pagò con la vita questa sua affermazione, Stalin non gradì. Inoltre gli uomini buoni non hanno bisogno di scorte e auto blindate). E così anch’io penso che per dirigere uno stato occorrono persone intelligenti, preparate, ecc, ma queste persone non affossano la Patria, come è avvenuto in Italia dagli anni
’70 in poi! Certo amministrare bene uno stato è difficile, governarlo pure, ma anche governare una famiglia è difficile, governare se stessi è difficile. Ma solo depredarlo non mi pare che sia un’azione encomiabile e che meriti il plauso degli amministrati. Cervantes lasciò scritto “reputo migliore di me solo chi fa meglio di me”, parole che sottoscrivo. Oltretutto i maiali presero il potere dopo il signor Jones, e perciò avrebbero dovuto giovarsi dell’esperienza passata, invece commisero e continuano a commettere lo stesso errore, la stessa oppressione, lo stesso sfruttamento. Per dirla in dialetto “i tape son discese dalla bora”. Se non si è migliori di chi venne prima e se a volte si agisce peggio, che senso ha l’uomo che è in noi?
Alcuni dati storici: “Noi riteniamo che tutti gli uomini sono nati uguali” dalla Dichiarazione di indipendenza statunitense del 4 luglio 1776.- “Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti” art 1 della Costituzione francese del 3-9-1791. -“Tutti gli uomini sono uguali per natura e davanti alla legge” art 3 dell’Atto costituzionale francese del 24-6-1793. -“Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali
davanti alla legge” art 3 della Costituzione italiana del 27-12-1947. -“Tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti” art 1 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del 10-12-1948. Orwell terminò la stesura della sua favola nel 1944, essa era una feroce satira del comunismo, (lo scrittore ne conobbe l’aspetto criminale durante la guerra civile spagnola, si veda il suo libro “Omaggio alla Catalogna”), ma la si può rileggere come critica di molti altri regimi attuali, dal ‘democratico’ al teocratico, dal neocolonialismo al predatorio capitalismo e così via. Tutte concezioni della vita presenti sulla terra attualmente. Concezioni che stanno edificando l’uomo nuovo: l’uomo produttore consumatore, svuotato del ben dell’intelletto. Ma edificare quest’uomo, l’uomo nuovo, privandolo della ‘testa’ non mi pare che ci porterà lontano. Ecco perché bisogna riprendersi la propria dignità personale con azioni congrue
all’obbiettivo. Infine ritengo che essere derisi, maltrattati, persino uccisi dal nemico ci può stare, forse gli faremmo altrettanto, è successo, succede e succederà. Ma che subiamo questo da chi dovrebbe essere al nostro servizio è inaccettabile. Sta infatti accadendo ciò che disse Tacito (politico romano vissuto tra il 56 e il 123 dopo Cristo): “Depredare, trucidare, stuprare essi chiamano col nome bugiardo di impero (si legga repubblica italiana). Dove passano, creano il deserto, e lo chiamano pace”.
Armando Tomasi