Marco fino al duemiladieci era un uomo di successo, chiamato da tutti Mastro, il maestro.
Mastro apriva locali di grido sul lago di Garda e inventava nuovi modi di vivere le serate con la freschezza di bevande necessariamente alcoliche. Si sentiva invincibile e indistruttibile, dormiva 3 ore a notte e beveva, beveva insieme ai suoi clienti, fiumi di bollicine e aperitivi a go-go. Pensava che la sua vita fosse perfetta. Finché una notte si schianta con la sua moto.
Il Mastro pare sconfitto, ma il Marco è più forte di un leone e combatte, riscoprendo quei valori che gli appartenevano, ma che il Mastro, assetato di successo, gli aveva fatto perdere.
Oggi pratica sport dove le gambe possono essere facoltative, come i chilometri a nuoto attraverso il lago di Garda o librandosi nell’aria con il parapendio, ma soprattutto combatte per rendere accessibile il suo lago anche alle persone svantaggiate e rendere accessibile la vita ai giovani, che si trovano a fare i conti con un mondo sempre più folle. Il suo è l’esempio di un uomo che, mettendo a nudo i propri errori, ci insegna a guardare sempre avanti.
La sua storia ci fa riflettere su come il nostro futuro venga condizionato dalle nostre scelte, ma allo stesso tempo su come, anche di fronte alle esperienze più traumatiche, abbiamo sempre l’opportunità di trovare quel senso che forse avevamo smarrito.
Marco ci ricorda che è inutile piangere sul nostro prima, ma dobbiamo sorridere al nostro dopo, qualunque esso sia, perché solamente il passato non può essere cambiato.
Marco è diventato un uomo nuovo e migliore, lasciando indietro quello “stronzo”, come si definisce nel suo prima. Marco non è una persona che ha perso la sua metà, ma un uomo che ha trovato la sua meta.
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