L’ashram di Phoenix
Nel 1901 Gandhi ritorna con la sua famiglia in India, dove partecipa per la prima volta al Congresso Indiano, da cui ottiene una risoluzione a favore degli indiani del Sudafrica. Nello stesso anno ritorna da solo in Sudafrica, dopo aver girato l’India in treno su carrozze di terza classe, vestito come un semplice pellegrino. Ormai leader degli indiani in Sudafrica, contribuisce a fondare nel 1903 il giornale Indian opinion. L’anno successivo legge con grande interesse i libri sacri dell’induismo, ed un saggio che lo convince ad operare profondi cambiamenti: Fino all’ultimo (Unto This Last) di John Ruskin. Acquista 100 acri (circa 50 ettari) a Phoenix, presso Durban, dove si stamperà il giornale e dove risiederanno la sua famiglia e i suoi collaboratori. Qui, tutti i membri della comunità, compresi i redattori di Indian opinion partecipano ai lavori agricoli e sono retribuiti con lo stesso salario indipendentemente dalla nazionalità o dal colore della pelle. La fattoria di Phoenix è il primo modello di ashram in cui si pratica, in un regime di vita monastico, la povertà volontaria, il lavoro manuale e la preghiera.
Nel 1906 Gandhi fa voto di castità (brahmacharya) per affrancarsi dai piaceri della carne, elevare lo spirito e liberare energie per le attività umanitarie. Gandhi comincia proprio in questo centro di preparazione spirituale la pratica del digiuno e smette di consumare latte. Si taglia da solo i capelli e pulisce le latrine, attività che in India era riservata alla casta degli intoccabili, che Gandhi chiamava harijan, figli di Hari (Dio). Incita anche sua moglie e i suoi amici a fare la stessa cosa.
La prima satyagraha
Lettera di Gandhi a Tolstoj (Johannesburg, 4 aprile 1910).
Quando nel 1905 il Congresso Indiano sfida per la prima volta l’Impero britannico con un boicottaggio di tutte le merci britanniche, proposto da Banerjea Sureundranath, Gandhi vi aderisce. L’anno successivo crea il Corpo Sanitario Indiano per portare assistenza nella guerra contro gli zulu: al suo ritorno dalla guerra il governo del Transvaal vota una nuova legge, di chiaro stampo razzista, che obbliga gli indiani residenti nel Transvaal ad essere schedati. Durante una protesta all’Empire Theatre of Varieties di Johannesburg, l’11 settembre 1906, Gandhi adotta per la prima volta la sua metodologia della satyagraha, una nuova parola coniata a seguito di un concorso su Indian opinion, chiamando i suoi compagni a sfidare la nuova legge e a subire le punizioni previste, senza ricorrere alla violenza.
Il piano viene adottato e porta ad una lotta che dura sette anni. Migliaia di indiani, tra cui Gandhi, e cinesi vengono imprigionati e frustati per aver scioperato, per essersi rifiutati di iscriversi, per aver bruciato la propria carta di registrazione o per aver resistito in maniera non-violenta. Alcuni di essi saranno persino uccisi. Nel 1908, durante la sua prima prigionia, Gandhi legge il libro Disobbedienza civile di Henry David Thoreau e l’anno successivo inizia una corrispondenza con Lev Tolstoj che dura fino alla morte di quest’ultimo (1910).
Le manifestazioni di protesta si intensificano quando il governo del Transvaal rende illegali i matrimoni tra non cristiani. La disobbedienza culmina nel 1913 con lo sciopero e la marcia delle donne indiane. Malgrado il successo della repressione dei manifestanti indiani da parte del governo sudafricano, l’opinione pubblica reagisce con vigore ai metodi estremamente duri applicati contro i pacifici manifestanti. Finalmente il generale Jan Christiaan Smuts viene obbligato a negoziare un compromesso con Gandhi. I matrimoni misti ridiventano legali e la tassa di tre livre (equivalente a sei mesi di salario) imposta agli indiani che vogliono diventare lavoratori liberi, viene abolita: la campagna satyagraha può così essere interrotta.
