Oggi sono felice. Certo l’avvicinarsi delle vacanze aiuta. E poi il cielo azzurro di questi giorni, unito all’aria fresca che richiede un golfino di cotone, è una meraviglia. Guardo la donna, più o meno mia coetanea, impegnata a tener l’equilibrio su tacchi insensati alle 10 di sera, figuriamoci alle 8 di mattina, a tenere la gonna che l’aria fa svolazzare, a tenere la pettinatura che il venticello scompone. Gli zigomi, invece, ci ha pensato il chirurgo a tenerli su, eliminando per sempre la possibilità di sorridere e ridere pienamente. Il sonno della capacità di accettare l’invecchiamento produce mostri. Cammino stabile nella mia vita. Tacchi bassi, capelli corti che neanche la bora riuscirebbe a spettinare, abbigliamento che non tradisce. Al di là del concreto, è così che mi sento: il baricentro regge e continua a mantenere la rotta. Questi ultimi due anni sono stati impegnativi, e anche se ora la strada sembra essere meno accidentata, il cammino richiede ancora concentrazione. Rimane che camminare è comunque un’esperienza bellissima, e che il senso di tante fatiche e gioie fa traboccare l’animo di gratitudine. Sono consapevole delle mie fortune. Pur nell’impegno, la vita sinora è stata generosa con me. E da qui, dalla strada che percorro, testimonio il panorama che vedo. La navetta è arrivata a destinazione. Le sonate per violino di Geminiani mi hanno accompagnata. Scendo congelata dall’aria condizionata, e assaporo il sole sul viso.
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