Succede ogni anno, e non è un modo di dire, perchè si avverte proprio la sensazione del tempo che sfugge troppo veloce: finite le ferie d’agosto, in un batter d’occhio arrivano la Festa di Ognissanti, la Commemorazione dei Defunti e Natale. Se guardiamo il calendario, le prime due ricorrenze cadono in pieno autunno, ma le stagioni non sono più ben distinte, strani sbalzi improvvisi di temperatura fanno vivere giornate di fine ottobre ancora piacevolissime, più calde che a settembre. Caldo e siccità hanno fatto cadere foglie secche in piena estate, mentre adesso prati e alberi si sono rinverditi, tranne qualche macchia colorata tra le chiome. Anni fa al 1° novembre si era praticamente già in inverno. Freddo, umidità e spesso fitta nebbia penetravano fin sotto la pelle: ci si recava al cimitero imbacuccati con cappotto, sciarpa, guanti e stivali. Questo grigiore accresceva la malinconia e nel cimitero la distesa di lumini accesi sulle lapidi, tenui bagliori in mezzo alla foschia, sembravano tanti occhi puntati sui visitatori, quasi a ricordare loro, come recita un vecchio proverbio bresciano: “Nücc rióm, nücc sa la caóm “ ( nudi nasciamo, nudi moriamo), inconfutabile verità. Anche chi ha vissuto in ricchezza e si è potuto permettere la lapide più bella e costosa, non ha potuto comprarsi un altro po’ di vita quaggiù, né portare con sé denaro per una vita migliore lassù. Il mistero della morte e dell’aldilà riguarda poveri e ricchi, credenti e non, perché di certezze nessuno ne possiede, se non speranze avvalorate dalla fede. Ed ecco allora che tra ricordi, nostalgie più o meno pungenti, dolore per la mancanza di chi abbiamo amato, fiori da portare ai nostri cari, nello stesso periodo, entrando in qualsiasi supermercato, l’atmosfera è totalmente opposta e allegramente già natalizia, con panettoni e prelibatezze varie in bella vista. Natale per qualcuno è un’ulteriore sofferenza, perché essendo una festa da trascorrere in famiglia, i posti vuoti a tavola sono una dolorosa fitta al cuore; per altri, soprattutto i bambini, è un periodo atteso con trepidazione per fare le vacanze da scuola, ricevere regali, ritrovarsi in compagnia dei propri familiari.
Ognuno affronta stagioni e ricorrenze molto personalmente, a fronte di esperienze di vita altrettanto personali. È vero che la morte dovrebbe farci apprezzare di più la vita, insegnandoci a non sprecare neppure uno dei nostri giorni, facendoci comprendere che bisogna vivere intensamente ogni momento, ma capita di riflettere su questo tema solo dopo la mancanza di qualcuno vicino a noi, soprattutto se giovane.
Non ci è dato sapere quanto durerà e cosa ci riserverà questa nostra vita, per questo non dovremmo rimandare troppo al domani qualsiasi progetto o sogno, perché se continuiamo a rimandare potremmo non realizzarlo mai, e non solo tragici, ma per diversi imprevisti.
Sembrano concetti tragici, ma se li guardiamo in positivo, ci aiutano a sfruttare i nostri talenti, partendo dalle piccole cose quotidiane.
Non è certo facile, ma possibile. Se da ogni dolore estrapoliamo il meglio e il bello che ci ha insegnato, possiamo imparare a gestire e concentrare meglio i nostri giorni.
Ornella Olfi