Lotta per l’indipendenza dell’India (1915-1945)
Il viaggio attraverso l’India
Dopo aver lasciato definitivamente il Sud Africa nel 1914, giunge in Inghilterra al momento dello scoppio della guerra contro la Germania: offre il suo aiuto nel servizio di ambulanza, ma una pleurite mal curata lo costringe a ritornare in India. Vi giunge il 9 gennaio 1915: sbarca nel porto di Mumbai dove viene festeggiato come un eroe nazionale. Il leader del Congresso indiano Gokhale gli suggerisce un anno di “silenzio politico”, nel corso del quale è invitato a viaggiare in treno per conoscere la vera India: Gandhi accetta e decide di percorrere il paese in lungo e in largo, di villaggio in villaggio, per incontrare l’anima indiana e conoscerne i bisogni. Così per tutto il 1915, Gandhi viaggia per conoscere la condizione dei villaggi indiani il cui numero si eleva a 700.000. Nel maggio 1915 fonda un âshram nella periferia di Ahmedabad vicino al fiume Sabarmati, con i membri della comunità di Phoenix ed altri amici. Questa viene chiamata Satyagraha Ashram. Qui alloggiano 25 uomini e donne che hanno fatto il voto di verità, di celibato, d’ahimsa, di povertà e di servire il popolo indiano. Nel 1918 partecipa alla Conferenza di Delhi per il reclutamento di truppe indiane ed appoggia la proposta per aiutare i britannici nello sforzo bellico. Il suo ragionamento, rifiutato da molti, è che se si desidera la cittadinanza, la libertà e la pace nell’Impero, bisogna anche partecipare alla sua difesa.
Champaran e Kheda: Gandhi nel 1918, durante la satyagraha del Champaran e del Kheda.
I primi grandi successi di Gandhi si realizzano negli anni 1917-1918 e si riferiscono all’abolizione dell’immigrazione indiana a termine verso il Sud Africa e alla campagna disatyagraha nel Champaran e nel Kheda. Nel Champaran, un distretto del Bihar, organizza la disobbedienza civile di decine di migliaia di contadini senza terra che sono costretti a coltivare l’indigofera, la pianta da cui si ricava l’indaco, e altri prodotti di esportazione invece di coltivare gli alimenti necessari alla loro sussistenza. Oppressi dai grandi proprietari britannici, ricevono dei magri compensi, che li riducono in condizioni di povertà estrema.
Gandhi crea un’organizzazione di volontari e col loro aiuto inizia una campagna di pulizia dei villaggi, la costruzione di scuole e di ospedali. L’autorità locale tenta di processarlo ed il culmine della crisi viene raggiunto quando Gandhi viene arrestato dalla polizia per «turbamento dell’ordine pubblico», ma l’accusa viene ritirata grazie all’efficacia dell’azione di Gandhi e alla presenza di centinaia di migliaia di manifestanti nei pressi del tribunale. Gandhi raccoglie una grande quantità di dichiarazioni scritte dai mezzadri e cerca, senza successo di dialogare coi proprietari per giungere ad un compromesso. Finalmente l’autorità locale prende atto dell’esistenza del problema ed istituisce una Commissione, alla quale partecipa Gandhi, col compito di indicare una soluzione. La Commissione si pronuncia a favore dei contadini ed ha così fine il sistema vessatorio dei contadini del Champaran. Quasi contemporaneamente, Gandhi apprende che i contadini del Kheda non ce la fanno a pagare le imposte a causa di una grave carestia. Gandhi organizza i contadini, li istruisce sul satyagraha e promuove il loro sciopero che dura fino a quando si giunge ad un accordo, dopo 21 giorni. Questo, seppure non del tutto soddisfacente per Gandhi, dà una grande risonanza al satyagraha che prende così “piede fermamente sul suolo del Gujarat”segnando il risveglio della coscienza politica indiana. È da questo momento che Gandhi viene battezzato dal popolo Bapu (padre) e la celebrità di Gandhi si estende a tutta l’India.
-continua 3