Quinta margheritina.
Le cose di coppia non si dicono a nessuno. Bisogna imparare come chiedere consiglio.
Le nostre cose intime se le diciamo a qualcun altro non sono più intime, possono diventare pettegolezzo. Le cose di coppia non si dicono ai genitori. “Mio marito mangia così” “Mia moglie spende cosà” – non si dice niente. Si dice va tutto bene. E’ una forma di rispetto per il coniuge. Le cose di coppia non si dicono agli amici. Se vengono degli amici a trovarci e noi stiamo litigando, sorridenti come se niente fosse. Perché gli amici si sentirebbero a disagio. Io faccio 10 ore al giorno a sentire le coppie litigare, ma gli amici si sentirebbero a disagio. E anche per una questione di prudenza sociale. Perché se io abito da sola in montagna con la capretta, me ne frego di quel che pensa la gente di me.
Ma siccome ci vivo in mezzo alla gente devo tenerne conto, non farmi condizionare. Quando gli amici se ne vanno, chiudiamo la porta e allora cominciamo a litigare come prima.
Le cose di coppia non si dicono ai preti, che non sono competenti in fatto di coppia e di sesso. Bisogna rispettare le competenze. Se ho un problema medico vado dal medico, se ho un problema legale vado da un avvocato, se ho un problema morale vado dal prete. Se poi avete stima del vostro prete, andate spesso a trovarlo, fate delle belle chiacchierate, sul vangelo, sulla preghiera, e sulla spiritualità di coppia vi sarà di enorme aiuto. Ma non su queste cose intime.
Le cose di coppia non si dicono neanche agli psicologi. E’ un brutto segno dei nostri tempi, e anche pericoloso che ci siano in giro tanti psicologi. Perché una volta c’era il saggio del villaggio, ma era saggio. Gli psicologi non sono saggi. Gli psicologi sono persone che hanno più problemi degli altri ed è per questo che decidono di fare gli psicologi. Perché oggi la gente va dallo psicologo a chiedere pressappoco: “Cosa devo fare io?” “Mi dia un consiglio” “Cosa farebbe al mio posto?” “Qual è il mio bene lei lo saprà un pochino?” La frase che uso di più nel mio lavoro è questa: “Guardi che io faccio già fatica a portare avanti la mia vita, non posso portare avanti anche la sua”. E io lavoro bene se ad un certo punto la gente mi manda al diavolo, perché se ha sempre bisogno di me vuol dire che lavoro male. Creo dipendenza “vado dalla psicologa?” Comunque smonto le richieste. Io non credo alle terapie di 10 anni. “Cosa farebbe al mio posto?” l’unica risposta onesta è questa, al tuo posto io non ci sono, non so cosa farei. Nessuno di noi sa cosa farebbe al posto di un altro. Perché al posto di un altro non c’è. “Mi dia un consiglio”, io faccio già fatica a consigliare me stessa, figurarsi se posso consigliare gli altri. State alla larga dalla gente che dà consigli perché non è onesta, il buon consiglio è il consiglio che non si dà. Al massimo si fa un consulto, con una persona di competenza.
Il nostro bene e scritto dentro di noi, il nostro corpo ce lo dice, il vostro corpo ve lo sta urlando se state facendo un matrimonio felice o no. Si va dallo psicologo in un unico caso, nel caso della terza margheritina, che è la consapevolezza. Ci sta succedendo qualcosa ma non sappiamo bene di che cosa si tratta. Non riusciamo a rispondere a quelle due domande là. Cosa ci succede, e perché ci sta succedendo questo. Allora potete andare da uno psicologo. Attenzione a sceglierlo onesto. Perché ci sono anche i disonesti come in tutte le professioni. Come si fa a riconosce uno psicologo onesto? Lo psicologo onesto vi aiuta a rispondere alle due domande. “Che cosa ci sta succedendo?” Vi aiuta a battezzare, a dare il nome al vostro problema. La gente che viene da me, mi descrive il problema che ha, se io so fare il mio mestiere devo dire “Guardi che il suo problema si chiama così”. Prima seduta, se dopo 50 minuti non ho capito il problema non so fare il mio mestiere. E’ come se andassimo da un medico e mi dicesse: “Venga da me due anni poi le so dire se ha mal di fegato”, io vorrei saperlo anche subito. E’ la stessa cosa con lo psicologo, una persona che ricevo mezz’ora seduto diceva: “Ma lei come si permette di dirmi queste cose che mi vede solo da mezz’ora?” Dico “guarda da quando sei entrato non importa mi hai salutato, ti sei seduto e parli, so tante di quelle cose di te, e dopo 10 minuti che parlavi so anche l’altra metà della tua vita”.
