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NEL RICORDO DI NONNO GIULIO: DUE ANNI SENZA DI LUI

Dove è andato il Nonno, dice Isaia, il suo sesto senso glielo suggerisce, venerdì 23 novembre 2018 alle ore 7,50. Isaia è nostro figlio 31 anni, disabile dalla nascita, con la patologia accertata: “Tetraparesi Spastica”, con l’aggiunta di “Psicosi con tratti di autismo” ed una certificazione di handicap grave. Per lui il Nonno è stato un punto focale della sua crescita per trenta anni.
A lui non era stato detto nulla, ma lui sa che è partito. La Croce Rossa di Calvisano lo ha prelevato alle 6,15, ma non hanno fatto rumore. Più tardi Isaia è al Centro, Nonno Giulio è al pronto soccorso, dove pare che oltre alla febbre, attorno ai 39, non ci sia altro. Solo verso sera decidono di tenerlo in Ospedale nel reparto di Nefrologia. Siamo tutti frastornati. Zio Luigi resta per la notte e per tutte le notti fino al 9 dicembre. In mattinata va la Zia Luciana, poi la Mamma, a volte anch’io. Il Nonno sembra essere stanco, con la voglia di dormire, forse sta male, anche se il volto appare sereno quasi sorridente. Domenica 25 il Nonno pare stia meglio. A chi va a fargli visita, compreso i Nipoti, lo stesso personale infermieristico, ai medici, a Padre Bruno, racconta i suoi ricordi, anche quelli della guerra. Lunedì pomeriggio vado ancora io, ma le cose si mettono male, non mangia e non beve, in silenzio perché non riesce più a parlare.
La settimana dopo al mattino lo assisto tenendo quasi sempre le sue mani nelle mie. E quelle sue lunghe mani pallide le cui evidenti vene disegnano in rilievo dolorosi incroci. Non sembrano mani di contadino, ma quelle di un artista o scultore, bravo a lavorare con il legno. Ogni suppellettile in casa era da lui realizzato, come esperto falegname, elettricista, o meccanico. Mani che raccontano la sua lunga vita, 105 anni i suoi, “…una riparazione che al buon Dio sia venuta in mente di spalmare sugli anni dell’unico figlio quelli tolti al padre” scrive una significativa firma del Giornale di Brescia. Il padre è morto sul San Michele al Carso a 28 anni nel 1915. Quanti ricordi e quanti insegnamenti, anche semplici, ma puntuali e precisi. Una memoria …….che raccontava cento anni di vita del nostro piccolo paese, fatti e misfatti su vari mezzanesi.
Fa freddo, zero gradi di notte, però sei/sette gradi di giorno….non resta che pregare. Sabato 1 dicembre Nonno Giulio sta soffrendo e con lui tutti noi. Soffrire per morire, l’ultima cosa che pensava di dover affrontare dopo una lunghissima vita. Il mondo corre, la morte è viva e ti prende anche soffrendo. In più occasioni il Nonno aveva detto, anche dopo i festeggiamenti di domenica 11 novembre 2018, “è giunta l’ora di partire”. Desiderava andare a letto alla sera e svegliarsi da morto……ma il destino, meglio le vie del Signore sono diverse dal nostro pensare. Io non ho mai conosciuto i miei Nonni, il destino, la vita non mi ha dato questo dono, per i nostri figli è stato un grande regalo da farne tesoro per il futuro. Un respiro profondo del Nonno, mi stringe il cuore. La morte è un trauma per chi lo vive e per tutti i suoi cari. Tutto si modifica, si stravolge e, oggi non è più domani. Il Nonno sembra ascoltarmi e quasi voler parlare oltre a guardarmi, quasi come un tenue sorriso. Il mondo sembra arrestarsi, la nebbia avvolge tutta Montichiari, guardando dalla finestra sembra il nulla.
Il 2 e 3 dicembre è messo malissimo, ci dicono che purtroppo è ormai perso, contrariamente a quanto pensavano nei primi giorni. Il primario prof. Francesco Scolari tutte le mattine prima di entrare nel suo studio per cambiarsi, si ferma e chiede come va. Pare un pochino meglio di ieri, lui aggiunge questa mattina, non vorremmo – aggiungo io – che sia un accanimento. Lui sottolinea: “Noi andiamo avanti fino che c’è un filo di speranza”. La scienza ha un limite ma, la cura…. il prendersi cura è un’altra cosa…. e qui all’Ospedale di Montichiari lo hanno messo in pratica in questo Reparto. E’ facile porsi la domanda della morte naturale, che non faccia soffrire inutilmente. Mi domando quali peccati uno deve espiare a fine vita, per lui o per il mondo? Ci affidiamo a Dio, sia fatta la Sua volontà…….anche se a noi non gradita.
Martedì 4 dicembre dalle 7,30 sono ad assistere Nonno Giulio, Lui sembra presente. Di notte c’era stato il figlio Luigi, che in fretta se ne va. Stanco sicuramente, ma pauroso penso, come noi, di dovere assistere all’ultimo respiro di una vita. Come non pensare alla sua nascita nel lontano 7 novembre 1913, la gioia della vita, gli affetti familiari. Del Papà Luigi, ancora per poco, visto la sua morte del 24 ottobre 1915 sui campi di guerra, della Mamma Maria fino al 1969 e del Nonno Comini Virgilio. Due persone che lo hanno accompagnato nella sua crescita e dai quali ha imparato le capacità di essere un “Nonno Speciale”, che in tanti abbiamo assaporato. Nonno che ha iniziato ad esserlo con la nascita del primo nipote Mauro il 1 agosto 1975 e fino all’ 11 maggio 2017 con l’ultima pro-nipote arrivata Caterina. Una vita che è doveroso ricordarsi per aumentare le nostre capacità del vivere, possibilmente con affetto ed amore. Teologici e letterati cattolici di questo passaggio obbligato del vivere sottolineano: “Occorre essere vivi nel momento della Morte”, ma come in questo tribolare e dolore, essere vivi? La morte è certa, ma la vita non è dovuta al caso, deve esserci qualcosa che la faccia continuare e per questo che occorre affidarsi a Dio. Doloroso è assistere la fine di questo lungo viaggio, lui che poche volte ha viaggiato, se non da soldato o per la guerra. O quando a piedi da Mezzane andava a Visano a far visita alla fidanzata Lucia, diventata poi sua Moglie. Allora anni 40/45 quasi tutti andavano a piedi, perché pochi possedeva una bicicletta. Anche Giulio è stato così, ma a sentirlo a raccontare la sua vita, per lui è stata lieta, serena, ricca sotto tanti aspetti, come la gioia di avere vissuto a lungo. Molti i ricordi dei suoi giorni migliori, quando lui si preoccupava della incolumità dei Nipotini, così come della nostra. Erano forti i nostri Genitori e Nonni, sembravano sereni anche nelle tribolazioni. Ma forse il loro cuore ed animo era turbato, come quando Maria Madre di tutti, smarri Gesù per alcuni giorni, cosi come Isaia che ne profetò i tempi e i fatti 700 anni prima, o come Samuele e Gioele che arricchirono i pensieri della venuta di Cristo e il Suo Amore per gli Uomini. Nomi Biblici ed Evangelici, che nelle nostre famiglie si sono susseguiti impersonati dai nostri cari.

