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Per essere davvero liberi non occorre la ferrovia.

Sabato mattina, alla stazione di Bologna. Su una panchina, accanto a me, un giovane. Poco più grande di me, italiano con uno zainetto in spalla. Mi parla. “Sei in viaggio? Di dove sei?”. Si chiacchiera. Gli offro una caramella che rifiuta. Mi alzo e lui mi saluta “in bocca al lupo, amico”.  Sabato sera, alla stazione di Bologna. In un angolo, per terra vedo un giovane. Sempre italiano, sempre un poco più grande di me, con lo stesso zainetto. Lo riconosco. Lui mi fissa, probabilmente mi riconosce anche lui, ma non dice nulla. Mi scappa un sorriso, lui non ricambia, abbassa lo sguardo.  Un piccolo cartello accanto a lui, quasi dignitoso, chiede un euro ai passanti, non di più, un euro. Non dico nulla, non ci riesco. Allungo la moneta e mi allontano facendo mia la preghiera che de Gregori cantava a Gesù bambino “tu che conosci la stazione e tutti quelli che ci vanno a dormire, fa che un giorno possano anche loro partire, partire senza biglietto. Senza biglietto volare via. Per essere davvero liberi non occorre la ferrovia.”.  Domenica mattina, alla stazione di Milano io penso a te, che non so come ti chiami e vorrei tanto saperlo. In bocca al lupo anche a te, amico.
Giorgio M.

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