Perché è il mio mestiere, non capisco niente di tante cose, ma l’animo umano lo conosco bene. E vi aiuta a rispondere alla seconda domanda: “Perché avete quel problema lì?” La strada che avete fatto nella vostra vita per entrare in quel problema. Prima seduta dopo 50 minuti vi do il nome dl problema e vi dico anche la causa. Poi se lo psicologo è bravo, può proporvi una terapia possibilmente breve. Perché la vita non è la terapia e la terapia non è la vita. Può darvi qualche indicazione, qualche strumento d’acccordo poi dopo lo psicologo si ferma. Perché oltre che cosa c’è? La vostra libertà di scelta dove nessuno deve entrare, neanche lo psicologo. E siccome non mi è capitato solo una volta altrimenti non lo direi, molte persone mi dicono: “Ma io sono stato da un altro psicologo, mi ha detto che se voglio risolvere i problemi con mio marito, devo andare a letto con qualcun altro”. Se creare casini significa aiutare la gente fate voi, questa è disonestà.
Vediamo il consiglio nel Vangelo, è la pagina del giovane ricco. Il giovane ricco va da Gesù e gli chiede: “Maestro buono cosa devo fare per fare il bravo bambino?” e Gesù risponde: “Se vuoi fare il bravo bambino osserva i comandamenti”, “ma io sono stato bravo, i comandamenti li ho sempre osservati” e questo giovane è li che si aspetta qualche cosa di più, di diverso, di un po’ più forte… “Che profeta nuovo sei? Non mi dici niente di più?”. Allora Gesù aggiunge se oltre a fare il bravo bambino, vuoi fare l’uomo adulto con le palle, vai, vendi quello che hai , dallo ai poveri, poi vieni e seguimi. Il Vangelo dice che Gesù ha guardato con amore questo giovane, che poi se ne va via triste perché era molto ricco. Noi pensiamo subito ai soldi: era ricco anche di soldi. Ma come tutti i giovani era ricco di tante cose, di energie, di potenzialità, di generosità. Noi facciamo sempre i bambini dell’asilo che criticano il papà, i preti, la chiesa. Ma la mia domanda è: “Quante preghiere fate in un anno per i vostri preti?” Come ci permettiamo di criticare i preti? Sono persone anche loro come noi con difficoltà, con una solitudine tremenda. Studiate tutte le religioni del mondo, mettetele tutte al confronto arriverete a queste conclusioni: la nostra religione cattolica, è la migliore in assoluto sulla faccia della terra. Anche dal punto di vista psicologico, e psicanalitico. Altro che filosofie orientali che va di moda oggi. Con tutto il rispetto per gli altri. Ma non c’è confronto la nostra religione è la migliore. Non ho dubbi che Gesù ha continuato a guardare con amore e con gioia anche dopo che se ne è andato via, perché Gesù non dice mai a nessuno ti consiglio di, devi fare così, se non fai così vedrai cosa ti succede. Queste sono frase nostre. Gesù dice al massimo “se vuoi” e basta. E c’è un personaggio del Vangelo simpatico ed è Pietro, perché Pietro è una persona vera, istintiva e generosa, ma prende di quelle cantonate. “Se anche tutti ti tradiranno, io non ti tradirò mai”, dopo poche ore l’aveva tradito tre volte. Quando Gesù rincontra Pietro noi cosa avremmo detto, “hai visto Pietro, io te l’avevo detto!” noi avremmo detto così. Gesù silenzio assoluto. Quando rincontra Pietro gli fa una domanda: “Pietro mi vuoi bene?” A lui interessa solo la nostra capacità di amare. I nostri peccati li ha già messi in conto.
-continua 7^ parte –
Belotti