Isaia con nonno Giulio

Monte Baldo è imbiancato lo si vede dai Tesoli, così come per tanti anni Nonno Giulio lo aveva visto dalla sua finestra della camera, facendo i suoi commenti e previsioni del tempo dei giorni successivi. Come i nostri anziani saggiamente avevano acquisito nella loro esperienza, guardando da che parte l’aria veniva, il sole come si alzava o tramontava, il vento se era forte o lento, da destra o da sinistra. Quel Monte dava precisi segnali, prima che la radio, la televisione, i telefonini, ci comunicassero “le previsioni del tempo” aggiornate ai nostri giorni. Lui amava la campagna e la terra, che oltre a lavorarla la osservava, la contemplava. Come per generazioni hanno fatto gli uomini, ammirando e vivendo l’armonia del giorno e della notte, i germogli di marzo, dopo il riposo dell’allora freddo inverno, le foglie cadere a novembre. Il chiudersi delle corolle dei fiori al tramonto e il riaprirsi ai primi raggi del sole mattutino. I grilli che cantano nelle notte calde d’estate, galline e conigli che attendono di mangiare, cosi come le mucche nella stalla, il cane che ti accompagna, il gatto che ti fa le fusa. Quanti ricordi, che oggi nel progresso e nella modernità non siamo più in grado di apprezzare. Nonno Giulio Comini è andato in altri luoghi, abitando in cielo dal 9 dicembre 2018, cento cinque anni e 32 giorni dopo essere venuto nel mondo terreno. Grazie Nonno non Ti dimenticheremo.

Marini Marino

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