Caro Premier, tu prometti di ridurre le tasse sul lavoro. Lo hai già fatto, dici, anche per le imprese, riducendo l’Irap del 10% (dal 3,9 al 3,5%) e continuerai a farlo, affermi. Ti credo, lo farai, ma ti dico anche che non servirà a nulla. Tali misure non faranno ripartire l’economia e non genereranno nuovi posti di lavoro.
Ragioniamo insieme: un costo (quello del lavoro in questo caso) è sostenibile se le imprese producono ricavi tali da poterlo coprire.
Ridurre tale costo, attraverso una diminuzione della tassazione che di fatto incide sullo stesso, è senz’altro positivo ma se i consumi continuano a comprimersi le aziende incasseranno sempre meno e si troveranno nella condizione di non poter comunque sostenere quel costo, quindi continueranno a licenziare. Purtroppo, caro Premier, hai avuto l’infelicissima idea di imporre a Cottarelli di ridurre la spesa pubblica di 20 mld in un biennio (il 3% del totale della stessa), che determinerà una conseguente riduzione di reddito privato. Se c’è meno reddito ci sono minori disponibilità finanziarie, quindi meno consumi. Vi è di più, forse ti è sfuggito che nel corso degli ultimi due anni l’incidenza delle tasse su immobili e servizi locali si è impennata, e con il tuo Governo continua a salire. Tale inasprimento fiscale genera un’ulteriore compressione del reddito disponibile che taglierà ancora di più i consumi, cioè la domanda interna. I ricavi delle imprese, di conseguenza, continueranno drasticamente a ridursi e le stesse saranno costrette a licenziare, anche se l’Irap dovesse scomparire. Caro Premier, non si tratta di fare i gufi ma di cercare di capire come stanno le cose. E’ come se tu in questo momento avessi la responsabilità di riparare una strada
piena di buche (l’Italia), effettivamente ne stai riparando alcune ma, sfortunatamente per noi italiani, al tempo stesso ne stai scavando di molto più profonde ed è lì che veniamo sotterrati.
Alessandro De Salvo