Articolo sullo sport e benessere psicofisico a cura di Roberta Cappelluti, laureata in Psicologia dinamico-clinica dell’infanzia, dell’adolescenza e della famiglia, lavora presso il Ministero della Salute e scuole calcio di Elite della Regione Lazio.
E’ cosa nota che lo sport produca una lunga serie di effetti benefici, sia mentali che fisici, sull’individuo. Mentre i vantaggi fisici, connessi all’attività sportiva, sono ormai oggetto di studio da diverso tempo, solo in epoca più recente si sono approfonditi i benefici psicologici.
Lo sport, sia individuale che di squadra, incide in maniera fondamentale nella formazione della personalità dell’individuo; vi è un rapporto direttamente proporzionale tra l’aumento dell’autostima e l’attività sportiva. Il Mathatma Gandhi con grande senso pratico affermò che per calcolare il livello di autostima, bisognasse dividere i nostri successi per le aspirazioni.
Se il risultato di questa operazione matematica, totalmente soggettiva, è uno o più, significa che i nostri traguardi eguagliano o superano le nostre ambizioni e l’autostima è positiva, al contrario, se i nostri desideri sono più numerosi dei risultati, l’autostima è negativa.
Lo stesso quindi si può osservare nella sfera sportiva; la soddisfazione vissuta nel dedicarsi ad un’attività fisica, che sia anche amatoriale, raggiungendo successi, migliora l’autostima ma non solo, aiuta a conoscere meglio sé stessi, a conoscere direttamente i propri limiti, a sviluppare autodisciplina e senso di autonomia, con un relativo aumento della gratificazione personale.
Inoltre, ci sono aspetti e variabili specifiche che giocano un ruolo importante nello svolgimento della pratica sportiva e, di conseguenza, nella conoscenza del funzionamento cognitivo ed emotivo di una determinata persona.
Nello specifico si parla di:
- Motivazione. Riguarda l’insieme delle esperienze soggettive che influenzano l’inizio, la direzione, la persistenza e l’intensità di un comportamento diretto al perseguimento di un obiettivo. Essa può spiegare la scelta di intraprendere o meno un’attività sportiva in funzione anche del fine per la quale si pratica e se soprattutto la motivazione è intrinseca od estrinseca.
- Strategie di coping. Si riferiscono all’insieme dei tentativi comportamentali e cognitivi messi in atto da un individuo per far fronte ad una particolare condizione percepita come stressante o problematica.
- Senso di efficacia personale percepita (autoefficacia). Si riferisce alla convinzione che l’individuo ha di essere capace di gestire situazioni, attività o aspetti del proprio funzionamento psicologico e sociale; è una delle principali forze che stimolano la formazione delle intenzioni ad effettuare esercizio fisico e a mantenere l’attività nel tempo.
- Locus of control. Indica la percezione da parte dell’individuo di riuscire o meno a controllare in modo significativo il proprio sviluppo e la propria realtà sociale. Le persone tendono ad attribuire i successi e i fallimenti a cause interne od esterne, che portano a mettere in atto atteggiamenti o comportamenti più o meno funzionali al benessere dell’individuo.
- Percezione di sé. Intesa come la costruzione dell’immagine che ognuno ha di se, su come il passato e il futuro abbiano un ruolo, sull’importanza dell’altro nella creazione di quest’immagine.
Questi aspetti se ben sviluppati, sono carburante per una personalità equilibrata e per il raggiungimento e mantenimento dell’autostima. Allo stesso modo l’autostima e, di conseguenza, una sana personalità rendono queste variabili funzionali per l’individuo. Per questo mente e corpo coincidono; fare sport aiuta a migliorare l’autostima, l’autostima è sinonimo di personalità sana, una personalità sana non può prescindere dall’attività sportiva.
D’altronde i latini già lo sapevano, “mens sana in corpore sano” (Giovenale, Satire, X, 356).
Roberta Cappelluti
Psicologa dello Sport