In dialetto bresciano fino a un po’ di anni fa, le suocere erano chiamate “madóne”. Ora che ufficialmente sto diventando suocera, mi ha incuriosito il significato di questo termine e tramite un amico esperto e appassionato di etimologia, il sign Luciano Savoldi, ho soddisfatto le mie perplessità. In latino mea domina significa mia padrona, da cui discende il termine donna, diverso da femmina, perchè usato in passato per una femmina importante, una padrona, una nobile. Maria, la Madre di Gesù, solo dopo secoli venne chiamata Madonna, col significato appunto di mea domina, Nostra Signora. In spagnolo si usa dire “dona” prima del nome e oggi più raramente ancora nel sud Italia. In francese: “madame- mia dama”, esteso a tutte le donne, considerandole signore. Nella nostra società patriarcale povera ed agricola di una volta, nella gerarchia della famiglia la suocera era la donna più importante e rispettata. Definirla madona perciò significava attribuirle un ruolo di padrona, della quale era opportuno, se non obbligatorio, ascoltare il parere e ubbidire su decisioni più o meno importanti della vita quotidiana familiare e personale. Era detta anche la “risidura”, perché era a lei che ogni componente della famiglia consegnava lo stipendio perchè amministrasse il bilancio familiare. Per rimarcare il rispetto che era dovuto alla suocera, la nuora ( la spuza) si rivolgeva a lei dandole del “voi”, anche quando ormai neppure tra marito e moglie c’era più questa usanza. Molte nuore, più dei generi, non gradivano questo ruolo attribuito alla suocera, da qui il proverbio:”Le madone le sta bé tacade ai mür” ( le suocere stanno bene attaccate ai muri, mute e innocue). La suocera era definita una donna bisbetica che voleva comandare, e in molti casi lo era davvero! La povera nuora infatti che sposandosi andava a vivere “in casa” era sottomessa a lei, spesso criticata e denigrata se non ritenuta capace di svolgere i lavori domestici alla maniera della suocera. Il figlio-marito cercava di districarsi in questa difficile situazione lasciandole a sbrigarsela tra loro, con la scusa che erano cose da donne, in bilico fra due amori diversi ma ugualmente forti. Anche alla nascita di bambini, la nuora doveva seguire tradizioni antiche e in certi casi assurde, come per esempio fasciare come mummie i neonati, per farli crescere con le ossa belle dritte…Gli sposini non avevano momenti di intimità, se non in camera da letto, ma sembrava che anche i muri avessero orecchie e occhi!
Negli anni, per fortuna, suocere e nuore raramente convivono, ed è un grande vantaggio per le coppie novelle. Nel bene e nel male, è giusto che costruiscano la loro vita e la loro famiglia come meglio credono. Molte suocere hanno capito che non tutto ciò che fanno le nuore, solo perché diverso da come era ai loro tempi, è sbagliato o da criticare. Il vivere ognuno per conto proprio ha migliorato i rapporti nuora-suocera, anzi, in molti casi aiuta a costruire un legame di stima e affetto reciproci! Suocere e nuore soprattutto devono capire che non ha senso mettersi in competizione, che il figlio-marito può amarle entrambe senza innescare gelosie inutili e dannose.
Una toccante poesia del poeta Gibran esprime il concetto in modo inequivocabile:”I vostri figli non sono figli vostri…Voi siete gli archi dai quali i figli come frecce vive sono scoccati…”
Auguri di tanta felicità ai miei figli e alle mie nuore! In particolare a Diego e Alia che si sono uniti in matrimonio il 3 giugno
Olfi Ornella