Si racconta che, in quella Santa Notte di tanto tempo fa, al canto degli Angeli si destarono alcuni pastori e uniti ad altre persone di buona volontà, si misero in cammino verso la grotta dov’era appena nato il Redentore.
Con loro si unì una donna, esperta della notte e di quell’antico mestiere che la tiene desta e accogliente dei visitatori notturni. Anche lei, una prostituta, attratta da quella celeste melodia, seppur incerta e timorosa, mosse i suoi passi verso la grotta. Nel cammino si affrettava anche a coprirsi con un velo per non essere riconosciuta e procedeva pensando a quale sorpresa andava incontro spinta da quel celeste canto. Giunse alla grotta e timorosa di avvicinarsi troppo, scorse comunque un bel bambino appena nato, deposto nella mangiatoia e accanto a lui, la madre ancora provata per il parto e il padre sorpreso ma premuroso nell’accogliere chi accorreva. Già la vista di una nuova vita era per lei una ritrovata emozione e meraviglia dell’inizio proprio di ciascuno; un appello per lei che, che nelle relazioni con i suoi visitatori notturni cercava solo il piacere, le emozioni … e nient’altro. Quando poi fu invitata dalla madre ad avvicinarsi e a prendere in braccio quel Bambino fu un momento drammatico e al contempo affascinante. Tremante, lo prese fra le mani, lo portò al petto, lo ammirò e lo rivestì di tenere carezze e baci, proprio come fa una mamma ed ogni donna. Era un corpo a corpo diverso da quello cui era abituata. Sapeva di tenerezza, di cuore, di profonda gioia.
Riemersero in lei altri contatti corpo a corpo, parte del suo mestiere, e cominciò a sentirne il disgusto, la falsità, il dispiacere … e anche il rimorso. Avvertiva solo ora, che quel mestiere la impoveriva nella sua dignità, nella sua bellezza … gli rubava il cuore.
Mentre restituiva alla Madre il suo Bambino avvertì che lei, a differenza degli altri che avevano portato doni, aveva ricevuto il dono del ritrovato valore della vita e della relazione profonda e gioiosa con l’altro. Tornò a casa e ripensando a quell’incontro, sentì nel suo profondo un qualcosa di incontenibile e indescrivibile ma che la invitava, con forte appello, a cambiare e passare da corpo che appaga passioni e genera emozioni a persona capace di relazioni gioiose cariche di vero amore, nell’orizzonte della meraviglia della vita. In quella notte, illuminata da quell’incontro, ormai vicina alle prime luci dell’alba, scoprì che da prostituta doveva piano piano rinascere donna!
Fondazione Gedama onlus – Don Carrara Giampaolo