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Mahatma Gandhi (4^ parte)

Gli anni venti
Gandhi si astiene dal provocare agitazioni durante la maggior parte degli anni venti, preferendo risolvere i problemi tra il partito Swaraj e il congresso nazionale indiano. Moltiplica anche le iniziative contro lasegregazione degli intoccabili, l’alcolismo, l’ignoranza e la povertà. Tra il 1925 ed il 1927, nonostante alcuni problemi di salute, inizia a scrivere la sua autobiografia.
Ritorna in scena nel 1928. L’anno precedente il governo britannico aveva nominato la Commissione Simon per la riforma della costituzione, nella quale sedeva un solo indiano. La commissione viene boicottata da tutti i partiti indiani. Gandhi appoggia la risoluzione del congresso di Calcutta del dicembre 1928 che richiede al viceré Lord Irwing di scegliere tra concedere all’India lo statuto di protettorato (Dominion) o far fronte a una campagna di nonviolenza per ottenere l’indipendenza. Il governo britannico, presieduto dal laburista Ramsay MacDonald, non concede lo statuto di protettorato ed il Congresso Indiano, diretto daJawaharlal Nehru, approva il documento che dichiara il Purna Swaraj, l’indipendenza completa. Il 31 dicembre 1929 viene issata a Lahore la bandiera indiana. Il 26 gennaio 1930 viene celebrato, dal partito del congresso e dalla maggioranza delle organizzazioni indiane, come giorno dell’indipendenza dell’India.
La marcia del sale
Gandhi annuncia la ripresa della campagna satyagraha. Nel marzo del 1930 intraprende una campagna contro la tassa del sale. Inizia così la celebre Marcia del sale che parte con settantotto satyagrahi dall’ashram Sabarmati di Ahmedabad il 12 marzo e termina a Dandi il 6 aprile 1930 dopo 380 km di marcia. Arrivati sulle coste dell’Oceano indiano Gandhi ed i suoi sostenitori estraggono il sale in aperta violazione del monopolio reale e vengono imitati dalle migliaia di indiani unitisi durante la marcia. Questa campagna, una delle più riuscite della storia dell’indipendenza non-violenta dell’India, viene brutalmente repressa dall’impero britannico, che reagisce imprigionando più di 60 000 persone. Anche Gandhi e molti membri del Congresso vengono arrestati. Diversi satyagrahi vengono inoltre picchiati dalle autorità durante i loro tentativi di razzia non-violenta di saline e di depositi di sale.
Il viaggio in Europa ed il ritiro dalla vita politica
Quando nel 1931 Gandhi esce di prigione, il governo britannico, rappresentato dal viceré Lord Edward Irwin, decide di negoziare con lui. Dopo otto lunghi colloqui i due firmano il Patto Gandhi-Irwing (Patto di Delhi) con il quale i britannici si impegnano a liberare tutti i prigionieri politici, legittimare la raccolta di sale per uso casalingo delle popolazioni costiere e riconoscere il diritto degli indiani di boicottare i tessuti inglesi. Gandhi si impegna da parte sua a sospendere il movimento di disobbedienza civile. Oltre a questo Gandhi viene invitato a una tavola rotonda a Londra, come solo rappresentante del partito del Congresso, per discutere su una nuova costituzione indiana. Soggiorna per tre mesi in Europa.
Gandhi visita l’Italia
Durante il suo periodo europeo, Gandhi visita anche l’Italia, arrivando a Milano l’11 dicembre per poi recarsi immediatamente a Roma. Nella capitale, dove sosta per due giorni, incontra, tra gli altri, Benito Mussolini, che approfitta della visita per cercare di impressionarlo con l’apparato militare del regime, accogliendolo con tutti gli onori assieme a molti gerarchi fascisti.
Gandhi visita poi la Cappella Sistina, dove la sua attenzione viene colpita, più che dagli affreschi di Michelangelo, dal Crocifisso dell’altare della cappella. Intorno a quel Crocifisso – che rappresenta un Gesù magrissimo, dimesso e sofferente, ben diverso dal Gesù corpulento, forte e vendicativo del Giudizio Universale – il Mahatma indugia per parecchi minuti, esclamando infine: «Non si può fare a meno di commuoversi fino alle lacrime».
Il desiderio di Gandhi sarebbe stato incontrare Papa Pio XI. Ciò però non avvenne: secondo i rapporti fascisti, egli si sarebbe rifiutato di ricevere Gandhi perché «non adeguatamente vestito»; secondo altri in realtà le vere motivazioni sarebbero state di carattere diplomatico (perché il Pontefice non voleva attirarsi critiche dall’Inghilterra) o religiose, visto le dichiarate simpatie per il Mahatma da parte di alcuni prelati protestanti. Del breve soggiorno in Italia, la visita di Tat’jana Tolstaja fu l’episodio che fece a Gandhi più piacere.
Il ritorno in India
Gandhi torna in India nel 1932 dopo il fallimento della Conferenza. Gli inglesi hanno incentrato la discussione maggiormente sui principi indiani e sulle minoranze, senza affrontare realmente il trasferimento dei poteri dall’impero britannico alle autorità indiane. Nello stesso periodo il successore di Lord Irwing, Freeman-Thomas, primo marchese di Willingdon, inizia una nuova campagna di repressione contro i nazionalisti e Gandhi viene di nuovo arrestato. Freeman-Thomas si fa interprete di una linea politica assai rigida nei confronti dei nazionalisti indiani e tenta di ridurre l’influenza del Mahatma isolandolo completamente dai suoi partigiani. La strategia si rivela fallimentare.
Nel 1932, quando è ancora rinchiuso nella prigione di Yeravda, Gandhi intraprende un digiuno ad oltranza per protestare contro il provvedimento del governo MacDonald che istituisce elettorati separati per gli intoccabili. Per Gandhi infatti è di vitale importanza che le classi depresse si riconoscano come facenti parte dell’induismo, e non come comunità religiose al di fuori di esso. A questo scopo è disposto a concedere a B. R. Ambedkar, rappresentante degli intoccabili, più seggi di quanti gliene avessero concessi gli inglesi. Dopo sei giorni di digiuno, quando Gandhi rischia di morire, insieme adAmbedkar giunge ad un nuovo accordo (Patto di Yeravda) ed il governo britannico revoca il provvedimento precedente. Nel 1934 Gandhi si ritira dalla vita politica per lui ormai priva di senso, dichiarando che d’ora in poi incentrerà i suoi sforzi più per una riforma spirituale dell’India che per ottenerne l’indipendenza.
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