Ho appena aperto gli occhi e il pensiero è già andato a una serie di impegni e fatiche del lunedì. Accidenti, ma sono solo le 8 di domenica mattina! Non ce n’è, sabato e domenica non sono uguali, e il vero weekend va da venerdì sera a sabato sera. Domenica è un giorno di transizione, ha un po’ di leggerezza festiva e un po’ di pesantezza feriale, mescolate in dosi ogni volta diverse, che danno vita alle diverse alchimie domenicali.
Il sabato è più affidabile: il tempo che ho davanti mi fa rilassare, e anche se gli umori possono cambiare da un sabato all’altro, resta la sensazione di tempo davanti a me. Tempo da vivere con calma, con maggiore libertà, con ritmi congeniali.
La domenica no. Il tempo restringe gli orizzonti di libertà, e le cose da fare sono troppe: quelle che proprio si devono fare (faccende di casa, carte impilate sul tavolo da sistemare), quelle che sono utili ma anche piacevoli da fare (il pane, la torta per la colazione), quelle interessanti e piacevoli (letture, studio, blog), e poi gli amici…
Passano le ore e il lunedì mattina si avvicina. Alla faccia del qui e ora.
Che poi a me lavorare piace. Il lunedì, superato lo scoglio della sveglia e del rintontimento iniziale, una volta uscita nell’aria fresca del mattino sono pure contenta, in genere. Quindi sono davvero curiosi i vissuti domenicali: l’inquietudine, la tensione a non sciupare la giornata, a non buttarla via in malo modo, la malinconia che giunge la sera, la fatica all’idea di ricominciare la settimana. Il sabato è prodigo, ha lo spirito della cicala: posso godere di quel che c’è, posso anche perdere un po’ di tempo, prendermela comoda… Tanto c’è domani.
La domenica, invece, ha lo spirito della formica: bisogna darsi da fare, perché poi non ci sarà più tempo fino al weekend successivo. Sempre alla faccia del qui e ora. Allora mi fermo. Non faccio nulla per un po’, lascio decantare, aspetto che le acque torbide dell’umore si schiariscano lasciando andare sul fondo ciò che disturba.
Ecco, mi viene in mente che il venerdì sera è un po’ come la giovinezza, tesa a ciò che deve venire; il sabato un po’ come l’età adulta, la domenica un po’ come la vecchiaia…
Così forse è il senso del tempo a scandire gli umori: tempo atteso, tempo vissuto e da vivere, tempo che finisce. Mi sa che la malinconia della domenica sera ha più a che fare con questo che col lunedì.
Framcy