C’è una certa rassegnazione che ti rende la vita spenta e inerte di fronte agli avvenimenti. Bisogna non colmare l’anima di rimpianti, ma conservarla giovane, fresca, aperta alla vita e all’avvenire. Il nostro grande privilegio di creature umane, la nostra luce interiore è che noi stessi possiamo decidere di non invecchiare. Così scriveva a sua sorella il 19 giugno 1929 il filosofo francese Emmanuel Mounier. Ho voluto proporre queste righe per due ragioni. La prima riguarda un atteggiamento diffuso nei nostri giorni così grigi, difficili, capaci di generare insoddisfazione ma non reazione, rassegnazione e non impegno. La vita si fa appunto “spenta e inerte” e questo è terribile perché vuol dire in un certo senso dare le dimissioni della vita. La rassegnazione cristiana è affidarsi fiducioso all’azione divina e quindi è pur sempre un atto di speranza. La rassegnazione attuale è, invece, una sorta di apatia, che cancella ogni speranza, una capitolazione della quale alcuni possono anche approfittare. L’altra indicazione che vorrei sottolineare è nella frase: Noi stessi possiamo decidere di non invecchiare”, ed è una conseguenza del precedente ragionamento. Si usa dire, con la Bibbia, che “la vecchia non si calcola dalla longevità e dal numero degli anni” (Sapienza 4,8) anche perché abbiamo tutti sotto gli occhi molti giovani già vecchi. A differenza degli animali, l’uomo che cronologicamente invecchia come loro, può mutare il ritmo dello spirito (talora in sintonia con quello del corpo) e conservare una freschezza, una giovinezza interiore, un gusto di vivere, un senso vivo dell’attesa e della ricerca. E’ questo l’augurio che dobbiamo farci, sull’esempio di quei vecchi che sanno vivere in pienezza la loro stagione. Gianfranco Ravasi