Di riciuchì ne abbiamo tanti, di diversi tipi, ce ne riempiamo la casa, anche se spesso sono inutili; abitudini ereditate da genitori che, avendo vissuto anni di povertà, ci hanno tramandato la cultura del rispetto per qualsiasi oggetto, da buttare quando proprio è veramente distrutto.
Il benessere economico ha poi insegnato la cattiva abitudine, al contrario, a buttare facilmente qualsiasi cosa. La crisi, ritornata ormai da parecchi anni, ci fa rivalutare la necessità e il piacere del riciclo. Trascorse le festività, per esempio, avremo parecchi avanzi in cucina (riciuchì dei vari pranzi e cene), magari all’apparenza ormai immangiabili, invece con pochi ingredienti aggiunti, si possono ottenere ancora piatti gustosi, da mangiare subito o da congelare: polpette, spezzatini con vari tipi di carne e verdure, ragù per pasta, ripieni per pasta al forno, verdure frullate per minestroni o vellutate, ecc…)
Con qualche accorgimento e fantasia, riciuchì tenuti da parte prima di buttare capi vecchi: un pizzo, una spilla, un’arricciatura, bottoni colorati, si può riadattare qualche capo d’abbigliamento, ma anche senza modifiche si possono tranquillamente indossare capi dell’anno precedente cambiando abbinamenti e accessori; chi l’ha detto che si deve cambiare guardaroba ogni stagione ad ogni costo?? Disporre diversamente complementi d’arredo, ritinteggiare le pareti con nuovo colore, cambiare tende e cuscini, o semplicemente aggiungendovi qualche riciuchì (un fiocchetto, un bordo, un fiore) a volte basta a ridare un aspetto nuovo e gradevole alle stanze, senza bisogno di svenarsi cambiando i mobili. Anche per chi scrive mille appunti al giorno come me, giusto riciclare fogli scritti solo da un lato. Un’infinità di riciuchì, messi insieme, fanno risparmiare, risvegliano fantasia e voglia di manualità spesso dimenticate e ci fanno ricordare il giusto valore del denaro.
Ornella Olfi