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MARTE CONTRO VENERE

Mai come in questi tempi le differenze tra uomo e donna sembrano essere diventate insostenibili. La cosa in fondo non mi stupisce. Sono cambiati i costumi, ci siamo emancipate e forse anche stancate di ingoiare sempre “zuppa di rospi” e la risposta maschile è quella della perdita d’identità. L’uomo è diventato fragile (pardon emotivo), lo abbiamo voluto più curato, più simile a noi ed ora lo detestiamo (non lo capiamo più).

Parlo per esperienza personale, ho aspettato per anni che mi dicesse parole dolci a tutto spiano, che si sistemasse i boschi di sopracciglia tra gli occhi, che capisse che è meglio sentire i risultati delle partite palpeggiando me piuttosto che vedere una partita palpeggiando il telecomando; ed ora che è simile a ciò che desideravo vorrei aver desiderato qualcosa d’altro. Se gli organizzi o proponi serate sei una donna con le palle e non va bene, se sei accondiscendente ti paragona ad un soprammobile e non va bene ugualmente.

Gli va bene che esci con le amiche solo se apatiche (perché se sono brutte facciamo risaltare la nostra bellezza e ci tampinano), vengono nei negozi con noi, si lamentano che impieghiamo mesi per scegliere un collant e magari flirtano con la commessa facendo finta di chiedere consiglio per noi. Guardano i posteriori di tutte e se a noi scappa l’occhio veniamo accusate di essere civette; allora ho imparato a mostrargli per prima le bellezze altrui da guardare (io con occhio critico da donna), ma lui fantastica su appuntamenti a tre. Esprimiamo liberamente le nostre opinioni e li spaventiamo, ci reprimiamo trattenendoci dall’esternare i nostri pensieri o commenti, vuole dire che sappiamo di poco.

Ci adattiamo alle sue abitudini, non abbiamo personalità; ci impuntiamo per difendere le nostre idee, siamo testarde e con noi non si ragiona. Ho capito che si sono invertiti i ruoli, ma nella celebre opera si parla di “donna mobile qual piuma al vento” ne deduco quindi che è prerogativa di una donna quella di essere camaleontica.
Claudia

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