Come ogni domenica, o festa comandata, ritorniamo al paese natìo. Chi non conosce la gioia di rivedere il profilo di questi monti? Di ritrovare un lontano parente, un vicino di casa di tanti anni fa, un compagno di scuola, un amico col quale abbiamo condiviso tante ore liete. Respirare quest’aria profumata di ricordi. Questa è una vera manna per la vita di relazione. E domenica scorsa mi trovavo per l’appunto lì nel bar a vedere la partita di calcio. Tra un tempo e l’altro entra una ragazza bionda, avvenente, sui diciotto-venti, molto bella, con quello smalto inconfondibile che sa dare solo quel nome lungo e breve che si chiama “giovinezza!. Lancia in giro un’occhiata con nonchalance fredda e curiosa. Sa di essere bella ovunque. Jeans a cinghia bassa, ombelico ti vedo e non ti vedo. Sa anche di far colpo sui maschietti più o meno maturi. E le credo! Poi si siede davanti ad uno degli otto flipper, inserisce un gettone , accende una sigaretta ed incomincia a premere sui pulsanti. Così come si guarda un bel fiore, ogni tanto la si guarda, si pensa a lei. Chi è? Da dove viene? Senza volere si va formando nel pensiero un romanzetto. E’ oltremodo graziosa. Dev’essere interessante! Certamente più della partita. Beato chi….! Chissà come sarebbe la vita insieme a lei? Meravigliosa! Forse è la donna fatale! La malafemmina o la donna del cuore? L’ideale? non ha certo sbagliato ad entrare in questo bar e a quest’ora. Ha decisamente sbagliato l’anno! Questo sì! Senza volere ha destato in me reminiscenze di un tempo lontano, di rocce rosse, quando il cuore batteva forte. Al diavolo la partita che sta per ricominciare alla tivù. E Adriano non ti va a segnare un goal da manuale che viene ripetuto tre volte in replay. Sorpresa! Al flipper non c’è più la biondissima. E’ finita l’apparizione. Adieu! Meglio così, come dice la volpe. Strano: per alcuni minuti la mia meraviglia non era tanto la giovane donna, era il fatto che vivesse qui e in incognito e non a Hollywood o New York. Mi sono poi informato: è la fidanzata di tutti. Sesso, soldi, droga. Delusione!! Ma cambiamo subito argomento perchè sono ancora sposatissimo con la prima moglie. Per altri versi era senza dubbi una domenica speciale. Innanzi tutto perchè mi sentivo bene nonostante le numerose primavere, e non so perchè ho deciso di andare a trovare un amico che abita oltre il colle di Barbata. Migliaia di curve fino a mille metri di altitudine, però sempre incantevoli questi luoghi: dolci distese di prati verdi fino al limitere dei boschi di faggi ed abeti di ogni tipo e di ogni grandezza. Promontori ove lo sguardo spazia sull’alta Valle Seriana da Ponte Nossa a Clusone, a Bratto, alla Cantoniera, Parre e Premolo, Villa d’Ogna e Piario. Poi la Valle del Riso, da Gorno a Oneta, a Zambla. E le montagne imponenti, ancora inondate dal sole al tramonto, che fanno da cornice a tutto il magnifico quadro: Grèm, Presolana, Dalì, Ferrante, Pizzo Formico. E l’aria è pura e frizzante. Ed eccomi nella bella casa appena ristrutturata in compagnia dell’amico Edo e della sua gentile consorte, sempre tanto cordiali ed ottimisti, stavano discutendo con un loro parente che aveva appena trovato, tra i ruderi di Barbada de Lét, un fascicolo arrotolato e avvolto in una rustica pergamena. Vista la grande curiositàsiamo andati sopraluogo. Ci sono alcune case crollate da molto tempo e regnano sovrani un desolante silenzio e un grande senso di abbandono. Questi ruderi sembrano diventati più freddi col passare dei secoli, così come accade alla gente col passare degli anni. Come ho potuto capire: da notizie tramandate da padre in figlio nel passato remoto di questi luoghi, è certo che qui, già nel XIII° secolo, c’era il comune e la pretura e faceva parte della Confederazione di Honio (ora