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L’INTRODUZIONE DELL’ALFABETIZZAZIONE EMOTIVA A SCUOLA

Si parla da giorni di questo tema, ma di cosa si tratta nello specifico? Anche il Ministro Valditara ci ha messo la faccia ma vediamo che cos’è.
L’alfabetizzazione emotiva è un’abilità sociale di fondamentale importanza in quanto rappresenta uno degli strumenti di base per una comunicazione efficace e gratificante. L’empatia è una materia obbligatoria dal 1993 in Danimarca e viene insegnata un’ora a settimana nella “Klassen tid” agli studenti e studentesse dai 6 ai 16 anni. Secondo l’idea dell’allora ministro, e da me condivisa, l’empatia aiuta a costruire relazioni, a venire incontro ai bisogni dei compagni e soprattutto a prevenire il fenomeno del bullismo e cyberbullismo.

Cosa accade in Danimarca? Durante la Klassens tid, gli studenti e le studentesse parlano dei loro problemi, esprimono, i loro sentimenti legati alla scuola o meno, e tutta la classe, insieme all’insegnante, cerca di trovare una soluzione sulla base di un ascolto e una comprensione reali.
Un modo essenziale per imparare ad ascoltare l’altro, assumento i punti di vista diversi dal proprio. Se non ci sono problemi da discutere, i bambini e le bambine stanno semplicemente insieme per rilassarsi e fare “hygge”, una parola intraducibile letteralmente in italiano, ma che significa portare luce, calore e amicizia, creare un’atmosfera condivisa, accogliente e intima.

Andare a scuola ed imparare empatia dà grande soddisfazione e gioia ai bambini /bambine e ragazzi/ragazze danesi. Io ed il mio team vogliamo apportare questa innovazione anche nel territorio romano, ma con delle differenze studiate appositamente per i bambini/e e ragazzi/e italiani/e e soprattutto con una grande novità: preparare un protocollo anche per il mondo del calcio avvicinando quindi lo sport ancor di più alla gestione delle emozioni.
Sviluppando le relazioni e la capacità di entrare in sintonia con gli altri si può condurre una vita migliore e più felice, si acquisisce la capacità di problem solving e in futuro più possibilità di un lavoro soddisfacente e di qualità.
Roberta Cappelluti
Psicologa dello Sport

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