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METAFORA DELLA CARROZZA

Tramite un amico ho scoperto questa interessante metafora, che fa riflettere sul significato del vivere e di come molte persone si comportano nella vita.
La carrozza: corpo, mente, emozioni, anima, ideata dal filosofo e maestro armeno Gurdjieff. È la rappresentazione ideale e sempre attuale dell’essere dormiente, cioè di chi non decide la direzione della propria vita, ma ne è succube, condizionato da forze esterne che influenzano il suo percorso.
Questo filosofo paragona l’essere umano ad una carrozza che trasporta un passeggero.
La carrozza rappresenta il corpo fisico, trainato da cavalli che sono le emozioni, guidata da un cocchiere che è la mente, mentre il passeggero è l’anima (o coscienza).

Gurdjieff usava questa metafora per spiegare agli allievi della sua scuola esoterica il procedimento per cui la coscienza di ognuno di noi è assopita, descrivendo così il funzionamento del pilota automatico (mente ed emozioni), che gestisce la nostra macchina biologica (corpo fisico). Se il passeggero (anima) dorme e quindi il cocchiere (mente) decide la direzione da prendere…cosa succede?

Se il cocchiere è confuso si lascia trasportare dai cavalli correndo senza una meta? Per sapere la direzione giusta il cocchiere deve ascoltare la voce del passeggero.
Dunque il nostro compito quotidiano dovrebbe essere quello di ascoltare la nostra anima, che sa sempre quale direzione prendere.
Più facile a dirsi che a farsi, ovviamente, perché tutti siamo un po’ condizionati nelle nostre scelte, dalle più banali a quelle più importanti, dall’ambiente in cui viviamo, dagli impegni personali e familiari, dal timore dei cambiamenti, del nuovo… spesso, soprattutto noi donne, per educazione ricevuta che ci fa pensare sempre troppo ai doveri e troppo poco alle passioni personali. Ecco che compaiono sintomi psicosomatici, ansie, sensi di colpa, che inconsciamente fanno sì che lasciamo decidere della nostra vita più al cocchiere che ai cavalli.

Ascoltiamo quindi un po’ di più la nostra anima, per vivere il meglio possibile, senza troppi condizionamenti né deleghe, anche se, come siamo convinti in molti, l’anima non muore insieme al nostro corpo.

Percorrerà altri viaggi in carrozza verso nuove mete e per ogni nuova partenza ci sarà un arrivo diverso da scoprire, perfezionandosi ogni volta. È una prospettiva che rincuora e che ci fa sperare di vivere altre vite, altre esperienze, senza che ci sia mai veramente una fine.

Ornella Olfi

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