Unì) dove c’era un castello, gli uffici e la sede amministrativa delle comunità di Cene, Rova, Gazzaniga, Fiorano, Casnigo, Vertova, Colzate, Bondo e Barbata ed era di conseguenza un centro popolato ed abbastanza evoluto per quei tempi. Per rendere l’idea si deve ricordare che fino al 1800 la sola strada carrale da percorrere per raggiungere la Valle del Riso e l’alta Val Seriana, si snodava tutta sulla destra del fiume Serio ma era infestata dai Briganti e quindi poco sicura. I ponti sul fiume tra Colzate e Casnigo e quello del Costone non c’erano. Di conseguenza tutti i traffici e il movimento delle persone, specialmente verso le miniere dell’Arena, venivano dirottati sulla direttrice: Colzate-Bondo-Barbata-Valle del Riso. Ma che a Barbada de Lét ci fosse anche una stazione termale, mi ha proprio sorpreso. Mi viene consegnato il rotolo con la preghiera di decifrarlo. A casa, animato da grande curiosità, lo apro. E’ un pò deteriorato ma si legge ancora benissimo anche se è scritto in “quinci e quindi”. E’ il diario di un giovane, probabilmente con problemi di salute, che ha soggiornato per alcuni lustri a Barbada de Lét. Peccato che le date siano tutte senza l’anno (a noi sarebbe bastato anche solo il secolo. Accontentiamoci del Santo del giorno). Trascrivo integralmente: “9 Luglio – Santa Veronica – Mi sono sistemato or non è guari alla pensione Berlina. Ho conosciuto lo speziale che assiste. Non è un loco tanto alégher ma voglio guarire. Da quassù si può vedere il fondo valle dove passa una seriöla che chiamano “Ris” e dà il nome a tutta la Valle. Poco più in alto c’è il fontanì di acqua minerale curativa che si chiama Berlina. Arriva anche qui l’acqua incanalata su coppi capovolti, ma è meglio andare a bevere alla sorgente specialmente al mattino prima de colassiù. Ho chiesto ad alcuni che dicono: “La sorgente Berlina fa miracoli” ma non si vede nessun quadretto ex voto appeso come per esempe nei santuari. Si deve peròbevere sempre anche se non si è sitibondi. Nella pensione regna il silentium tra la gente che non habet nulla da dirsi e rivela di saper vivere di altre più nobili contrade con una superiorità della quale però ad alcuni riuscirebbe forse difficile dare una prova qualunque sia. 10 Luglio – San Tommaso – Al dopo mesdé vado alla sorgente a bevere l’acqua miracolosa e oggi ho trovato, fra altra gente, due signore distinte col cappello colorato, molto alla chic e una certa loro aere che mi garba oltrechè. Poscia sono salito fino alle due stalle poste su un incantevole pianoro. Nessuno! 11 Luglio – San Fortunato – Mi sento tanto solengo facendo la differentia tra tanta gente che qui habet la compagnia dei rispettivi mariti e delle rispettive mogliere. Ma guarda la fortuna! Oggi alla Berlina ho trovato una graziosa segnorita, figlia di un segretario impegnato a Honio in una congrega, ch’era venuta costì a bere l’acqua sorgiva. Anche lei solenga. E’ piuttosto bella dire. Giovine di venti anni a un dipresso. Libera da impegni di affari, di sentimento o di cuore. Ha accettato sua bontade di unire le nostre solitudini. Forse è un oggetto d’occasione, che per me però è come fosse nuovo. 12 Luglio – Santa Marta V. – E’ vero che prendere una Rosalba, così si fa chiamare, per qualche dì non è tanto brutto come prenderla per tutta la vita. 13 Luglio – Sant’Ignazio – Brutto temporale e fuoco del cielo. Riposo. 14 Luglio – San Camillo – La mia amica ha i gusti, il sorriso, la vocale tutto al posto giusto. E com’è vestita! In modo incantevole e semplice, brava da mettere in bella mostra anche quello che non c’è, ma sempre da signora che non vuole fare civetta, che non dee sedurre tutti quanti, ma vuol piacere solo a uno. Mi parea così ben disposta, così completa, che le porsi il braccio come avrei fatto con mia moglie. E lei lo prese come avrebbe fatto nostra moglie. 