Con l’arrivo dell’autunno si abbassano le temperature, spesso repentinamente, tanto da far dire la classica frase “Non ci sono più le mezze stagioni come una volta!!”.
Primavera e autunno erano infatti stagioni ben definite, con temperature intermedie, che cambiavano gradualmente per entrare nel caldo estivo e nel freddo invernale.
Ormai da qualche anno i cambi sono molto rapidi, con sbalzi importanti anche nella stessa giornata. Ci si veste così a strati, con golfini e giacche a portata di mano, da indossare mattina e sera.
Genitori e nonni, da sempre, ci hanno raccomandato: ”Mèi südà che barbotà”, che tuttavia nei bambini non è molto giusto. Bimbi infatti che giocano e sudano facilmente, se vestiti troppo pesanti, altrettanto facilmente poi si ammalano. È tuttavia un retaggio di quanto freddo hanno dovuto sopportare le generazioni precedenti, che hanno vissuto inverni molto più rigidi di quelli attuali, con pochi abiti pesanti, riscaldamento con la stufa a legna solo in cucina e le altre stanze gelide.
Pertanto se negli anni hanno avuto la possibilità di vivere con qualche comodità in casa, giustamente ne godono appieno, sottolineando che è meglio avere caldo piuttosto che patire il freddo.
Ho ancora ben impressa l’espressione di felicità negli occhi di mia mamma, ogni inizio inverno, all’accensione dei caloriferi, che ci raccontava degli inverni della sua gioventù, passati con geloni ai piedi e alle mani; di bucati al fosso senza guanti; di pesante e ruvida biancheria intima, di camicie da notte flanellate che lasciavano scoperte gambe nude, scaldate solo dalla “mònega” con le braci nel letto, che presto si raffreddava. Ecco dunque che questo proverbio, se detto da persone di una certa età, assume un significato ben comprensibile.
Ornella Olfi