Molte volte durante manifestazioni sportive (soprattutto calcistiche), assistiamo ad episodi di inaudita violenza, che nulla hanno a che fare con i sani principi e valori dello sport. Addirittura genitori o nonni che assistono alle partite dei loro ragazzi, si azzuffano ai bordi del campo da gioco dando ai loro figlioli un esempio educativo talmente spregevole che nemmeno riesco a definire.
Un mio conoscente, per molti anni è stato allenatore di calcio della squadra giovanile del suo paese, l’età media dei ragazzi da lui allenati, era di 14 anni. Mi ha raccontato un episodio che gli è rimasto scolpito nella memoria e ha sicuramente contribuito a migliorarlo come allenatore e come persona, che mi sembra giusto narrare.
– Non potevamo giocare una partita perché a causa di un virus influenzale i miei ragazzi erano rimasti in 10, allorché l’allenatore della squadra avversaria mi ha fatto una proposta: – se vi manca l’attaccante posso far giocare uno dei miei calciatori che ho in panchina, indossa una vostra maglia e risolviamo il problema – non nego che la prima cosa che mi ha balenata in testa è stata: ma si impegnerà al massimo per far gol contro la propria squadra?
Al momento però era l’unica soluzione possibile ed ho accettato di buon grado. Uno dei suoi ragazzi seduti in panchina s’è tolto la maglietta della propria squadra ed ha indossato quella della nostra; prima che entrasse in campo il suo allenatore gli ha gridato: – mi raccomando, dai il massimo -.
Verso la fine del primo tempo eravamo sotto di un gol, ma l’attaccante prestato, è partito da metà area palla al piede, e nonostante le numerose spallate ricevute è arrivato nei pressi dell’area di rigore e lì ha fatto partire una cannonata che ha fulminato il portiere avversario ( che, ricordo, era un suo compagno di squadra), il quale non ha molto gradito e gli è scappato: – stronzooo –, il suo allenatore lo ha subito redarguito e prima di risedersi in panchina mi ha orgogliosamente detto: – hai visto che attaccante ti ho prestato? – Effettivamente il ragazzo aveva non solo uno scatto eccezionale, ma una tecnica sopraffina.
Mancava poco alla fine della partita ed eccolo ripartire ancora da metà campo, sembrava un treno express, stavolta però prima che entrasse in area di rigore, uno dei suoi compagni (che adesso erano avversari), lo ha steso senza tanti complimenti; punizione, e adesso chi tira il conseguente calcio?
L’attaccante prestato, che aveva appena subito il fallo, rivolgendosi a me gridava: – lo tiro io ! Lo tiro io ! – in campo aveva dimostrato di saperci fare, e così gli diedi il mio benestare; dopo una breve rincorsa colpì il pallone con un tale effetto che questo fece una sorta di mezzo giro andando a centrare l’angolo alto della porta: 2 a 1, la partita era nostra. I miei ragazzi presero il calciatore prestato e lo portarono in trionfo. I suoi compagni di squadra non erano contenti di aver perso la partita, ma, chi con una pacca sulla spalla, chi sul sedere si complimentarono con lui.
Quando venne verso le nostre panchine, il suo allenatore lo abbracciò: – ti rendi conto della partita che hai fatto? Sapevo che non mi avresti deluso – poi il ragazzo si sfilò la maglietta per restituirmela, ma io gli ho detto di tenerla in ricordo di quella giornata memorabile, e naturalmente ringraziai lui ed il suo straordinario allenatore non solo per quanto dimostrato in campo, ma per la lezione di onestà sportiva che mi porterò sempre dentro. Aggiungo un’altra cosa: grazie all’impegno dimostrato, il suo allenatore non lo fece più partire dalla panchina, diventando l’attaccante titolare. –
Ho voluto scrivere e riportare questa testimonianza, confidatami dal mio conoscente, perché ritengo possa essere utile esempio di Fair Play, lo sport questo dovrebbe insegnare: lealtà e rispetto dell’avversario da parte degli atleti, ma anche tra i loro tifosi e sostenitori.
Giordano