16 Luglio – B. V. del Carmelo – Soli nella nostra piccola cameretta restammo immobili in silentium. Poi lei sorride come si deve. Io avea paura del bacio, della commedia dell’amore come ci e come ca, il solito gioco stupidino. Invece no! Lei si trattenne. E’ a posto. Poi ciacolammo come due novizi che ancora non habet suonato campane, come due stranieri. Mi piaceva. Lei sorridea guardandomi e io avevo voglia di bracciarla cercando di capirla. Ma restai calmo. 18 Luglio – San Calogero – Ci ànno parlato che a mezza montagna, verso la cima più alta del Cavléra, c’è una sorgente di acqua molto minerale e noi ci siamo andati di buon mattino. Non solo: siamo saliti fino in cima e lì c’è una vista d’incanto che non ti aspetti su tutta la bassa Valle del Serio e molto, ma molto lungi verso sud, si vedono dei monti che Rosalba dice essere l’Appennino perchè lei habet studiato a scuola. Io invece dico che sono le Alpi Rosa e Bianche. Nei vasti prati stanti di sotto la nostra cima ci sono tre piccole baite e nei prati alcune giovenche, pecore e caproni al pascolo sorvegliati da cani grossi continuamente arrabbiati. Una mulattiera corre da est a ovest attraverso i prati. Non c’è anima viva. Improvvisa Rosalba mi prende la mano e me la stringe. Anche io ero entusiasta per l’esaltazione che ci afferrava davanti a certi spettacoli non previsti. Anche la giornata era galeotta, meravigliosa e limpida come un sole che a fondo valle non è mai così caldo di splendore. Alla nostra destra l’Alben toccava il cielo azzurro e ventilato. Presi quella mano e la baciai, in verità, con vero amore. Rimasi sconvolto. Colpa di lei o della cima Cavléra? Soli. Qualche corvo dall’alto sembrava darci il benvenuti. Ogni tanto. 20 Luglio – Sant’Elia – Riposo sul triclinio, che è una via di mezzo tra il sofà e il seggiolone. Anche io non l’avevo mai visto. E’ stato portato dai romani quando transitavano qui di passaggio verso le miniere dell’Arera. 22 Luglio – S. Maria di Magdala – Tutti mi chiedono di essere presentati alla “mia moglie” Rosalba che è perfetta, incantevole, riservata, bellissima e gentile con tutti. 25 Luglio – San Giacomo – Siamo andati insieme a Honio in occasione di un importante ricevimento dei caporioni. Erano presenti tante signore. Rosalba era la più giovane e la più bella. Infatti è straordinaria in tutto. Mai un passo falso. E’ una meraviglia! E sono un po’ arrabbiato che tutti se la vorrebbero mangiare con gli occhi. 26 Luglio – Sant’Anna – E’ quasi finito il periodo di cura. Non ho più alcun dolore. Sono commosso e forse anche innamorato. Parea che tutti fossero sul punto di lacrimare. Abbiamo così deciso di andare alla sorgente Berlina per un’ultima abbeverata e a vedere sorgere il sole, per poi tornare qui all’ora della partenza. 27 Luglio – San Celestino – Tanta bella gente su quel prato. A oriente il cielo diventò rosso. Parea ci fosse un grande incendio dietro il Formico. Il gestore stappò una bottiglia di Grignolino della scorsa annata e ne diede in primis una coppa a Rosalba: “Bevo alla donna più bella e più brava del mondo!”. Ella salì sul grande sasso dal quale sgorga l’acqua miracolosa: “E io bevo alla salute di tutti i miei nuovi amici! E di tutti quelli che mi vogliono bene!”. Poi d’improvviso cominciò a piangere con il volto tra le mani. Io gettammi sulle sue ginocchia: “Dimmi in nome di Dio, che hai! Dimmelo. Ma che t’ha preso?! Eri così allegra e contenta!”. Ed ella tra le lacrime: “Ho finito di essere o di sembrare una donna onesta!”. Confesso che anche stavolta non sono riuscito a capirla. E fui sul punto di fare una grossa bambosada. Non l’ho fatta. Forse mi pentirò. E dovrò vergognarmi per tutta la vita. “ Giuseppe Paganesi