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RICORDO IL MIO NATALE

Ogni anno aspetto con ansia il Natale. Per me èstato sempre atteso anno per anno.
Da bambino speravo che Natale arricchisse la mia stanza di un televisore piu’ grande, possibilmente a colori e si perche’ da bambino mi ricordo avevo nella mia camera una tv a 6 canali bianco e nero, poi fortunatamente mio padre incominciò a ingranare con il lavoro e mi fu regalata una Grunding senza telecomando da 40 canali a colori. Mi ricordo che all’inizio non volevo mai spegnerla, ero affascinato dai colori dei cartoni animati e mi ricordo che fu proprio di Natale. E poi ricordo che desideravo il Natale perchè era l’unico periodo dell’anno che vedevo più tempo mio padre e mio fratello maggiore, nulla a togliere il resto della famiglia che era diciamo presente quasi sempre. Anche se mio padre aveva un carattere molto all’antica e sempre sul chi va là io desideravo sempre vederlo. Poi crescendo le cose sono andate man mano modificandosi. A Natale mi ricordo che mia madre non finiva mai di cucinare, addobbava la tavola di tanti ma tanti antipasti, e mi ricordo che a ognuno di noi cucinava il piatto preferito. Ma io a differenza degli altri preferivo organizzare una partita di carte oppure anche se in pochi una piccola tombolata fra di noi, ma purtroppo finito di mangiare crollavano tutti. Ma io mi creavo sempre un qualcosa da fare o mi mettevo davanti alla tv, oppure mi ricordo, prendevo tutte le macchinine e le cominciavo a mettere tutte in file indiane immaginando un percorso di città molto trafficato.
Mi ricordo che quando mia madre mi veniva a prendere a scuola io puntualmente mi fermavo davanti al negozio di giocattoli e la costringevo a comprarmi una macchinina e devo dire la verità ne uscivo sempre vincitore. Mi ricordo che avevo macchinine di tutti i modelli e me le curavo tantissimo. Mi ricordo che in un periodo dell’infanzia ho passato dei stupendi natali. Non ho mai sentito la necessità di condividere le mie emozioni con nessuno perchè non mi mancava nulla. Mi ricordo l’unica cosa che non sopportavo, era quella di mettermi a studiare sotto il periodo natalizio ma mia madre se non studiavo mi toglieva la settimana e in più non permetteva ai miei amici di venire a casa.
Ma se invece vedeva che io studiavo e mi comportavo bene mi concedeva anche il lusso del calcetto post scuola. Crescendo le mie richieste natalizie sono andate man mano aumentando, mi ricordo quando andavo alle scuole medie, accompagnavo alcuni miei amici benestanti nei migliori negozi di piazza Dante ad acquistare abiti firmati, mi ricordo sto fatto perchè non so quanti casini ho dovuto fare a casa perchè anche me piaceva vestire come loro ma mia madre era contraria a spendere cosi tanti soldi per un pantalone firmato, quando all’epoca con gli stessi soldi nel mercatino ne acquistavi 4 al prezzo di uno firmato. Arrivai ad un punto di dirgli: “mamma preferisco camminare con le scarpe rotte e con i panni stracciati tutto l’anno ma quando mi devi comprare un jeans voglio almeno il Levis non del tutto originale anche scartellinato ma basta che era un Levis”. Mi ricordo quando uscirono le scarpe della Cult, le vedevo e rivedevo indossate agli altri e le ho sempre desiderate, figurati per sto fatto delle cult, volevo farmele comprare durante i saldi ma erano gli unici modelli che mantenevano il prezzo. Mia madre quando diceva no era no con la emme maiuscola. Mi ricordo il mio primo fratello quando veniva Natale era la persona che desideravo di più vedere, stava sempre imbarcato tutto l’anno e speravo che a Natale lo vedessi e mi rimaneva sempre a bocca aperta, ogni volta mi portava una macchina radiocomandata. Mi ricordo i giorni di Natale passati nell’infanzia come se fossero stati ieri, mi ricordo in tutti i minimi dettagli tutto cio’ che facevo.
Mi ricordo il momento che per me era il più bello quando dovevo dire la poesia a mio padre e per fargliela ascoltare impiegavo tre ore, perchè mio padre quando ci vedeva tutti riuniti a Natale incomiciava a parlare con noi con un ordine di nascita cronologico. Per esempio la prima cosa, era dare i complimenti a mia madre per l’impegno messo in cucina, poi incominciava in ordine cronologico con noi figli. Quando veniva il mio turno la prima cosa che gli dicevo prima di dire la poesia, papà, quanto mi regali se ti dico la poesia? Lui diceva dimmi prima la poesia e poi se ne parla, io mi mettevo d’innanzi a lui e incominciavo a dirgliela, poi non so.. talmente che mi facevo prendere dall’emozione, che arrivavo ad un certo punto della poesia e mi bloccavo e mio padre diceva che se non la dicevo tutta non mi dava niente, e io prendevo e me ne andavo nella cameretta a ripetere. Pensa la notte di Natale a studiare….
Alla fine quando riuscivo a dirgli la poesia ecco che veniva il premio, mi ricordo… cacciava quel malloppone di 100 mila lire e poi uscivano quelle solite 40 mila lire come premio.
Quei “natali” sono stati bellissimi, peccato che non ne sono stati cosi tanti. Mi ricordo che dopo l’eta’ di 14 anni i “natali” cominciarono a diventare sempre più solitari, i numerosi problemi che colpirono la mia famiglia distrussero tutta la pace e l’armonia che vigeva nella nostra casa.
Quello dei 14 anni fu l’ultimo Natale che ho passato bene con la mia famiglia.
Mi ricordo che all’improvviso ho dovuto fare un cambiamento d’abitudini da un anno ad un altro, ormai i “natali“ in casa mia non si sono più fatti nè vedere nè sentire. E da lì che ho avvertito la mancanza e iniziato a soffrire di solitudine, per noi ormai il Natale era un giorno come un altro. La cosa che mi faceva soffrire di più è di avere un fratello coetaneo. Poi all’improvviso, crescendo, i miei “natali” sono diventati come io sempre li desideravo, ricchi di persone. Erano i natali che passavo con gli amici. Una famiglia cosi numerosa che a riunirla ci volevano tanti di quei tavoli e non vi dico di quanti piatti sul quei tavoli… Oggi per conseguenza di vita siamo tornati punto e a capo ma la mia mente spesso ama tornare a ricordare quel Natale dove bastava la compagnia di chi vuoi bene per essere felice.
Marco

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