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Mezzanotte -racconto horror

L’aria nera della notte. Come un turbine invisibile nel cielo. Steso nel mio letto solitario, penso a quel libro oscuro, rivelatore di segreti osceni, che nessun uomo dovrebbe conoscere. Ma io l’ho letto e nessuna notte sarà per me fonte di riposo. Nessun cielo sarà mai più semplicemente azzurro. Perché io so cosa si cela nell’ombra. Io so ora cosa attende appena al di là del visibile.
Immerso nei miei pensieri sento il primo rintocco, lontano. Il campanile del mio piccolo paese nella brughiera è teso verso il cielo come un blasfemo dito accusatore. Il suono si infrange sui vetri della finestra. Li percuote facendoli vibrare. Nella mente si accumulano come mosche impazzite i pensieri cupi di ciò che ho letto. I demoni usciti dalle carte e resi reali dall’immaginazione. Paura. Non dovrei averne, perché in molti dicono che tutto questo non esiste. Che non ci sono occhi nella notte. Il secondo squarcia un nuovo velo di disperazione in questo mondo. Le stelle occhieggiano maligne dalle loro distanze siderali, nascondendo i segreti del cosmo. Mostrandoci solo frammenti irraggiungibili. Al terzo rintocco si alza un vento nero. Il fremito dell’aria è il battito delle ali membranose dei gaunt. I loro volti ciechi scrutano nella notte, cercando i solitari viandanti E ridono di malvagia indifferenza al loro dolore.
Il quarto rintocco è la carezza del Male. È il sangue che sgorga da una ferita aperta. È la vita che cola rossa lungo il collo squarciato di una vittima innocente.  Nel quinto rintocco sento il lappare rivoltante di dèi idioti, celati negli anfratti tra le dimensioni. Sorbiscono il sangue versato. Inutile sacrifico. Questo sesto suono dovrebbe essere il baluardo contro l’incubo ma niente può abbattere gli orrori acquattati nell’ombra. La loro attesa dura da ere. Sono pronti al balzo. Sono pronti a strappare l’anima. Sette. Tuoni. In lontananza, squassano la campagna. Amena di giorno. Terrificante la notte. Si aggirano in quelle distese brulle gli spettri fuggiti dai loro sepolcri. Fuochi fatui col capo chino, che sospirano. Otto, come le zampe fredde di ragni mostruosi annidati nelle profondità oscure. Vivono in città sotterranee, fuggendo la luce. Adorando arcani idoli di sangue e tenebre. Il nono rintocco. Il ritmo aumenta. Il sabba delle masche terrificanti nel loro delirio di gioia e orrore. Le pelli brillano pallide ai raggi di incorporee procelle. Ed ecco il decimo. Passi si avvicinano. Come sanno dove mi trovo? Come possono conoscere la strada? Forse fiutano la mia paura. Nell’undicesimo sento l’arrivo di un cambiamento. Ecco la grande forza del nero Abisso. Le fauci che inghiottono il mondo intero. Non è finita ancora. Gli altri rintocchi sono ancora nell’aria. Vibrano tra i muri delle case, nelle fronde degli alberi. Nella mia testa.  Con l’ultimo rintocco di quest’ora oscura, scivolo oltre l’orlo della follia.
un racconto horror di AGO

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