Oggi non ho la forza. Intendo la forza di fare e di pensare e poi di mettere in pratica tutto il mio ribollire interiore. Eppure ci sono con la testa, con le idee, con i propositi, con le intenzioni, ma poi, arrivato alla soglia dell’operatività, della motricità, dell’azione, le energie vengono meno. Evaporano come acqua bollente. E mi incazzo, di brutto, che è molto più che arrabbiarsi o rammaricarsi. E mi instupidisco, mi ripiego in me stesso, perchè mi rammarico di non poter fare, perchè non riesco a fare quello che sento di dover fare. Eppure vorrei, desidererei partire, scattare ai blocchi di partenza, come uno starter professionista. Eppure, nulla. Resto qua. Al palo. Muto nell’espressione. Com’è difficile convivere con le proprie inespresse esigenze del vivere. Sempre diverse, sempre impellenti eppure, forse, proprio per questo motivo, sempre così simili. Accostabili. Per certi versi, fastidiose. Sono debolezze, in fondo, queste. Le mie. Debolezze come certezze, che non sfuggono allo specchio del mio essere. Oggi piove, e non sembra smettere mai. Eppure adoro la pioggia, ma adesso, imbrigliato nel mio immobilismo, che sembra circondarmi ovunque, mi sento come un prigioniero legato ad un masso, sopra una montagna, sotto un diluvio: impotente. Stanco ed inerme. Serro gli occhi ed attendo il sole e qualcuno, o qualcosa, in grado di tagliare la corda che stringe i miei polsi. E aspetto. Fiducioso, assaporando l’acqua piovana, cercando nel suo sapore un senso che non c’è..
Sole, dove sei? Non farti attendere, prego..
MaLo