A dieci anni dalla morte lo ricordo quando ebbi ad incontrarlo ed ascoltarlo
Varie le occasioni che si sono succedute negli ultimi mesi in ricordo di Mino Martinazzoli a dieci anni dalla sua dipartita, avvenuta il 4 settembre 2011 nella sua amata Caionvico, frazione di Brescia, dove riposa in quel cimitero. Lui avvocato penalista è stato protagonista della vita pubblica italiana, per tanti anni parlamentare, più volte ministro della Repubblica nelle file della Democrazia Cristiana, nonché sindaco di Brescia e Presidente della nostra Provincia. A ricordarne le sue gesta il presidente dell’Associazione Culturale “Aldo Moro Mino Martinazzoli” l’ex sindaco Gianbattista Groli, per anni suo stretto collaboratore, attraverso le iniziative di “Castenedolo Incontra” teatro di varie presenze di Martinazzoli prima del 2010.
Lo si è ricordato a Castenedolo, così come in Parlamento con varie personalità e politici che lo hanno conosciuto, attraverso il libro: ”Il cambiamento impossibile. Biografia di uno strano democristiano”.
Non ho perso l’occasione il 1° dicembre scorso, di conoscerne le sue capacità intellettuali e le doti culturali, come esperto appassionato di Alessandro Manzoni, per il quale non ha mancato di scriverne. A diffonderne questa sua passione il Centro Teatro Bresciano e il Comune di Brescia, in un Salone Vanvitelliano affollato da studiosi, politici e suoi conoscenti come Tino Bino e Emilio Del Bono sindaco di Brescia.
Nei miei piccoli incarichi e impegni in politica degli anni 70/90 ebbi anch’io l’occasione di incontrarlo e di conoscerlo come politico, definito il “Politico mite”. Più volte lo ascoltai e lo vidi nei Congressi della D.C. Bresciana, dove partecipavo in rappresentanza dei 60/70 iscritti e dei 350 voti alla D.C. su 650 votanti della mia Mezzane. I suoi interventi erano sempre una lezione di alto livello intellettuale, carichi di valori democratici con riferimenti di testimonianza politico-istituzionale da cattolico. Una sua frase: ”Amici meno applausi e più voti” è rimasta scolpita nei palazzi di chi frequentava la D.C. di Via Tosio 8, sede per decenni fino allo sciogliersi del partito scudocrociato, che ha guidato le sorti dell’Italia dal dopoguerra e fino a trent’anni fa.
Fu segretario provinciale del nostro partito nel 1969, ben spalleggiato come segretario organizzativo dal mio primo amico della politica Gianni Prandini. Martinazzoli lo incontrai nella primavera del 1970 accompagnato da Battista Guerreschi, che dal 1975 in poi fu sindaco di Calvisano per tanti anni, per l’approvazione della lista D.C. da presentare nel nostro in Comune. Scambiammo qualche parola sulla formazione della lista e dei 16 candidati, il loro muoversi nelle idealità dei gruppi del partito. Non mancarono gli auguri reciproci, lui dopo quelle elezioni divenne Presidente della Provincia di Brescia.
Non mancai di augurare buon lavoro al servizio del paese, dopo le elezione del 1972 quando divenne Senatore della Repubblica.
Un altro vivo ricordo, quello dell’inaugurazione della nuova filiale della BCC del Garda a Carpenedolo il 22 settembre 1991. Lui, Ministro delle Riforme Istituzionali, presente con l’intramontabile presidente della Banca Alessandro Azzi, del sindaco di allora Mario Ferrari, con il quale come dipendente del Comune collaboravo.
Emozionante ed inaspettato l’incontro in Via Gramsci a Brescia, dove Martinazzoli aveva lo studio di avvocato, un paio di giorni dopo la sua elezione a Segretario Nazionale della D.C. avvenuta lunedì 12 ottobre 1992. Lo incontro mentre entra nello studio, naturale “Buongiorno Segretario” una stretta di mano, “Auguri e buon lavoro”. Lui, quasi sempre asciutto, ma in più occasioni ironico, sottolinea: “Speriamo, sarà dura”.
Poche parole, quasi un presagio delle negatività con un partito sempre più in crisi. Nonostante il suo specifico impegno le cose non andarono bene. Un cammino diverso, dai tanti suoi successi e progressi avuti nei lunghi anni di politico, parlamentare, con un grande ruolo avuto come Ministro di Grazia e Giustizia.
Come ben evidenziato nel libro: ”Mino Martinazzoli discorsi parlamentari dal 1972 al 1993” a lui dedicato dalla Camera dei Deputati nel 2016. Un operare il suo per il bene dell’Italia, che lo vide anche papabile per l’elezione a Presidente della Repubblica. Sarebbe stato sicuramente un bravo Presidente.
Marino Marini